Volontariato

Tutto sull’assegno di povertà Chi lo avrà e fino a quando

Parte in via sperimentale il sostegno agli italiani che vivono sotto la soglia minima. Saranno i Comuni ad attuare gli interventi d’aiuto

di Redazione

Gazzetta ufficiale: lo Stato si schiera dalla parte dei più deboli per combattere l?emarginazione che accompagna la povertà. Parte, in via sperimentale, nelle zone a particolare rischio, il reddito minimo di inserimento introdotto con il decreto legislativo n.237 del 18 giugno, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 20 luglio ?98, serie generale n.167. Durerà due anni la sperimentazione del reddito minimo di inserimento, la misura messa a punto dal Governo per contrastare la povertà e l?esclusione sociale ?attraverso il sostegno delle condizioni economiche e sociali delle persone esposte al rischio della marginalità sociale e impossibilitate a provvedere per cause psichiche, fisiche e sociali al mantenimento proprio e dei figli?. Sostegno che consisterà in aiuti in denaro integrativi del reddito e ?interventi volti a perseguire l?integrazione sociale e l?autonomia economica dei soggetti e delle famiglie destinatarie, attraverso programmi personalizzati?. La sperimentazione non potrà durare più di due anni dalla data di effettivo avvio e si concluderà, comunque, entro il 31 dicembre 2000. Ad attuare gli interventi saranno i comuni, cui spetterà il compito di definire le modalità di presentazione della domanda (a cui si dovrà rispondere entro 60 giorni), di verificare la rispondenza del progetto ai requisiti richiesti, di controllare l?attuazione dell?intervento, di riferire al ministro per la Solidarietà sociale sui costi dei singoli programmi. Nel caso di persone impossibilitate a presentare domanda, saranno i servizi sociali – anche su iniziativa di enti e organizzazioni di volontariato – a istruire d?ufficio la richiesta di intervento. Entro il 20 agosto, saranno individuati i comuni, singoli o associati, nei quali si svolgerà la sperimentazione, tenendo conto dei livelli di povertà, della presenza o meno di adeguate forme di assistenza, di un?equa distribuzione sul territorio per garantire un?effettiva rappresentatività del Paese. Possono usufruire del reddito minimo di inserimento (concesso per un anno, rinnovabile) le persone prive di reddito o con entrate che non superino le 500.000 lire mensili (somma che rappresenta la soglia di povertà per chi vive da solo), italiane e straniere (gli extracomunitari devono dimostrare di risiedere nel comune sede di sperimentazione da almeno 3 anni). Priorità verrà data a chi ha figli a carico minori o con handicap. Chi è in buono stato di salute deve dare la disponibilità a seguire corsi di formazione professionale e a svolgere un lavoro. Nel caso di situazioni familiari problematiche, il comune può decidere di erogare l?aiuto economico alla persona – anche diversa da quella che ha fatto domanda – che, all?interno di quel nucleo, garantisca ?l?effettivo utilizzo della prestazione a beneficio di tutta la famiglia?. Particolarmente seguiti i bambini, per i quali ci si assicurerà prima di tutto l?assolvimento dell?obbligo scolastico e una seria formazione professionale. La commissione di indagine sulla povertà e sull?emarginazione, istituita presso la Presidenza del Consiglio, esaminerà l?attuazione della sperimentazione. Tramite gara sarà individuato l?ente più idoneo cui affidare l?incarico di valutare la sperimentazione.


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