Non profit

Turisti senza barriere a spasso tra i canguri

Dall'Italia all'Australia: quindici disabili nel grand tour da Sydney alla Kangaroo Island

di Antonietta Nembri

Il sogno dei viaggiatori è che il viaggio continui. E per i giovani dell?Atlha, l?associazione tempo libero per l?integrazione dei disabili, si sta avverando. Le tre settimane trascorse in Australia da volontari, genitori e giovani portatori di disabilità (cinque in carrozzina) non si sono chiuse con l?atterraggio a Malpensa. «A fine ottobre abbiamo ospitato a Milano i rappresentati di un?associazione di italiani di Melbourne. Stiamo preparando degli scambi con i giovani australiani. Poi Milano è gemellata con Melbourne e a febbraio si celebrerà l?anniversario di questo legame», osserva Lino Brundu, presidente di Atlha. Si sta anche organizzando un convegno sulla mobilità, perché «ci ha colpito il fatto che fosse tutto accessibile: marciapiedi, negozi, musei, autobus. Le città, come Sidney e Melbourne, sono veramente a misura di tutti». «È un Paese molto civile perché non solo gli hotel sono accessibili e le camere non presentano problemi, ma soprattutto perché non sto parlando di luoghi per disabili, ma di stanze per tutti»: Fabio Faini, 32 anni, romano, è uno dei cinque disabili in carrozzina che hanno partecipato al viaggio in Australia. «A livello fisico questi giorni sono stati molto impegnativi, perché abbiamo preso l?aereo 16 volte», continua Fabio, che ha al suo attivo anche un viaggio in Canada per la Giornata mondiale della gioventù. «Ma l?entusiasmo ha mitigato la fatica, c?erano paesaggi stupendi come quando siano stati ad Ayers Rock, per non parlare del deserto», racconta con nella voce l?entusiasmo e il ricordo di un?esperienza fantastica. «Ho assaporato ogni momento, così il tempo non è volato». Nel viaggio tra Alice Springs ad Ayers Rock la visita a un cratere creato dall?impatto di un meteorite, luogo turistico in mezzo al deserto ma «con bagni completamente accessibili», sottolinea Brundu. Tra i ?turisti? dell?Atlha erano presenti alcuni volontari e collaboratori dell?associazione. «Da soli non ce l?avremmo mai fatta», ammette Anna Etzi, madre di un giovane disabile mentale, Stefano, che ha partecipato al viaggio australiano perché «realizzavamo un sogno e potevamo dare una mano». A convincere Anna Etzi e il marito sono state anche le precedenti esperienze con l?associazione: «Il momento più faticoso è stato il viaggio, lunghissimo, ma adesso è difficile scegliere la parte migliore del soggiorno. Forse ciò che mi ha colpito di più è stata l?accoglienza. Un altro mondo con un?attenzione che non immaginavo. In Italia non è così». I quindici disabili dell?Atlha andando all?altro capo del mondo hanno dimostrato che l?handicap può non essere un ostacolo insormontabile e che è possibile fare anche un viaggio impegnativo. «Da parte mia ho già opzionato il prossimo», conclude Sergio Faini pensando al 2007. Info: www.atlhaonlus.eu : atlha@atlha.it


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