Famiglia

Tutti gli errori della Fema

Settantadue ore da dimenticare, l'agenzia che avrebbe dovuto gestire l'emergenza ha fallito. Ma anche Bush è sotto accusa

di Joshua Massarenti

La missione della Fema è rimasta quella di vent?anni fa: guidare l?America nella prevenzione e nelle risposte alle catastrofi umane e ambientali attraverso la visione di una Nazione preparata. E mai come dopo l?11 settembre, questa visione è risultata così importante per il nostro Paese». Questo documento risale al 24 ottobre scorso. Si intitola Fema History ed è firmato dalla direzione della Federal emergency management agency, l?equivalente dalla nostra Protezione civile. Ma a differenza del dipartimento di Guido Bertolaso, la Fema ha brillato per totale inefficienza organizzativa.

Giorni cruciali
Eppure, a leggere e rileggere i documenti pieni di retorica sparsi qua e là sul sito internet, quasi ci si convince che i cittadini americani, esclusi quelli che sarebbero stati colpiti dall?ira di Katrina, potevano stare tranquilli. A riparare ogni ?guasto? ci avrebbe pensato la catena di comando dell?amministrazione Bush con la Fema, chiamata a emulare l?eroismo dei pompieri newyorkesi dell?11 settembre. Ma così non è stato. Gli uomini della Protezione civile americana si sono giocati (quasi) tutto tra il 29 agosto, giorno in cui Katrina si è abbattuta su Louisiana, Mississipi e Alabama, e il 31 dello stesso mese. Settantadue ore cruciali, dicono gli esperti, in cui azioni di soccorso pronte e coordinate avrebbero potuto salvare molte vite umane. Ma all?alba del 1° settembre, di militari, medici e infermieri, dipendenti o arruolabili dalla Fema, non c?era ombra.

Ora nella sola Louisiana, si parla di migliaia di morti e un milione di sfollati. Cifre da spavento, cui occorre aggiungere 100 miliardi di dollari di danni economici e di fronte alle quali l?amministrazione Bush muove i primi, timidi passi. «Aspettando un leader» ha titolato il New York Times, mentre il suo più noto editorialista Paul Krugman si è chiesto: «Perché gli aiuti sono arrivati così in ritardo?». La Fema, in effetti, di guai ne ha combinati parecchi. Alcuni dei quali gravissimi.

Le linee tagliate
Ne sa qualcosa Aaron Broussard, presidente della Contea di Jefferson, in Louisiana. A Vita, Broussard ricorda che «il 28 agosto la Wal-Mart era pronta a consegnarci tre tir carichi di acqua, ma la Fema li ha rispediti indietro sostenendo che non ce n?era bisogno ». Come se non bastasse, «quando la Fema è sbarcata a Jefferson, il 3 settembre, ci ha tagliato tutte le linee di comunicazione di emergenza. Senza preavviso». Per questo e altro, il quotidiano di New Orleans The Times-Picayune ha ?suggerito? al presidente Bush che «l?intera dirigenza della Fema andrebbe licenziata».

L?ultima beffa
Alla Fema ci si difende come si può. Intanto, assicura a Vita l?addetta stampa Linda Sacia, «a New Orleans abbiamo salvato la vita di 17mila persone e installato 4099 rifugi di emergenza che accolgono 135mila persone», e poi «la Fema non può forzare un?evacuazione. Questo ordine spetta alle autorità locali, come il sindaco o il governatore».

Ma allora di chi è la colpa? Krugman non ha dubbi: «Di Bush e dei suoi uomini». Con buona pace delle vittime di Katrina, a cui il presidente ha riservato un?ultima sorpresa assumendo la guida della Commissione d?indagine su cosa non ha funzionato nell?emergenza. Oltre al danno la beffa.

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