Volontariato
Tutori volontari per MSNA: riflessioni per rilanciarlo
Ci apprestiamo a vivere nuovi ingressi di minori stranieri, anche non accompagnati. La figura del tutore volontario, istituita dalla legge nel 2017, ha un enorme potenziale ma ha bisogno di qualche aggiustamento. Ecco alcuni suggerimenti dal campo
La pubblicazione sul BURL (Bollettino Ufficiale Regionale) lo scorso 23 febbraio del nuovo bando della Regione Lombardia destinato alla selezione di nuovi tutori da formare e da aggiungere all’attuale elenco registrato presso i Tribunali dei Minorenni di Milano e di Brescia può rappresentare l’occasione per dare nuovo impulso e nuove prospettive al sistema complessivo di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (MSNA) nell’ambito della legge quadro sui minori stranieri n. 47/2017 o “Legge Zampa”, dal nome della deputata prima firmataria.
In questa occasione mi preme articolare qualche riflessione – personale e collettiva – proprio sull’esperienza di alcuni tutori che operano in Lombardia, sia per cercare di fornire spunti di riflessione sia come stimolo ad altre persone nella scelta di questa forma di volontariato.
Il tutore volontario: una figura con compiti complessi, ma di grande respiro per progetti di vita adeguati
La figura del tutore volontario, istituita con la citata “Legge Zampa”, rappresenta un tipo di volontariato piuttosto complesso. La normativa affida ai tutori un ruolo che qualcuno ha molto ben definito di “genitore sociale”, perché non si tratta di “signore di buon cuore” (la maggioranza sono infatti donne) votate al volontariato per riempire vuoti di tempo o emotivi – come purtroppo troppo spesso anche le istituzioni hanno finora considerato queste figure – ma di persone con background personali e professionali piuttosto ricchi, che hanno ben presente il significato della definizione di “volontariato competente”. Quando si intraprende il volontariato di tutela di MSNA, ben presto si comprende che la relazione che si stabilisce come singoli con il ragazzo tutelato diventa mano a mano sempre più stretta, ma non è l’unica da gestire in quanto ci si confronta con tutta la rete di protezione creata intorno al minore, cioè le comunità di accoglienza, i servizi sociali comunali, il Tribunale dei Minorenni, le Questure, le Ambasciate, ecc.
In particolare, nel primo periodo dopo l’istituzione di questa figura, le comunità hanno accolto l’ingresso del tutore nella rete nei modi più vari, alcuni anche respingenti, ma ci sono però esempi eccellenti, che vedono il tutore perfettamente integrato nel progetto educativo e di vita dei ragazzi e questo è dunque, a maggior ragione oggi alla luce del nuovo bando della regione Lombardia, il modello al quale lavorare perché diventi patrimonio comune da trasferire, non solo alle altre comunità, ma a tutta la rete nel suo complesso.
Le constatazioni a cui molti tutori – singolarmente o riuniti in gruppi informali – sono arrivati sono che la legge Zampa, pur essendo “solo” del 2017, necessita di alcune modifiche/integrazioni, legate proprio alle esperienze sul campo. Tra queste, per esempio, la concessione dei permessi lavorativi ai tutori, che consentirebbe un accesso più ampio a questa forma di volontariato a persone in età lavorativa, oppure una formazione molto più mirata su specifiche esigenze dei ragazzi e, soprattutto, continuativa nel tempo, per chi opera sul campo. Il fenomeno migratorio varia infatti rapidamente nel tempo, così come il numero e la provenienza dei MSNA intercettati sul territorio italiano.
In Lombardia il numero di tutori è ancora basso – all’incirca 300 tutori non si sa se tutti operativi e con quante nomine (la legge ne prevede un massimo di 3) – ma sicuramente insufficiente rispetto ai minori presenti sul territorio. Inoltre, sono state da più parti rilevate – e segnalate anche ai Tribunali – criticità negli abbinamenti e nei tempi delle nomine.
Il viaggio più importante si fa insieme: alcuni nodi ancora da sciogliere
Noi tutori ci stiamo strutturando in gruppi più organizzati. Io faccio parte di “Insieme nel Viaggio”, un gruppo di tutori nominati dai Tribunali per i Minorenni sul territorio della Lombardia, con base a Milano ma già collegato con altre realtà presenti su tutto il territorio nazionale, che ha deciso di capire meglio le diverse dinamiche della rete di accoglienza per poter collaborare al meglio anche con le istituzioni, affinché il ruolo di tutore possa esprimere tutte le proprie potenzialità, a partire proprio dalla posizione privilegiata verso il ragazzo, per via della gratuità della sua funzione e per via della relazione in un rapporto uno a uno. Tale relazione prende avvio prima di tutto proprio dal riconoscimento del minore come soggetto di diritti e al centro delle nostre azioni di tutori e di tutta la rete di sostegno. Ricordiamo che si tratta di ragazzi (in maggior parte maschi) che in età adolescenziale assume su di sé la responsabilità della propria vita partendo – da soli – da paesi lontani con gravi problemi di povertà e/o di guerre per costruirsi il proprio futuro.
Il proseguimento di questa relazione positiva con il tutore anche dopo il compimento della maggiore età, quando il ragazzo deve affrontare "da solo" la vita da adulto (casa, lavoro, mantenimento, regolarizzazione dei documenti e dello status, ecc.) ci porta a riflettere sulla necessità del riconoscimento anche giuridico del Tutore (o Genitore) Sociale, alla necessità di una “cabina di regia” ben strutturata e coordinata a livello regionale (anche dal punto di vista dei fondi da mettere a disposizione), da parte del Garante Regionale per l’Infanzia e l’Adolescenza. Altro punto ancora mai affrontato è quello già riportato anche recentemente da Vita.it, quello segnalato lo scorso ottobre 2021 da Carla Garlatti, Autorità garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, cioè il passo avanti da fare nella valorizzazione dell’affidamento familiare, istituto già previsto dalla legge, ma che va ora promosso attraverso un’opera di sensibilizzazione e sostegno.
In “Insieme nel Viaggio” noi tutori ci scambiamo esperienze, contatti utili, idee, proponendoci in modo più strutturato e coordinato, mossi dall’interesse nei confronti dei minori migranti, affinché essi si sentano accolti adeguatamente e possano realizzare il progetto per cui hanno iniziato il loro viaggio.
(*) Tutrice Volontaria di Milano
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.