Welfare

Turchia, sono 9 i detenuti morti per sciopero della fame

La protesta, cominciata a novembre, mirava a bloccare il trasferimento dei detenuti verso le nuove carceri ad alta sicurezza

di Gabriella Meroni

Sono saliti a nove i detenuti morti in seguito allo sciopero della fame proclamato nelle carceri, tanto che i carcerati ora lo chiamano lo ?sciopero della morte?. Gli ultimi due detenuti sono morti mercoledì all?ospedale di Smirne: Abdullah Bozdag e Celal Alpay, membri di un gruppo clandestino dell?estrema sinistra, 175 giorni di digiuno alle spalle. Un terzo, Tunkay Gunel, anche lui attivista di un partito marxista fuori legge, era spirato nella notte a Edirne, dopo 115 giorni senza cibo. La mobilitazione è scattata anche nella diaspora turca: in Germania è stata occupata la sede dell?agenzia di stampa Reuters a Colonia mentre ad Amburgo è fallito un simile tentativo nei locali del settimanale Der Spiegel . Entrambe le azioni si sono svolte pacificamente. La protesta, cominciata a novembre, mirava a bloccare il trasferimento dei detenuti verso le nuove carceri ad alta sicurezza del cosiddetto “tipo F”. Penitenziari dotati di celle per non più di tre persone (invece degli attuali dormitori) invece delle carceri attuali dove ancora si ammassano 50 mila detenuti, tra i quali 5 mila prigionieri politici. Secondo le organizzazioni dei diritti umani la riforma esporrebbe i carcerati alle violenze dei secondini. Mentre il ministero della Giustizia la considera necessaria per arginare il rischio di rivolte e di cattura di ostaggi. A dicembre, il primo trasferimento di un migliaio di prigionieri politici si è risolto in un bagno di sangue con 30 detenuti e due guardie uccise. Poi si è intensificata la resistenza passiva: dieta a base di acqua, zucchero e vitamine. Le urla che si levano dalle celle non solo le sole che preoccupano il governo di Ankara. La manifestazione convocata mercoledì dai sindacati – 50 mila persone in piazza – si è conclusa con una carica della polizia e 200 feriti. La ?Piattaforma del lavoro?, che raccoglie 15 gruppi della società civile, continua a protestare contro il piano di risanamento economico messo a punto dal premier Bulent Ecevit su indicazione del Fondo monetario internazionale. Il programma dovrebbe permettere alla Turchia – candidata all?ingresso nell?Unione Europea – di riacquistare credibilità dopo la crisi finanziaria degli ultimi mesi. Le banche sono al tracollo e gli indicatori di crescita al collasso, in seguito alla decisione presa il 22 febbraio scorso di far fluttuare la lira turca, dimezzandola di fatto nei confronti del dollaro. Protestano i commercianti, i disoccupati, i diseredati. Ma anche gli industriali e gli uomini d?affari.


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