Cultura
Tutte le passioni del Che
Letture d'estate - Ana Menéndez: la vera Cuba
Teresa indossava un vestito di satin blu quando incontrò la prima volta il compagno Ernesto. Era la fine di gennaio del 1954, e a Cuba si festeggiava la vittoria della rivoluzione. Guevara indietreggiò leggermente, mentre il marito di Teresa li presentava, e i loro occhi si incontrarono.
È il primo fotogramma di Ho amato il Che, storia di un amore impossibile, clandestino, assoluto. Di quelli che si scavano per sempre un posto nel cuore, nei polmoni, nella testa. Una pittrice e il rivoluzionario venerato da un intero Paese, che porta in sé indizi di morte e ricorda a Teresa che «per conquistare qualcosa è necessario prenderla a qualcun altro». Il fascino del romanzo di Ana Menéndez, scrittrice e giornalista di origini cubane, è di stare in bilico tra pura invenzione (i biografi del Che non si allarmino: questo amore clandestino non è mai esistito) e descrizione naturalistica, quasi fotografica della Cuba di oggi, stretta tra i rigori dell?embargo e il declino delle speranze. Chiave di volta del libro è infatti la figlia di Teresa, che si mette sulle tracce di questa storia, guidata solo da un verso di Neruda, andando a L?Avana. Troverà una capitale convertita ai mille espedienti della sopravvivenza, popolata di figure nostalgiche e disperate che raccontano, come in una galleria, una storia personale che è anche il frammento della storia di un intero Paese.
Ana Menéndez
Ho amato il Che
Mondadori, pp. 208, euro 16,50
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