Mondo

Tutti sulla scia di Obama

Parla Richard Muller, consigliere energetico della Casa Bianca

di Pietro Vernizzi

«Il suo credo? La convenienza economica è la base per lo sviluppo delle energie alternative». Cina e India? «Per coinvolgerle occorre che riducano gli inquinanti, ma solo rispetto al Pil» «Sostenibilità e convenienza economica delle fonti energetiche alternative devono essere considerati sinonimi». È la tesi che sta alla base delle politiche ambientali del presidente Usa, Barack Obama. A sostenerlo è il consigliere della Casa Bianca, Richard Muller (nella foto). Professore di Fisica all’Università della California a Berkeley, presidente della società GreenGov che fornisce consulenze a diversi Paesi nel mondo, autore del libro «Fisica per i presidenti del futuro», Muller nei giorni scorsi è stato protagonista di un dibattito organizzato a Milano sulla conferenza sul clima di Copenhagen. «Per essere sostenibile, l’energia deve generare profitto. E dunque il risparmio è la fonte alternativa del futuro e le risorse risparmiate sono migliori di quelle prodotte in modo pulito. La chiave sta in una maggiore efficienza e in minori sprechi».
Vita: È la direzione in cui si sta muovendo il presidente Usa?
Richard Muller: Obama ha dato una spinta decisiva in questo senso. Ha sostenuto il miglioramento della rete elettrica con grandi vantaggi per il solare e l’eolico. E ha stanziato una grande quantità di finanziamenti per le tecnologie innovative nel campo dell’energia attraverso un programma chiamato ARPA-E (“Advanced research projects agency for energy”).
Vita: La Green Economy di Obama raggiungerà gli obiettivi sperati?
Muller: Gli Usa sono un Paese ricco e molta della nostra energia va sprecata. Ma per fortuna negli States è in corso un drastico sviluppo delle fonti alternative. Abbiamo compiuto grandi passi avanti, soprattutto nel solare. Nel giro di pochi anni le auto consumeranno sempre meno. Stiamo realizzando un migliore isolamento delle case, tetti bianchi (per contrastare il riscaldamento globale riducendo l’assorbimento luminoso, ndr) e impianti per l’aria condizionata più efficienti.
Vita: I pannelli fotovoltaici non rischiano di essere troppo costosi per una famiglia?
Muller: Sì, e dunque per diffondersi hanno bisogno degli investimenti del governo. L’energia solare è la fonte migliore dopo il risparmio e l’efficienza. Nell’ordine poi vengono l’eolico, il nucleare e il carbone pulito. Le fonti peggiori invece sono le onde marine, il geotermico, l’idrogeno e le batterie agli ioni di litio.
Vita: Perché accosta nucleare e risorse pulite?
Muller: L’energia atomica merita nuovi sforzi. Spero che Obama faccia di più per supportarla. Negli Usa purtroppo ci sono forti timori, largamente immotivati, nei confronti delle scorie nucleari.
Vita: Come valuta il governatore della California, Arnold Schwarzenegger?
Muller: Ha preso alcune misure encomiabili. Ha fatto approvare una legge, chiamata “AB32” in base alla quale entro il 2020 il 20% dell’energia dovrà essere rinnovabile. Sta già avendo effetti importanti. Inoltre la California produce elettricità utilizzando soprattutto gas naturale, meno inquinante del carbone.
Vita: Condivide le campagne di Al Gore sui cambiamenti climatici?
Muller: Non sempre. Nel documentario “Una scomoda verità” mostra degli orsi bianchi in equilibrio su una banchina di ghiaccio che va alla deriva, affermando che è una prova del riscaldamento globale. In realtà quel filmato è stato girato durante una tempesta. Inoltre Al Gore ha sempre e solo proposto piccoli interventi. Finché non ci chiederemo come aiutare la Cina e le altre economie emergenti a diminuire le emissioni, non avremo neppure incominciato ad affrontare il problema.
Vita: Come si fa a convincere Cina e India?
Muller: L’importante è che garantiscano una riduzione drastica del rapporto tra anidride carbonica e Pil. Un impegno che comunque permetterebbe alla Cina di continuare a incrementare le emissioni per abitante nei prossimi 20 anni. Puntando su efficienza e risparmio, la sua crescita economica ne trarrebbe vantaggio. Negli anni 70, durante l’embargo Opec sul petrolio, gli Usa ridussero del 4% il consumo di energia in rapporto al Pil, ma quest’ultimo continuò a crescere. È un esempio da ricordare.


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