Non profit

Tv: Il decalogo delle Acli per promuovere la qualit

La proposta: coinvolgere le asssociazioni nell'ideazione dei format

di Redazione

Coinvolgere le associazioni, le ong, e i sindacati per co-produrre format televisivi, uno all’anno, da inserire all’interno dei palinsesti delle reti tv in chiaro, da mandare in onda in prime time: e’ uno dei punti contenuti nel ‘decalogo per una programmazione di qualita”, avanzato dalle Acli (associazioni cristiane lavoratori italiani). Il decalogo e’ contenuto nella postfazione del libro ‘Speciale tv. La missione sociale della televisione’ curato dal giornalista Rai Piero Damosso, che raccoglie le considerazioni e le proposte di 20 protagonisti dell’associazionismo italiano, dei segretari di Cgil, Cisl e Uil, Epifani, Pezzotta e Angeletti, ai leader di Legambiente ed Arci, fino a Luisa Santolini, presidente del Forum delle Associazioni Familiari, e Guido Boldrin, direttore generale della Compagnia delle Opere. Il decalogo include proposte come quella di creare e mettere in rete una ‘banca delle storie e delle esperienze’ accessibile ai giornalisti, in modo da facilitare l’individuazione di storie personali e di realta’ che valga la pena di raccontare. E poi: una ‘rubrica di opinion makers’, ossia un elenco di esperti a sostegno del lavoro degli operatori dell’informazione; una ‘patente per le emittenti’, una sorta di accreditamento per tutte le reti, pubbliche e private, sulla base della loro corrispondenza a precisi requisiti di responsabilita’. Tra le altre proposte, l’istituzione di una ‘trash tax’ contro l”inquinamento’ televisivo operato da immagini violente e diseducative, e un’azione forte di coinvolgimento di ‘aziende responsabili per una tv responsabile’, con l’obiettivo di creare una rete di aziende disposte a investire su programmi di qualita’. Sul versante della ‘missione sociale’ della tv, le Acli avanzano l’idea di una ‘responsabilita’ sociale dell’impresa televisiva’, sul modello di quanto accade ormai diffusamente nelle aziende che operano in altri settori. In questo senso, uno strumento auspicabile potrebbe essere lo sviluppo del sistema del ‘Qualitel’, complementare all’Auditel, per misurare il successo qualitativo dei programmi. Le Acli chiedono infine il divieto di qualsiasi forma di pubblicita’ per i minori di 12 anni e la necessita’ di investire maggiori risorse sulla ‘Tv dei ragazzi’, che ha visto ridurre progressivamente i propri spazi

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