Scuola
Tutti scappano dal sostegno, ma io non lo lascerei mai. Ecco perché
Docenti di sostegno cercasi disperatamente: con il concorso scuola Pnrr, appena partito, l’83% dei posti vacanti nella scuola dell’infanzia e primaria rimarranno comunque scoperti per mancanza di candidati. Ma chi l'insegnante di sostegno ha scelto di farlo, racconta di un lavoro bellissimo perché pone al centro lo studente, rispettando la sua identità e valorizzando le sue attitudini. Le testimonianze di Giuditta Sercecchi e Riccardo Palmieri

Sono iniziate mercoledì 19 febbraio le prove scritte per il secondo concorso scuola Pnrr, che vedono coinvolti i candidati per la scuola dell’infanzia e la primaria. Già certo però è il fatto che l’83% dei posti di sostegno vacanti nella scuola dell’infanzia e primaria rimarranno scoperti per mancanza di candidati, in particolare nelle regioni del Nord Italia. I dati sono quelli forniti dal ministero dell’Istruzione e del Merito e fotografano una situazione preoccupante. Dei 4.413 posti di sostegno disponibili, infatti, ben 3.642 rimarranno comunque scoperti, dopo il concorso: 116 nella scuola dell’infanzia e ben 3.526 nella scuola primaria. Se si considerano anche i 147 posti vacanti nella scuola secondaria, il totale dei posti scoperti sale a 3.789 su 19.032 disponibili (pari al 20%).
In alcune regioni, il numero di domande presentate per il concorso infanzia e primaria è sorprendentemente basso, soprattutto se confrontato con il numero di posti messi a bando. Ad esempio, in Veneto ci sono 46 domande per 675 posti, in Liguria 19 su 215 e in Friuli Venezia Giulia 10 su 77.
Quali possono essere le cause di questi numeri? Certamente è utile riflettere sulle strategie di reclutamento e sugli incentivi per rendere questa professione più attrattiva, ma forse non basta.
La scelta di essere insegnante di sostegno
«La scelta di diventare insegnante di sostegno, soprattutto nelle scuole dell’infanzia e primaria, deve essere guidata dalla consapevolezza che questa figura professionale contribuisce in modo fondamentale a supportare gli studenti con disabilità nel raggiungimento di importanti traguardi di vita», spiega Giuditta Sercecchi, insegnante di sostegno alla primaria di Castelfidardo (AN). Lei ha vinto il concorso nel 2016, portando in aula anche la forte esperienza sulla disabilità maturata in precedenza alla Lega del Filo d’Oro.

Mettere al centro lo studente: un principio fondamentale
Prosegue Sercecchi: «Mettere al centro lo studente è un principio che ripetiamo continuamente nel mondo della scuola, ma spesso è difficile farlo quando si lavora con una classe di tanti bambini. Noi insegnanti di sostegno, invece, abbiamo l’opportunità di mettere davvero in pratica questo concetto. È il bambino, con le sue peculiarità, caratteristiche e abilità, a guidare le scelte dell’insegnante. Nel rapporto uno a uno, infatti, tutti i ruoli prestabiliti, che spesso nell’insegnamento diventano consuetudine, vengono superati».
Valorizzare le abilità di ogni singolo studente: questo dunque il compito del docente di sostegno. Lo sa bene anche Riccardo Palmieri, docente di sostegno in un istituto superiore di Roma. Abilitato nel 1994, Palmieri racconta: «Essere insegnante di sostegno è per me una missione, iniziata come vocazione. Prima di insegnare mi occupavo di antropologia, sociologia e psicologia nell’ambito teatrale, avendo conseguito una laurea in Lettere. L’insegnamento, però, è una vocazione che mi è stata trasmessa da un collega, che quasi 20 anni fa mi consigliò di seguire il corso polivalente biennale, allora necessario per abilitarsi all’insegnamento del sostegno».

