Famiglia

Ubi Banca, armisenza segreti

credito Obiettivo trasparenza

di Redazione

Chiarezza e trasparenza: non sono i tratti tipici di una banca, soprattutto quando si parla di policy degli armamenti. Ma è la linea scelta dal Gruppo Ubi Banca, che ha pubblicato la sua prima Relazione sull’operatività nel settore (relativa al 2007) e mostra di aver preso più che seriamente le indicazioni della legge 185/1990 sull’export di armi.
Il Gruppo Ubi Banca nasce da due realtà che rispetto a questo tema avevano adottato politiche opposte: nell’ex Gruppo Bnl non vi erano limitazioni nell’assistenza finanziaria ai commercianti d’armi, mentre nell’ex Gruppo Bpu non era ammesso alcun tipo di operazione di commercio internazionale. La mediazione è arrivata a settembre 2007, con l’approvazione di un documento di politica che ha tenuto conto di diversi fattori: la necessità di garantire assistenza a quei presidi militari che in Italia e nel mondo garantiscono la difesa della pace e della democrazia; la presenza di una clientela molto rappresentativa nel settore armiero (una delle banche del gruppo è il Banco di Brescia, un distretto produttivo fortissimo per l’economia italiana); la necessità, altrettanto stringente, di difendere la reputazione del Gruppo dal coinvolgimento in compravendite d’armi particolarmente discusse e disumane (dalle armi nucleari fino a razzi e siluri).
Il risultato di queste premesse è stata l’adozione di una politica di selezione della clientela ancora più stringente di quella adottata dal governo italiano per le autorizzazioni della legge 185: il Gruppo ha fornito assistenza alle sole imprese residenti in Paesi Ue o Nato e per partite di armamenti che non avessero un elevato impatto offensivo. Ma soprattutto ha stilato un elenco di 102 Paesi esteri off limit, diversi dei quali, pur essendo molto discussi per instabilità, povertà, aggressività o violazione dei diritti umani, sono normalmente ammessi dal Mae: Malesia, Cina, Russia, Singapore, Sri Lanka, Sudafrica.
E pur essendo stata adottata a fine anno (ciò ha impedito di dettagliare le operazioni che restano fuori dal “cappello” della 185/1990, come le transazioni relative ad armi leggere, ma il report è già in programma per il 2008), la Relazione è ancora più specifica dell’allegato nazionale sulle banche redatto annualmente dal ministero del Tesoro: dice quali banche del gruppo hanno prestato assistenza finanziaria al settore armamenti (Banco di Brescia al 93,9%; Banco di San Giorgio al 6,1%) e per quali tipi di prodotti (oltre il 90% delle operazioni per aeromobili armati e non armati della Agusta, della Alenia Aermacchi e della Piaggio Aero Industries). Infine, il report Ubi spiega le autorizzazioni negate, nel 2007 ad Albania e Giordania, e illustra i Paesi destinatari: tra autorizzazioni e transazioni in essere, al top ci sono Belgio, Emirati Arabi, Australia.
Relazione sul sito www.ubibanca.it


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