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TUMORI. Radioterapia made in Italy

Il 20 % in più di pazienti trattati ogni anno, distribuzione omogenea dei centri sul territorio, modernizzazione del parco tecnologico. È quanto emerge dal secondo censimento Airo.

di Chiara Cantoni

Parlano chiaro i dati del secondo censimento firmato Airo, l’Associazione italiana radioterapia oncologica: i centri di radioterapia italiani (150 distribuiti in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale), che si occupano di 120mila pazienti (20% in più) su 260mila nuovi casi di tumore diagnosticati in un anno, si stanno avvicinando a grandi passi agli standard qualitativi di Germania, Belgio, Olanda e Gran Bretagna. È solo uno degli elementi significativi emersi dall’indagine, presentata sabato 15 novembre in apertura del XVIII Congresso nazionale Airo (in corso fino a domani 18 novembre presso la Fiera di Milano). A queste prime considerazioni, si aggiunge il triplice traguardo raggiunto dalla moderna radioterapia: efficacia, costi contenuti e innovazione tecnologica in costante progresso.
«Il dato più significativo», spiega Paolo Muto, presidente Airo, «riguarda l’eliminazione, almeno per numero di strutture, dello storico divario Nord-Sud: al Nord si contano 68 centri, 38 al Centro, e 44 in Meridione e nelle isole. Emerge tuttavia un dato problematico relativo all’età delle apparecchiature: delle oltre 200 macchine utilizzate, infatti, circa il 25-30% andrebbe sostituito. Una macchina di dieci anni necessita di maggiore manutenzione, con costi più elevati e allungamento dei tempi del trattamento».
In cima alla lista delle regioni per numero di strutture disponibili c’è la Lombardia (25), che stacca di molto la seconda e terza classificata, rispettivamente Campania (17) e Lazio (15). Fanalini di coda, il Trentino e il Molise con un unico centro. Stesso primato lombardo sul parco tecnologico, il più avanzato d’Italia: le unità di telecobalto terapia sono state rimpiazzate da avanzati acceleratori lineari ad alta energia e dalle apparecchiature per tecniche speciali (Cyberknife 1, Gammaknife 1, Tomoterapia e Iort). In Emilia e nelle Marche, invece, la radioterapia guidata dalle moderne tecniche di fusione di immagine è una realtà emergente, con ovvi vantaggi in termini di qualità dei trattamenti e risparmio dei tessuti sani.
Orgoglioso Roberto Orecchia, direttore della Divisione di radioterapia dell’Istituto europeo di oncologia e presidente del Congresso, per gli standard di livello internazionale raggiunti. «Occorre incentivare lo sviluppo di scuole di specializzazione, come la fisica sanitaria, e di percorsi formativi ad hoc per le nuove figure professionali, dai fisici ai bioingegneri, dai chimici ai biologi, che stanno entrando con competenze specifiche nei protocolli di cura, all’interno dei centri radioterapici», dice. «Con un coinvolgimento più diretto degli ospedali, delle Università, delle società scientifiche».

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