Sostenibilità

Tutto cominciò in uno sgabuzzino… Quarant’anni nel segno dell’indipendenza

Editoriale/ 40 anni pieni di Vita: la storia, le sfide future. Di Fulco Pratesi, presidente WWF Italia

di Redazione

I miei amici ed io, quando temerariamente nel 1966 demmo vita alla sezione italiana del WWF (un?associazione nata cinque anni prima in Svizzera), mai avremmo pensato di poter sopravvivere fino ad arrivare ai quarant?anni. Dallo sgabuzzino del mio studio di architetto in cui avevamo collocato Arturo Osio, il nostro primo segretario generale, all?attuale sede di via Po, il cammino è stato lungo e faticoso. Con qualche successo e molte sconfitte. Sconfitte che però ci hanno aiutato a crescere, indipendenti dalla politica e da sponsorizzazioni occulte o ambigue, senza vincoli di sorta e condizionamenti da parte di finanziatori: una situazione senza dubbio difficile ma che ci ha consentito di mantenere intatta la nostra indipendenza e la nostra credibilità attraverso i decenni. I successi, almeno quelli che reputo maggiori, sono stati diversi e tutti scaturiti da atti di assoluta incoscienza. I primi sono stati, negli anni 60, la presa in affitto del Lago di Burano in Maremma – disponendo solo di pochi soci e pochissimi soldi – e, dal 1970 in poi, la riuscita campagna in difesa del lupo, un animale che dagli sparuti 100 esemplari di allora oggi ha riconquistato areali e consistenza numerica, arrivando ad una popolazione di oltre 500 individui. Nel 1979, antenata di tutte le campagne di golette e velieri, organizzammo, con la Marina Militare, una grande iniziativa in difesa del mare che portò la nave scuola Amerigo Vespucci in tutti i maggiori porti del Mediterraneo con un messaggio ecologico. Negli anni 80 un altro grande successo, derivato anch?esso dalla irresponsabile decisione di gettare il cuore oltre l?ostacolo, fu l?acquisto, avendo in cassa solo 100 milioni di lire, della foresta di Monte Arcosu in Sardegna, rifugio degli ultimi cervi sardi, al costo di circa un miliardo di lire. La campagna raccolta fondi ebbe un inaspettato successo e oggi quei 3.600 ettari (che costituiscono la più grande delle nostre 130 Oasi create negli anni) sono tutelati e i cervi, da 50 che erano, sono diventati mille. Nella partita degli insuccessi porrei al primo posto la grande delusione patita nel 1990 quando un referendum contro la caccia e i pesticidi, che ci era costato un miliardo e mezzo di lire e coinvolto tutta l?associazione per raccogliere le firme e convincere gli elettori a votare, non ebbe successo perché, nonostante 18 milioni di persone avessero votato a favore, per la defezione degli elettori soprattutto nel Sud e nei piccoli paesi ove la pressione dei cacciatori era determinante, non si raggiunse il quorum. Un?altra sconfitta, spero non definitiva, è quella di non essere riusciti, nonostante l?impegno, l?attivismo, il coinvolgimento delle popolazioni locali, a far istituire il Parco nazionale del Gennargentu in Sardegna. L?opposizione violenta di cacciatori e di gruppi che si oppongono al controllo del territorio – che avrebbe messo a rischio le loro attività illegali – ha finora impedito, condizionando i sindaci, che in quei meravigliosi luoghi la natura possa essere tutelata e valorizzata non solo a vantaggio del turismo. E nel frattempo il degrado avanza: scomparsi gli avvoltoi, la foca monaca e i cervi, profanata Cala di Luna, un turismo incontrollato viola i luoghi più delicati. Però nel complesso possiamo dirci soddisfatti del percorso avviato nel 1966 da un manipolo di incoscienti naturalisti privi di qualsiasi sostegno, finanziamento o contributo, armati solo da un grande amore per l?ambiente: allora come sempre, in pericolo. Il nostro sogno? Facile, lo diciamo nel nostro nuovo spot: un mondo dove l?uomo abbia imparato a vivere in armonia con la natura. Un mondo dove non ci sia più bisogno del WWF.


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