Welfare

Tutela della vita: in arrivo l’avvocato

Limitazione all'uso dell'aborto

di Redazione

Senato: la tutela della vita passa per una rigida limitazione del ricorso all?aborto; al di fuori del caso di pericolo per la salute nella madre, la tutela dei diritti del nascituro va garantita dall?intervento del Tribunale dei minori che dovrà autorizzare l?interruzione di gravidanza. È la linea guida del disegno di legge n. 3485 che riscrive le norme per la tutela della vita fin dal concepimento, presentato da 29 senatori (primo firmatario Davide Nava dell?Udr), assegnato in sede referente alle commissioni Giustizia e Igiene e Sanità. La tutela dell?embrione, sostengono i promotori del disegno di legge n. 3485 che propone nuove norme per l?accoglienza e la tutela della vita umana fin dal concepimento, impone una revisione della legge sull?interruzione volontaria di gravidanza n. 194 per circoscrivere il ricorso all?aborto, secondo le linee guida della petizione presentata al presidente del Senato dal Forum delle Associazioni familiari nel ?96. Il provvedimento valorizza la funzione dei consultori che deve essere rivolta a prevenire l?aborto e ad aiutare la prosecuzione della gravidanza. In ogni caso la donna è sempre obbligata a motivare la sua richiesta di procedere all?aborto. Durante i primi tre mesi di gravidanza, il medico del consultorio o della struttura socio-sanitaria potrà autorizzare la madre a interrompere la gestazione in base a ?valutazioni scientifico-sanitarie? e solo in caso di urgenza. Negli altri casi i promotori del disegno di legge propongono l?avvio di una ?procedura aggravata?, con il coinvolgimento del padre del concepito e di un avvocato nominato dall?ufficio del Giudice dei minori, che rappresenterà in un eventuale giudizio gli interessi del nascituro. La donna potrà comunque insistere per interrompere la gravidanza ma a decidere sarà il Giudice su istanza dell?avvocato del concepito: sentiti il padre e i rappresentanti del consultorio, il Tribunale dovrà stabilire se ci siano insuperabili motivi di ordine economico, sociale o familiare che rendano inevitabile l?aborto ed eventualmente autorizzarlo in una struttura pubblica. Il disegno di legge presentato al Senato abolisce, inoltre, i limiti all?obiezione di coscienza di medici e personale ausiliario e prevede da uno a tre anni di reclusione per la pubblica istigazione all?aborto. Lo Stato, le Regioni e gli enti locali dovranno impegnarsi ad assicurare servizi socio-sanitari e altre iniziative dirette a rimuovere e prevenire le cause dell?aborto. In particolare, le Regioni dovranno istituire un fondo comune per la protezione della maternità e la difesa della vita umana: i finanziamenti saranno destinati alla creazione di case per gestanti e al pagamento di assegni di maternità per le donne bisognose.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA