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Tutto quello che il Decreto Coronavirus non può dire

Possiamo leggere i divieti nell'ottima di una psicologia positiva: possiamo affermare che questi strani giorni possono diventare giorni buoni. Senza avere contatti con la pelle, agli uomini che si incontrano restano di improvviso due organi importanti a disposizione: gli occhi e il cuore

di Angelo Moretti

Come cantava Battiato già alcuni decenni fa viviamo strani giorni. Nessuno di noi, allo scoccare della mezzanotte del primo gennaio 2020 – mentre brindavamo e ci abbracciavamo per la gioia del nuovo anno che si avviava – poteva mai immaginare che da lì a pochi mesi sarebbe arrivato un decreto che ci proibiva di abbracciarci e di baciarci, di stare gomito a gomito a tavola, di andare in un bar affollato la sera con i nostri amici.

Eppure è successo, come in un film di fantascienza di serie B, sono arrivate prescrizioni pubbliche che ci proiettano in una vita da marziani, alieni tra di noi: il pericolo corre sulla pelle dell’altro, dobbiamo starne lontani, ad una distanza di sicurezza, come il sesso è ritenuto pericoloso, e quindi vietato, in un mediocre film futurista degli anni ’90, Demolition man.

Con la lente di una psicologia positiva possiamo dire, però, che questi strani giorni possono diventare giorni buoni. Senza avere contatti con la pelle, agli uomini che si incontrano restano di improvviso due organi importanti a disposizione: gli occhi e il cuore.

Il Decreto non lo dice, ma la prescrizione ci invita a guardare, a fissare l’altro nella nostra memoria solo con lo sguardo, a sorridergli di gusto per dimostrare che l’incontro è avvenuto, anche se le mani non si incrociano, e ci costringe a connetterci con la comprensione del cuore alle tante lezioni che questo Virus sta dando all’umanità. Il Decreto non può dirlo, ma potrebbe essere letto così.

DPCM 4 marzo 2020

(…) “b) sono sospese le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro di cui all’allegato 1, lettera d)”.

In queste sere incontratevi in casa, raccontatevi le paure che avete e i sogni che vorreste realizzare. I genitori aprano con i propri figli un album fotografico e raccontatino cosa accadeva in questi giorni di dieci, venti, trenta anni fa.

Non potete toccarvi: guardatevi negli occhi, chiedetevi come state, chiedetevi cosa vi aspettate dagli altri e cosa vorreste essere o fare per gli altri. Proponete un film che vi appassiona, criticatelo, affrontatelo, fate un calendario di cose da vedere che vi portino fuori da ciò che avete già visto su YouTube. Prendete un vecchio “Monopoli” impolverato e distribuite le proprietà pensando a chi non ha nessuna proprietà ma ha la fortuna di avere una relazione da difendere. In queste sere guardate il tramonto insieme dalla finestra o dal balcone, la notte prendete un'app delle mappe stellari e fissate lo sguardo all’insù. Ci sarà uno spettacolo a metri e metri di distanza che vi riempirà l’anima.

(…) “d) limitatamente al periodo intercorrente dal giorno successivo a quello di efficacia del presente decreto e fino al 15 marzo 2020, sono sospesi i servizi educativi per l’infanzia di cui all’articolo 2 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65, e le attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado, nonché la frequenza delle attività scolastiche e di formazione superiore, comprese le Università e le Istituzioni di Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica, di corsi professionali, master e università per anziani, ferma in ogni caso la possibilità di svolgimento di attività formative a distanza; sono esclusi dalla sospensione i corsi post universitari connessi con l’esercizio di professioni sanitarie, ivi inclusi quelli per i medici in formazione specialistica, i corsi di formazione specifica in medicina generale, le attività dei tirocinanti delle professioni sanitarie, nonché le attività delle scuole dei ministeri dell’interno e della difesa”. Lasciate stare per un po’ le scuole e le università, gli esami e i corsi.

Prendete un romanzo che non avete mai letto, leggetelo ad alta voce in casa, recitatelo per i vostri fratelli più piccoli.

La mattina andate in un parco ancora con quel romanzo in mano e continuate a leggere, cercate quei personaggi nella vostra città, telefonate ai vostri nonni e chiedete se conoscono o hanno conosciuto persone che hanno quel tipo di carattere o di storie. Passeggiate liberi per le città, in questi giorni ci saranno meno auto perché c’è meno lavoro, osservate in città ciò che negli altri giorni non vi era mai saltato agli occhi. Gli insegnanti vi diano la loro email oltre al loro contatto Skype e parlate con loro la mattina di ciò che avete visto, di ciò che avete scoperto, di ciò che vorreste cambiare. Fatevi raccontare dai vostri docenti cosa facevano loro alla vostra età in quei luoghi, scambiatevi foto d’epoca e fate progetti per la vostra città. Tutto il sapere che avete accumulato in questi anni utilizzatelo in questi giorni di epidemia per immaginare cosa fare per migliorare la vostra città quando il virus sarà sconfitto.

