Welfare

Turchia: altre due vittime della protesta per le carceri

Due giovani sono deceduti stamane, uno a Smirne e l'altro ad Ankara, portando cosi' a 22 il numero dei ''martiri'' per i diritti umani

di Gabriella Meroni

Ha mietuto altre due vittime lo sciopero della fame a oltranza indetto nell’ottobre scorso dall’estrema sinistra turca per protestare contro le condizioni di prigionia nelle nuove carceri di massima sicurezza del cosiddetto ”tipo F”. Due giovani sono deceduti stamane, uno a Smirne e l’altro ad Ankara, come riferisce l’organizzazione turca per i diritti dell’uomo Ihd, portando cosi’ a 22 il numero dei ”martiri” della sinistra extraparlamentare nella sua lotta contro lo Stato. Il presidente del Tribunale europeo per i diritti dell’uomo, lo svizzero Luzius Wildhaber, ha incontrato oggi il ministro della Giustizia turco Hikmet Sami Tuerk per tentare di convincere le autorita’ di Ankara ad accettare il dialogo con i detenuti. Il Governo ha finora rifiutato qualsiasi negoziato con i prigionieri politici, con i partiti cui essi appartengono (una dozzina, tutti o quasi considerati ”gruppi terroristici” dallo Stato) e con le associazioni dei famigliari dei detenuti. Il braccio di ferro tra le due parti era iniziato nell’ottobre scorso, allorche’ il Governo decise di trasferire i prigionieri politici nelle nuove carceri di tipo F, carceri di massima sicurezza concepite per isolare i detenuti senza consentire loro alcun contatto con i colleghi. Tre gruppi dell’estrema sinistra lanciarono immediatamente lo sciopero della fame. Alla fine di dicembre, le forze di sicurezza turche avevano attaccato le vecchie carceri in cui si erano asserragliati alcuni gruppi di detenuti: bilancio dell’operazione, 28 morti, tra cui sei donne. Successivamente altri otto gruppi della sinistra extraparlamentare si erano uniti allo sciopero della fame, trasformandolo in un ampio movimento di protesta cui aderiscono oltre 300 prigionieri politici assieme ad alcune dozzine di famigliari. Numerose le rivendicazioni dei detenuti: tra di esse, la chiusura delle carceri di tipo F, l’abolizione dei tribunali speciali, la revoca delle leggi sul terrorismo e la punizione dei responsabili di presunte torture e massacri avvenuti in passato nelle carceri turche. L’unico compromesso accettato finora dal Governo riguarda le condizioni di detenzione: il Parlamento ha recentemente approvato una legge che consente ai detenuti politici di svolgere in comune alcune attivita’ di carattere sociale e culturale. Ma lo sciopero della fame continua: e dopo quasi 200 giorni i decessi avvengono con frequenza sempre piu’ preoccupante.


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