Ho scritto più volte, in passato, di Mario Balotelli. Nel 2009, ad esempio, nella mia rubrica sul magazine Vita. Mi sorprendo, adesso, a rileggerne un passo, che riporto (perdonatemi l’autocitazione): “… sinceramente non vorrei che i cori razzisti per te adesso fossero un alibi, una buona scusa per comportarti come un rapper perennemente incavolato. Le linguacce, gli atteggiamenti da sbruffone, la fatica ad accettare i consigli di compagni saggi come Zanetti, e la guida paterna di Mourinho, che con te si sta comportando benissimo, non ti fanno onore, non sono il meglio di te. Capisco che la cosa ti può innervosire, o divertire, ma di fatto tu sei un osservato speciale, un simbolo, un esempio. Il tuo talento è fuori discussione, ma il calcio, nella sua parte migliore, è anche scuola di vita e di umanità. In questo momento tu stai riuscendo in un’impresa pessima: stai risvegliando i peggiori istinti delle tifoserie di mezza Italia, da Firenze, a Roma, a Genova. Ti urlano cose immonde, e per di più dicono che non è razzismo. Stupiscili con un sorriso. Ignorali. Fai la cosa giusta: gioca bene, e vai in gol. Sarai il nostro eroe. In fondo, sei solo un giovane campione di calcio”.
Il sorriso è arrivato assieme a due gol strepitosi. Stasera forse si replica, forse no. E paradossalmente Mario Balotelli potrebbe anche tornare indietro nel suo percorso tortuoso verso una maturità ancora tutta da dimostrare. Spero di no, ma non mi stupirei affatto. Perché credo che la sua natura sia questa, complicata e stupida al tempo stesso. E’ un ragazzo con una smisurata autostima, convinto davvero di essere il miglior calciatore del mondo, e specchio perfetto di una generazione venuta su così, in un mondo privo di grandi esempi, e di riferimenti stabili.
Ora la cosa peggiore sta accadendo senza alcun ritegno: tutti sono saliti sul suo carro. Ebbri e senza vergogna, stolidi nell’adulazione sfrenata, immemori degli insulti, delle risate, dei cori, delle banane. Giornalisti che vanno a caccia di aneddoti, di amici d’infanzia, di storie edificanti da raccontare con dovizia di aggettivi zuccherosi. Non mi pare che in molti si siano ricordati di una frase di Balotelli che forse potrebbe banalmente spiegare la sua attuale metamorfosi più di tante chiacchiere bolse.
Ne scrissi nel blog InVisibili di corriere.it, dopo la morte di Morosini: “Ieri hai detto parole belle, che si sentivano sincere, frutto del dolore autentico per la morte di Piermario Morosini. Hai detto: “Era un ragazzo d’oro. E’ un fatto terribile che fa riflettere sulla vita, insegna ad apprezzarla, rispettarla e viverla con cautela e dignità”. Vero, terribilmente vero e giusto. Non mi hai stupito, perché tutti sappiamo come dietro quella facciata da campione ribelle, che ne combina di tutti i colori, c’è sicuramente un ragazzo ancora alla ricerca del senso della vita”.
Ecco, forse è cominciata davvero in quel momento, per Mario, la ricerca del senso della vita. Ma se questo fosse vero – e solo Balo potrebbe ammetterlo, se mai qualcuno glielo chiedesse – a maggior ragione ci vorrebbe silenzio e cautela, dignità e rispetto. Per lui, ma anche per il senso comune. Altrimenti potrebbe risultare meno assurda e grottesca di quel che sembra la battuta di Borghezio: “Balotelli è un padano dalla pelle scura”.
Quello che sta succedendo è un colossale tentativo di rimozione collettiva del senso di colpa nei confronti di tutti i Balotelli d’Italia, ossia dei tanti ragazzi che vivono qui, e sono italiani, ma continuiamo a considerarli neri, stranieri, immigrati, diversi. Improvvisamente – ma solo perché ha segnato due gol decisivi, altrimenti saremmo ancora lì ad insultarlo – Balotelli diventa addirittura la bandiera dei nuovi italiani. Sapremo fra dieci anni che cosa avrà combinato di buono o di cattivo, nella sua vita in copertina, questo giovane campione di calcio. Mi auguro per lui e per noi una sana via di mezzo, un ritorno alla normalità, con alti e bassi, colpi di classe e prestazioni mediocri, senza che questo sia motivo per giudicarlo, per esaltarlo o per condannarlo.
Gli auguro di continuare a sorridere, spero che abbia voglia di coltivare anche i neuroni del cervello, e non solo i muscoli esibiti in posa da wrestling. Se proprio deve diventare un esempio, che lo faccia con moderazione, evitando la pessima amicizia degli adulatori ipocriti.
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