Cultura

Tutti a caccia di Et col computer di casa

I personal, sparsi in tutti il mondo, sono collegati a un grande radiotelescopio piazzato nel cratere di un vulcano per captare i segnali degli extraterrestri.

di Carlotta Jesi

«Che si riesca effettivamente a captare la presenza di intelligenze extraterrestri nell’universo oppure no, il valore di questo progetto non cambia: avremmo comunque inaugurato un nuovo modo di fare scienza». A sintetizzare così il senso e significato del primo programma mondiale di ricerca spaziale “compartecipata” è David Anderson. Il professore di informatica dell’università di Berkeley che, dallo scorso mese di maggio, ha trasformato la ricerca di segnali extraterrestri intelligenti nello spazio in una sfida da affrontare su Internet con l’aiuto di milioni di volontari sparsi ai quattro angoli della terra. Possibile? La ricerca di altre forme di vita nell’universo, forse il sogno più affascinate dell’uomo, non era off limits per esseri umani con quoziente di intelligenza normale e poca dimestichezza con neutroni e capsule spaziali? «Forse nel 1959, quando si cominciò a cercare segnali nell’universo», risponde Anderson, «oppure quando i progetti di ricerca avevano abbastanza fondi per essere portati avanti da piccoli gruppi di scienziati. Ma non oggi». Quando il supporto della società civile è indispensabile per sostenere progetti come Seti (Search for Extraterrestrial Intelligence). Il programma di ricerca di segnali extraterrestri intelligenti che, abbandonato dalla Nasa per gli alti costi e la bassa possibilità di successo, nel 1996 ha evitato di essere archiviato grazie alla formidabile idea di un gruppo di scienziati di Berkeley a corto di cervelli elettronici per elaborare i dati raccolti nello spazio: sfruttare la potenza di calcolo dei personal computer sparsi in giro per il mondo. Quelli, per intenderci, di studenti, manager, casalinghe, scuole elementari e perfino pub dei cinque continenti. E così Seti è diventato Seti@home (Search for Extraterrestrial Intelligence at home). «Per tre anni, dal 1996 alla primavera del 1999», aggiunge Anderson, «abbiamo cercato nuovi sponsor pubblici e privati e cominciato a pensare a un programma di elaborazione dei dati che si potesse scaricare sui computer della gente normale senza esaurirne tutta la memoria». Il risultato sono stati una pioggia di fondi riversati su Seti da sponsor come Paramount Pictures, Fuji Film e molte università americane e un programma per Mac, Unix e Windows 95-98 scaricabile via Internet che sul computer dei volontari occupa circa 20 megabyte. Quindi, a maggio di quest’anno, da Berkeley è partita la richiesta di aiuto informatico. La risposta? 600 mila offerte di “cooperazione” nelle prime quattro settimane. Seicentomila persone che, riunite in piccoli gruppi di lavoro, hanno la piccolissima ma affascinante possibilità che sia proprio il loro computer a scoprire il “mormorio” di una civiltà extraterrestre. Sì, ma come? «Tutto inizia a Portorico», leggiamo sul sito Internet del programma (http://setiahome. ssl. berkeley. edu/) consultabile in quasi tutte le lingue del mondo, «dove, nel cratere di un vulcano spento, Arecibo, il più grande radiotelescopio fisso del mondo, con un’antenna di 300 metri di diametro setaccia lo spazio». Alla ricerca di segnali forti con una piccola lunghezza di banda. «È come sintonizzare la radio su diversi canali», informano gli esperti di Seti, «se troviamo un segnale forte questo attira la nostra attenzione. E poi si cercano segnali impulsati e variabili che , nel loro andamento, seguono l’antenna man mano che il radiotelescopio sposta il suo punto di osservazione nel cielo». I dati captati da Arecibo e raccolti su nastri ad alta densità vengono dunque spediti agli scienziati di Berkeley che, spezzettandoli in piccole unità da 0,25 megabyte, via Internet li inviano ai computer sparsi per il mondo affinché li analizzino. Per farlo ci vogliono circa 15 ore di lavoro che il programmino di Seti svolge a intervalli, quando il computer è acceso, e senza bisogno di essere in rete. Conclusa l’analisi, il risultato viene automaticamente rispedito al gruppo di lavoro di Berkeley che lo inserisce in una grande banca dati. «Finora», spiega il sito di Seti, «non si hanno avuto risultati esaltanti. Ma quando e se verranno, sarà un trionfo di mille voci e tanti normali cittadini -tra cui molti italiani- passeranno alla storia». Collegatevi anche voi. Così Alla ricerca di intelligenze extraterrestri. Non è il titolo del nuovo episodio di Guerre stellari, ma un’occupazione cui chiunque può dedicarsi nei ritagli di tempi. Partecipare a Seti@home è semplice, basta avere un computer -pc o mac- e seguire le istruzioni che seguono: 1) collegarsi a Internet e accedere al sito http://setiahome.sst/berkeley.edu/ 2) scaricare il programma di calcolo 3) via Internet la Seti@home invia una unità di lavoro da analizzare 4) per farlo ci vogliono circa 15 ore di lavoro che il programma svolge in assoluta autonomia quando il computer è acceso, non serve essere in rete. 5) conclusa l’analisi, rispedire i risultati al mittente sempre via Internet. 6) incrociare le dita e sperare che i segnali delle intelligenze extraterresti siano contenuti nei dati analizzati dal vostro pc. Vivere e lavorare nell’Europa verde: ecco un sito da non perdere Cosa fa l’Unione europea per l’ambiente? Una cosa è certa, a piante, boschi, mari, sviluppo sostenibile ed educazione al rispetto della natura ha da poco dedicato un sito Internet. Un’immensa base dati che risiede all’indirizzo http://europa.eu. int/comm/dg11/eet e ha come principale obiettivo l’educazione ambientale di tutti i cittadini europei. A cominciare dagli studenti, che sul sito possono trovare un’intera pagina dedicata a programmi si scambio e formazione”verdi”, fino agli imprenditori e cooperanti in cerca di finanziamenti eco-sostenibili. A chi, insomma, nell’ambiente ci crede veramente, la DgXI dedica una lista continuamente aggiornata con possibili fonti di finanziamento, opportunità di lavoro, concorsi e indirizzi per trovare preziosi alleati in Europa. Dalla sezione del sito dedicata alle pagine web più interessanti per gli ambientalisti, per esempio, partono collegamenti ipertestuali ai siti Internet del World Wildlife Fund, la biblioteca per l’ambiente degli Stati Uniti d’America e delle più grandi aziende eco-sostenibili del mondo. E le sorprese non finiscono qui: finalmente organizzazioni non governative e associazioni non profit potranno accedere comodamente a tutte le normative e leggi ambientali da rispettare durante progetti per lo sviluppo e da far valere contro chi, alla natura, preferisce smog, inquinamento e profitto.


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