Welfare

Turchia: altre due vittime dei digiuni per le carceri

Sedat Karakurt, 25 anni, era arrivato a 177 giorni di sciopero della fame. Erdogan Guler, 29 anni, a 150. I morti sono così 19

di Gabriella Meroni

Ha stroncato altre due vite il disperato digiuno di massa in atto in Turchia a favore di una radicale riforma del sistema carcerario: con oggi siamo a un totale di 19 morti in poco piu’ un mese, in una protesta che ha mobilitato le organizzazioni umanitarie ma che al governo di Ankara ha strappato solo promesse. Sedat Karakurt, 25 anni, era arrivato a 177 giorni di sciopero della fame. Erdogan Guler, 29 anni, a 150. Il primo, un militante del Dhkp-C, una organizzazione clandestina di estrema sinistra, era incarcerato nei pressi di Edirne, nel nord-est del paese. Il secondo, deceduto a Izmir (ovest della Turchia) era parente di un detenuto e stava attuando un digiuno di solidarieta’. La protesta e’ in corso da oltre cinque mesi. Sotto la regia del Dhkp-C, era iniziata per contestare il nuovo regime carcerario di ‘tipo F’, che le autorita’ di Ankara hanno progettato per i detenuti politici e per quanti sono stati condannati per reati di terrorismo. Le celle e le carceri ‘Tipo F’ sono radicalmente diverse da quelle viste anche in ‘Fuga di mezzanotte’, il film-denuncia di Alan Parker del 1978: non piu’ stanzoni fetidi in cui decine di reclusi sono ammassati come animali ma minuscole stanze blindate senza finestre adatte ad un massimo di tre persone. In queste nuove strutture i detenuti non escono mai dalle loro celle, non beneficiano dell’ora d’aria e non possono avere contatti con gli altri. Un regime di isolamento in piena regola, sul modello di quello approntato nel supercarcere di Imral per il leader curdo Abdullah Ocalan, subito dopo il suo arresto nel febbraio 1999. Dopo le rivolte esplose in vari penitenziari lo scorso dicembre e i loro 32 morti, le autorita’ hanno accelerato la ‘riforma’, l’unica ad essere stata varata in Turchia in questi ultimi anni, e la protesta si e’ intensificata. Secondo l’organizzazione umanitaria Amnesty International, i detenuti in sciopero della fame sono circa 800. A questi si devono aggiungere decine, se non centinaia, di amici e familiari dei reclusi che stanno attuando un digiuno di solidarieta’: su un totale di 19 vittime, dal 21 marzo scorso i parenti morti sono quattro. Il ministro della giustizia, Hikmet Sasmi Turk, la scorsa settimana ha promesso che le norme sul regime di isolamento saranno riviste ma al di la’ di questo le autorita’ per ora non sono andate. I reclusi in sciopero chiedono non solo la chiusura delle carceri e delle celle ‘Tipo F’ ma anche l’abolizione della legge anti-terrorismo e dei famigerati tribunali per la sicurezza dello stato. I familiari, inoltre, vogliono la liberazione dei detenuti che stanno attuando il digiuno. Varie organizzazioni umanitarie stanno ora premendo su Ankara. Amnesty International ha chiesto alla Turchia di rivedere il regime di isolamento e ha pubblicato un documento sul ‘regime F’ e sulle aberranti condizioni delle carceri, luoghi in cui gli abusi e le torture sarebbero all’ordine del giorno. Basti un solo caso tra i tanti citati da Amnesty: Nuri Akalan, 28 anni, condannato per aver devastato una sede del partito ‘Mhp’, nel dicembre scorso e’ stato trasferito nel carcere di Kandara, una delle nuove strutture ‘Tipo F’. Al suo arrivo, secondo Amnesty, e’ stato sottoposto a sevizie, percosso con un manganello sulle piante dei piedi e con lo stesso manganello ripetutamente stuprato.


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