Nei suoi 17 anni di esperienza scolastica Palmieri ha accompagnato molti studenti alla maturità. «Ricordo un ragazzo con una disabilità grave che riusciva a comunicare solo tramite la mimica facciale», racconta il docente romano. «Con lui ho progettato una didattica fantasiosa, quasi anarchica, che valorizzava le sue caratteristiche, per esempio la passione per la musica. Così sono riuscito a farlo uscire dalla sua passività, stimolandolo a comunicare attraverso uno strumento a percussione che lui riusciva a suonare, raggiungendo così un traguardo di autonomia che sembrava impensabile». Anche Giovanni, studente con difficoltà motorie e di deglutizione, è stato accompagnato alla maturità scientifica da Palmieri: «Giovanni ama studiare. Per lui sono diventato il braccio e la voce: scrivevo ciò che mi dettava e lo aiutavo anche a verbalizzare quando ne aveva difficoltà. Anzi, dovrei usare i verbi al presente, perché il nostro legame umano è tale che, ancora oggi, lo aiuto a studiare per l’università. Siamo arrivati al diciottesimo esame del corso di Scienze naturali».
Rivedere costantemente la didattica
All’insegnante di sostegno è chiesto di partire dallo studente per progettare la sua didattica. «Noi insegnanti di sostegno», prosegue Sercecchi, «dobbiamo necessariamente integrare il progetto di vita dello studente nella didattica. Cosa c’è di più bello per chi, come me, ha scelto come professione quella di formare le persone del futuro? Capisco che questo può spaventare, perché significa non concentrarsi solo sul programma scolastico, cosa che ogni docente è in grado di fare grazie alla sua formazione, ma impone di porsi delle domande su quali siano davvero le priorità per il proprio studente, che spesso non riguardano le conoscenze dei contenuti ma piuttosto l’acquisizione di abilità. Ovviamente, tutto ciò implica che l’insegnante debba ripensare periodicamente, se non quotidianamente, la sua lezione. L’insegnante di sostegno non può ogni anno ripetere lo stesso programma ma ha il compito di dover trovare ogni giorno un modo diverso per entrare in sintonia con il proprio studente e far emergere i suoi talenti».

Ventidue ore di lezione e due di programmazione: questo è l’impegno contrattuale dell’insegnante di sostegno nella scuola primaria, il cui ruolo è fondamentale per il futuro degli studenti e delle loro famiglie. Come sottolinea Giuditta Sercecchi: «bisogna saper mediare. Il nostro compito è anche quello di tutelare la famiglia dello studente, che ha già dovuto fare i conti con la necessità di rivedere il proprio progetto di vita. Lo facciamo diventando accoglienti, ascoltando il loro racconto e restituendo i traguardi raggiunti dal bambino».
L’insegnante di sostegno non può ripetere lo stesso programma ogni anno, ma deve trovare ogni giorno un modo diverso per entrare in sintonia con il proprio studente e per far emergere i suoi talenti
Giuditta Sercecchi
Il riconoscimento dei successi degli studenti con disabilità
Se uno studente prende un bel dieci, è normale che ci si congratuli con lui. La stessa cosa, invece, non è scontata per uno studente con disabilità. Come spiega la docente: «Tendiamo a pensare che ci sia stata una facilitazione di qualche tipo. In realtà, se c’è sintonia tra insegnante, famiglia e corpo docente, e se si è condiviso il percorso fatto dallo studente, si riesce a considerare davvero importante il raggiungimento dello specifico obiettivo». E prosegue: «se gli obiettivi che lo studente con disabilità deve raggiungere sono frutto di un confronto continuo tra insegnante, famiglia e docenti di materia, cambia lo sguardo esterno, si comprendono i “perché” che rendono fondamentale per quel bambino il raggiungimento di quell’obiettivo. Questo passaggio, però, non è immediato».
Il ruolo dell’insegnante di sostegno nella scuola primaria è fondamentale anche per garantire la continuità scolastica dello studente. «L’anno scorso ho concluso il ciclo dei cinque anni della primaria con il mio studente», racconta Sercecchi, «e durante l’anno scolastico ho voluto trascorrere una settimana insieme a lui nella scuola secondaria di primo grado che avrebbe frequentato quest’anno, con l’obiettivo di facilitare il passaggio sia per lo studente sia per chi doveva accoglierlo. A volte è difficile accogliere se non si conoscono i percorsi precedenti del bambino, i suoi timori e le preoccupazioni della famiglia. Serve uno sguardo lungimirante. Forse questa è una delle principali difficoltà per chi sceglie di intraprendere la professione di insegnante di sostegno».
A volte è difficile accogliere se non si conoscono i percorsi precedenti del bambino, i suoi timori e le preoccupazioni della famiglia. Serve uno sguardo lungimirante. Forse questa è una delle principali difficoltà per chi sceglie di intraprendere la professione di insegnante di sostegno
Giuditta Sercecchi
Questo percorso di accompagnamento verso il raggiungimento degli obiettivi e dell’autonomia dello studente ha bisogno di continuità. Il racconto sul campo evidenzia chiaramente l’esigenza di avere insegnanti di sostegno di ruolo in tutti gli ordini scolastici, poiché la precarietà comporta continui cambi di insegnante e rende inevitabilmente più complicato il percorso di crescita di questi studenti. Nello stesso tempo, l’insegnante di sostegno deve essere consapevole del ruolo cruciale che ricopre per il futuro di questi ragazzi.
Nella foto di apertura gli studenti di una delle classi del professor Palmieri (Foto dall’archivio del docente)
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