Politica

Tutto come prima, anzi un po peggio

Calabria: la denuncia di un operatore. Ad un mese dalla data che prevedeva la chiusura degli istituti non è ancora successo niente, di Mario Nasone

di Redazione

Cosa è successo in Calabria ad un mese dalla data che prevedeva la chiusura degli istituti? La risposta è facile: niente. Nella regione delle mille emergenze sociali, dove sono più i periodi di crisi politica che quelli di effettivo governo, non meraviglia che una legge come la 149 non abbia trovato nessuna applicazione. Eppure da tempo era stato annunciato che era pronto un piano regionale per il superamento degli istituti, piano che sarebbe stato affidato all?università della Calabria ed alla Fondazione episcopale Facite. Ma di questo piano, pare fermo nei meandri della burocrazia regionale, nulla si è visto ancora.

Per questo è facile prevedere che il 2007 sarà l?anno più difficile per quel migliaio di bambini calabresi che saranno costretti a vivere fuori della famiglia. Secondo la legge dovevano lasciare gli istituti per essere accolti in affido, in case- famiglia o meglio ancora per rientrare laddove possibile nel loro nucleo familiare d?origine.

Ma di famiglia, in queste strutture di accoglienza dove oggi si trovano, non c?è nemmeno l?ombra. Eppure, formalmente, di istituti in Calabria non vi è più traccia. È accaduto infatti che diversi di questi centri si sono semplicemente riorganizzati, creando più moduli abitativi nella stessa struttura, spacciandoli per case-famiglia e ottenendo anche le relative autorizzazioni.

La Regione ha sospeso i nuovi accreditamenti, in attesa del Piano sociale regionale, ma non ha proceduto ad una verifica qualitativa e non formale dei servizi residenziali operanti i quali di fatto sono solo istituti camuffati.

Quello che serviva invece e che la legge prevedeva, era l?attivazione di vere comunità a carattere familiare, possibilmente con la presenza di una coppia genitoriale per potere garantire ai minori relazioni educative personalizzate e significative.

Di fatto una buona legge, la 149 appunto, fortemente voluta da associazioni come Agape che si battono da anni per il diritto di ogni minore a vivere in una famiglia, è stata completamente elusa. È evidente la mancanza di volontà politica, sia a livello di governo nazionale, sia di quello regionale, di puntare sulla famiglia come risorsa per i bambini in stato di abbandono.

Nonostante la disponibilità delle famiglie ad aprirsi a questa esperienza (ci sono famiglie che hanno dato la disponibilità e che aspettano da anni di essere convocate da qualcuno) non si trovano interlocutori nei servizi pubblici pronti a prepararle e a valorizzarle.

È mancata in particolare una politica dei servizi orientata al sostegno delle famiglie d?origine che potesse rimuovere le cause economiche e sociali che portano all?allontanamento del minore, che ancora oggi rappresentano la motivazione di almeno il 50% dei ricoveri in strutture, così come gli operatori degli enti locali e delle Asl sono impreparati a gestire questi interventi.

Questo avviene anche perché la Calabria è l?unica Regione che non ha ancora attuato la legge 328 e avviato i Piani di zona all?interno dei quali si potevano garantire i necessari interventi di sostegno alle famiglie in difficoltà, il supporto degli affidamenti familiari e delle adozioni, con particolare attenzione a quelle degli adolescenti o con gravi patologie che sempre più vengono richiesti.

Per questi motivi Agape assieme ad altre associazioni ha chiesto all?assessore alle Politiche sociali, Antonio De Gaetano, di volere con urgenza attivare un tavolo regionale per discutere finalmente il piano di attuazione della legge 149. In particolare si è chiesta l?attivazione di un?anagrafe, periodicamente aggiornata sulla situazione personale e familiare dei minori ricoverati nelle strutture residenziali, indispensabile per consentire il monitoraggio degli interventi e la creazione, con l?aiuto delle associazioni di volontariato, di una mappa regionale di famiglie disponibili all?affido dei minori da preparare e mettere a disposizione dei tribunali per i minorenni e degli enti locali.


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