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Tutte le strade dei buoni propositi portano a Bruxelles. Poi si interrompono
Nuovo Consiglio Europeo, stesse promesse. Gli stati membri concordano e condividono gli impegni da assumere per gestire la crisi dei profughi solo nei comunicati stampa. I numeri raccontano un'altra storia.
E’ una lista di nobili intenti e di buoni propositi quella che i leader europei hanno enunciato sull’emergenza rifugiati nel comunicato stampa divulgato ieri sera a conclusione del primo giorno di lavori del Consiglio Europeo a Bruxelles. Ebbene, da esso si appende che gli Stati Membri sono sul pezzo ed hanno le idee chiare sul da farsi. Per esempio, i leader dei paesi membri asseriscono che «occorrono maggiori sforzi per ridurre il numero di migranti irregolari, in particolare dall'Africa, e migliorare i tassi di rimpatrio» ed anche come sia necessario «affrontare le cause profonde della migrazione nella regione».
Sono gli stessi propositi enunciati alla fine di ogni summit e Consiglio Europeo.
I numeri però, raccontano un’altra storia. Gli stati membri sono ben lontani dall'aver rispettato gli impegni presi sui fondi da destinare all’Africa. Dei 1,8 miliardi previsti per il "trust fund per l’Africa" istituito durante il summit alla Valletta, gli stati hanno finora stanziato solo qualche decina di milioni. Del contributo comunitario da 500 milioni di euro recentemente sbloccato da destinare al trust comunitario, non si hanno notizie precise.
Ma soprattutto, per quanto riguarda i ricollocamenti, fino ad oggi sono stati ricollocati 4.455 rifugiati dalla Grecia e 1.196 dall’Italia. Il target è 160 mila entro la fine del 2017. Il premier Renzi ha ragione da vendere quando sostiene che bisogna accelerare i tempi e tutti i paesi devono passare dalle parole ai fatti.
L'Italia sta facendo la propria parte, ma in termini di solidarietà da parte di troppi paesi non ho visto altrettanto impegno
Matteo Renzi
«Non può essere accettata e subita passivamente l’inadempienza ai propri impegni di Stati membri nella ricollocazione dei migranti dall’Italia e dalla Grecia» ha detto a Vita l’eurodeputata Cecile Kyenge. «Un immobilismo di cui rischia di diventare vittima tutta l'Europa perché la solidarietà è fondamento del processo di integrazione europea. Il destino di troppe vite è segnato da questo immobilismo».
Più ottimista è l’onorevole Silvia Costa. «Le parole usate nel documento finale del Consiglio europeo sul tema immigrazione costituiscono un passo avanti» sostiene la deputata socialista e presidente della Commissione Cultura al Parlamento Europeo. «L'aspetto più significativo è che tutti hanno finalmente capito che se vogliamo risolvere a monte il problema, occorre un diverso rapporto con l'Africa. In questi anni mi sono battuta con i miei colleghi perché il Mediterraneo, Mare Nostrum, non diventi né un cimitero né un nuovo muro per l'Europa».
Ancora la Costa: «Un' Europa che si è fatta trovare inadeguata e inadempiente, sprovvista di una nuova strategia culturale euro- mediterranea: vent'anni dopo il processo di Barcellona servono maggiore cooperazione tra gli Stati e promozione del dialogo interculturale per favorire democrazia, sviluppo – anche nei Paesi della sponda del Mediterraneo – e pace. È una sfida che in primis ha bisogno dell’ investimento di maggiori risorse pubbliche sia da parte degli Stati membri che dell’Unione; e che istruzione, formazione e cultura vengano messe al centro come chiavi per una integrazione efficace, ma anche strumenti fondamentali di equità sociale e di crescita umana, nonché di costruzione di futuro. L’ istruzione non è un secondo tempo dell’emergenza umanitaria, ma è uno dei pilastri su cui deve fondare qualunque strategia per il superamento della crisi e per l’avvio di una nuova e congiunta fase di sviluppo».
Troppe aspettative ?
«Voglio ricordare che quello di questo weekend è stato un vertice interlocutorio e che le vere decisioni si prenderanno a Dicembre» ha detto l’onorevole Patrizia Toia a Vita.it. «Si possono però trarre delle conclusioni positive su questo consiglio europeo. E’ emersa una generale consapevolezza sul fatto che bisogna investire in Africa e sul futuro di quel paese. Dobbiamo anche investire i fondi della cooperazione e sviluppo con più efficacia in un’ottica preventiva. Secondo aspetto che ritengo interessante è che è stato riconosciuto lo sforzo dell ‘Italia come paese in prima fila nella gestione dei migrati. Ritengo che questo riconoscimento sia un’apertura di credito nei confronti del governo da parte di Bruxelles per ottenere la clausole eccezionali dei trattati per l’immigrazione».
Sempre a Vita.it, Patrizia Toia dice di sostenere la posizione del premier Renzi in merito alla procedura di infrazione nei confronti dei paesi europei che non rispettano gli impegni presi sull'immigrazione. «Non escludo un gesto ufficiale da parte degli eurodeputati italiani del gruppo dei Socialisti e Democratici tradotto in una richiesta ufficiale alla Commissione Europea di avviare una procedura d’infrazione proprio nei confronti dei paesi membri non hanno mantenuto gli impegni presi per la ricollocazione dei migranti».
Cover Photo: Jack Taylor/Getty Images)
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