Mondo

Tutti campioni questi Tommasi

Alfonso e Damiano, fratelli. Uno ha appena vinto lo scudetto con la Roma ed è impegnato nel sociale, l’altro ha lasciato il pallone per dedicarsi al recupero dei disabili.

di Barbara Fabiani

Ci sono persone, a volte persone note, che intrecciano la solidarietà con quasi tutto ciò che fanno. Ad esempio, non si può parlare di Tommasi senza descriverne anche l?impegno sociale. Aiutare gli altri è lo scopo del suo lavoro, e cerca di trasmettere questa convinzione agli amici e ai colleghi di squadra. Davvero un ragazzo d?oro questo Alfonso Tommasi. No, nessun errore, abbiamo proprio detto Alfonso, fratello del calcisticamente più noto Damiano. Quando lo incontri e ci parli per un momento pensi che la somiglianza tra i due volti potrebbe essere del tutto casuale. Nessuna parola o gesto che ammicchi «ehi, io sono il fratello del campione d?Italia!». Il maggiore dei Tommasi, di tre anni più grande e dieci centimetri più alto del centrocampista della Roma, insegna in un centro di formazione professionale per disabili mentali e gioca nella squadra di Sant?Anna d?Alfaedo, in prima categoria. Il suo talento di calciatore è stato frustrato da tre infortuni al ginocchio, ma non è il dramma della sua vita. Poche settimane fa è sceso in campo con Damiano e altri calciatori professionisti per una partita di beneficenza a Sarajevo, e prossimamente sarà il turno del campione di accompagnare il fratello maggiore in un suo progetto: un?associazione di sport per disabili a Verona. Alfonso doveva diventare ingegnere ma l?esperienza dell?obiezione di coscienza gli ha fatto cambiare idea. Lo stesso anno in cui Damiano faceva servizio civile a Bologna presso l?emittente della Caritas Radio Pace, lui svolgeva il suo a Verona nell?Istituto Don Calabria, luogo che poi ha preferito all?università. «Quello che faccio si chiama formazione guidata», spiega. Anche lui ha la caratteristica di parlare con un filo di voce, con un tono altrettanto riflessivo ma forse più melanconico del fratello. «Oltre alle competenze tecniche ai ragazzi vanno trasmesse le capacità sociali legate al lavoro, ad esempio il rispetto degli impegni e degli orari, prima di passare all?inserimento lavorativo vero e proprio». E se Damiano sorprende i tifosi ridimensionando l?importanza dello scudetto conquistato, neanche Alfonso crede nella moderna ?società dei vincitori?, non tollera il fatto che alcune persone rimangano ai margini perché sono diverse dagli altri e per spiegarlo cita la strofa di una canzone che dice ?Il viaggio è concluso quando tutti arrivano?. I Tommasi, nel loro piccolo paese di 2500 anime in provincia di Verona, sono una specie di ?tribù malaussene? della solidarietà: padre, madre e cinque fratelli (inclusi il terzo figlio Zaccaria, la sorella Anita e il fratello minore Samuele) si sono sempre impegnati in qualche attività sociale o di beneficenza. Ma a differenza della scombinata famiglia creata da Daniel Pennac loro si contraddistinguono per la riservatezza, che in Damiano e soprattutto in Alfonso sconfina nel pudore. Guai a dirgli ?bravi?, si sentirebbero fraintesi in quel che fanno. «Non saprei dire se sia una questione di educazione, perché a casa nostra non c?è mai stata una pressione da parte dei nostri genitori su noi figli perché ci occupassimo del prossimo; era naturale che lo si facesse e basta», dice, e forse non si rende conto che anche questa è educazione. Papà Domenico porta avanti una cava di pietra di prun (un specie di marmo che si usa per i tetti), e in pieno Nordest iperproduttivo ha insegnato ai figli che fare i soldi non è il vero senso della vita; mamma Antonietta, Zaccaria (oggi insegnante di educazione fisica) e Anita (studentessa di fisioterapia) fanno gli animatori nella parrocchia, Samuele a scuola è più popolare per la sua disponibilità nei confronti dei compagni che per il fratello calciatore, Alfonso – oltre al suo lavoro – organizza ogni anno la festa del paese dove i giochi servono a raccogliere fondi delle associazioni di volontariato che vengono invitate. Per anni tutti i fratelli hanno partecipato alla messa in scena degli spettacoli della filodrammatica locale, il cui ricavato dalla vendita dei biglietti serve ogni volta per una buona causa diversa. E Damiano? Quando il più noto della famiglia Tommasi ha cominciato a sponsorizzare il sociale qualcuno avrà pensato di trovarsi davanti all?ennesimo ricco-e-famoso folgorato sulla via del successo dalla consapevolezza che l?ingiustizia affligge il mondo. O peggio, davanti a un centrocampista che cercava un po? di quella attenzione riservata agli attaccanti. Ma Damiano, semplicemente, non ha fatto altro che riportare nel suo ambiente di lavoro i valori che condivide con i fratelli, ed oggi usa la sua fama per portare avanti quello che faceva prima, quando nessuno lo conosceva. L?invasione di campo questa volta c?è stata: da parte della solidarietà.


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