Famiglia

Tutti i numeri del volontariato al femminile

Secondo l'indagine della Fivol le volontarie attive sono il 50,8% degli impiegati nel settore

di Redazione

Le donne impegnate nelle organizzazioni di volontariato in Italia sono circa 500mila, di cui 300mila in modo continuativo in 13.089 gruppi di volontariato. Lo rileva una ricerca sulla presenza femminile nel volontariato, a cura di Renato Frisanco del Settore Studi, Ricerche e Documentazione della Fondazione italiana per il Volontariato (Fivol), tratta ed elaborata dall’ultima indagine Fivol del 2001. Secondo la ricerca, le volontarie attive, pur rappresentando il 50,8% dei volontari, sono ai posti di comando solo nel 30% delle organizzazioni solidaristiche ed in 7 casi su 10 diventano presidentesse solo grazie al fatto che e’ marcatamente prevalente la componente femminile di queste organizzazioni (quando, cioe’, almeno sei volontari su 10 sono donne). Cio’ significa -sottolinea la ricerca- che le donne sono elette a responsabili di un gruppo di volontariato soprattutto dalle altre donne. Risulta, comunque, una crescita tendenziale di donne che rivestono incarichi di responsabilita’ nel mondo del volontariato organizzato, rispetto alla precedente rilevazione del 1997. Dall’indagine emerge che le organizzazioni di volontariato a forte o esclusiva presenza femminile sono 7.960, e si concentrano prevalentemente nel nord-est del nostro Paese. Le organizzazioni femminili sono di formazione piu’ recente: 63 su 100, infatti, al momento della rilevazione, ha un’eta’ non superiore ai 15 anni. Il volontariato femminile nasce soprattutto nell’ambito delle istituzioni ecclesiali (parrocchie e Caritas) ed e’, invece, meno affiliato alle grandi centrali del volontariato nazionale. Piu’ spiccata risulta, pertanto, l’ispirazione cristiana della loro matrice ideale: cio’ fa si’ che le organizzazioni femminili di volontariato operino maggiormente in gruppi a vantaggio esclusivo di terzi e che siano meno propense ad iscriversi ai Registri regionali del volontariato. La presenza delle organizzazioni ‘rosa’, inoltre, e’ particolarmente apprezzabile nel contesto urbano, dove operano nel raggio d’azione piu’ ristretto del quartiere o della parrocchia. Dal punto di vista della loro strutturazione, queste organizzazioni appaiono meno formalizzate (con statuto e personalita’ giuridica) e meno articolate in organi di governo e gestione, cioe’ piu’ snelle e meno burocratizzate che nella media dei casi. Dall’indagine emerge inoltre che le organizzazioni di volontariato a larga presenza femminile sono costituite, in misura maggiore, da persone che operano in modo gratuito e continuativo (volontariato puro in 28 organizzazioni su 100, rispetto alle 17 su 100 a prevalenza maschile) e, quindi, possono contare meno su figure quali soci, iscritti, obiettori di coscienza e personale remunerato, e possono contare mediamente su 24 volontari, rispetto ai 18 delle unita’ maschili. Si tratta di organizzazioni di medie dimensioni, impegnate mediamente per 105 ore settimanali complessive, pari a 5 ore pro-capite, rispetto alle 6 svolte nell’ambito di quelle a massiccia presenza maschile. Le organizzazioni ‘rosa’ sono costituite da persone di eta’ prevalentemente matura, dal momento che nella maggior parte dei casile volontarie hanno superato i 45 anni (56,3%), diversamente dalle organizzazioni maschili (40,9%), e non sono attive sul mercato del lavoro. 63 volontarie su 100 sono studentesse, casalinghe o pensionate. Queste ultime, in particolare, costituiscono l’aliquota piu’ importante, segno di una migliore propensione femminile a fare volontariato dopo il ritiro dalla vita professionale. Il volontariato femminile risulta poi piu’ impegnato sul versante socio-assistenziale che sanitario, al contrario delle organizzazioni ad elevata presenza maschile. Le organizzazioni ‘rosa’ sono, invece, scarsamente presenti nei settori dello sport, della cultura, dell’ambiente e, soprattutto, della protezione civile, settore quest’ultimo largamente monopolizzato dalle organizzazioni ad esclusiva o prevalente componente maschile. Le finalita’ che connotano le organizzazioni femminili sono soprattutto quelle del sostegno alle persone in stato di bisogno e della loro tutela. Infine, emerge che le utenze principali e tipiche del volontariato femminile sono i soggetti in eta’ evolutiva, le famiglie, comprese quelle monogenitoriali, e le organizzazioni che si fanno carico dei disagi femminili e della presa in carico di poveri, di immigrati e delle vittime di violenza.


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