I docenti di teatro, gli istruttori di sport, i musicisti, i poeti, aiutino i giovani a vivere questi giorni trascorrendo il tempo mattutino all’aria aperta impegnati nella pratica di un’arte.

Cercate i vostri amici bussando al citofono, il virus chiede un metro di distanza: ad un metro di distanza si possono fare, scrivere e dire tante cose importanti insieme.

Ad un metro di distanza e senza un telefono tra di noi i nostri occhi possono tornare ad impossessarsi del mondo.

"(…) g) i dirigenti scolastici attivano, per tutta la durata della sospensione delle attività didattiche nelle scuole, modalità di didattica a distanza avuto anche riguardo alle specifiche esigenze degli studenti con disabilità;

h) nelle Università e nelle Istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica, per tutta la durata della sospensione, le attività didattiche o curriculari possono essere svolte, ove possibile, con modalità a distanza, individuate dalle medesime Università e Istituzioni, avuto particolare riguardo alle specifiche esigenze degli studenti con disabilità; le Università e le Istituzioni, successivamente al ripristino dell’ordinaria funzionalità, assicurano, laddove ritenuto necessario ed in ogni caso individuandone le relative modalità, il recupero delle attività formative nonché di quelle curriculari ovvero di ogni altra prova o verifica, anche intermedia, che risultino funzionali al completamento del percorso didattico”.

In questi giorni, mentre una parte consistente del mondo è intenta ad affrontare la più grande emergenza sanitaria dall’inizio del XXI secolo con pericolo di vita soprattutto per anziani e persone ammalate, ci sono famiglie e persone migranti, in fuga dalla guerra in Siria, dalle dittature, dai disastri ambientali e dalle povertà, che stanno provando a sopravvivere al freddo, al gelo, alle torture, ai respingimenti della polizia nel confine tra Turchia e Grecia.

Ci sono squadre di fascisti che la notte girano con il fucile in spalla per braccare i migranti e consegnarli alla polizia turca e corpi di polizia greca, quindi Europei, impegnati a respingere i migranti verso la Turchia.

Sappiate che ad Idlib, in Siria, sono stati bombardati scuole e ospedali, nessuno conosce esattamente il conto dei morti e quanti bimbi sono ancora sotto quelle macerie. Connettiamoci a distanza con questi dolori, in questo periodo in cui le lezioni si interrompono nell’incontro quotidiano, invitiamo tutti gli italiani e le italiane a connettersi a distanza, creare dei ponti immaginifici, mettersi nei panni dei profughi. Negli ultimi anni le nuove ultradestre hanno terrorizzato il mondo facendo credere a milioni di persone che accogliere con amore e intelligenza le persone migranti fosse un pericolo per la razza e per l’economia mondiale: ora che un piccolo virus con un diametro tra i 20 ed i 300 nanometri ha messo in ginocchio in un colpo solo l’economia italiana, torniamo ad essere più umani e più accoglienti, guardiamo con amore alla Libia, alla Siria, ai nostri fratelli africani ed asiatici e chiediamoci che cosa possiamo davvero fare per loro.

In questi giorni in cui l’epidemia ci sta facendo riscoprire la straordinaria importanza del nostro Stato sociale, riscopriamo che la vera difesa dell’Italia passa per una nuova cultura dello Stato nazionale, per una rinnovata coesione sociale, ma anche per una rinnovata lungimiranza politica.

Gli studenti si connettano con il mondo che viviamo oggi e dicano da che parte intendono stare rispetto ai suoi dolori.

Il Covid-19 ci paralizza in casa perché può ammazzare i nostri anziani e i nostri ammalati con la polmonite che comporta, potrebbe richiedere più posti negli ospedali di quanti ne abbiamo a disposizione.

Ma anche l’indifferenza sta uccidendo ogni ora centinaia di bambini ai confini con la nostra Europa, perché nessuno si fa posto per loro facendo posto. Connettiamoci.

Il decreto del 6 marzo potrebbe infine avere una disposizione transitoria e di attuazione, che potrebbe recitare più o meno così:

Care cittadine e cari cittadini nel mentre si seguono i percorsi giovanili, mentre come adulti ci ritroviamo a prenderci ancora più carico della crescita dei nostri figli, in questi giorni in cui ci scopriamo “villaggio” per le persone anziane e ammalate, sappiate scegliere con ancora più cura i vostri acquisti quotidiani. La nostra fragile economia si regge sulla responsabilità, proprio come il contenimento del Virus. In questi giorni “votare con il portafoglio” scegliere di essere dalla parte del lavoro onesto e delle imprese che generano coesione sociale nei territori è un antivirus importante per tenere alto l’umore di tutte le zone, agite in tal senso.

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