Famiglia

Tumori ancora una priorità per i bimbi di Chernobyl

Avib ha appena eletto la sua nuova presidente. Che per il prossimo triennio individua tre priorità: iscrizione al registro del volontariato, le case famiglia e il progetto oncologico, con la costruzione di un nuovo hospice pediatrico a Minsk

di Sara De Carli

Arena Ricchi è la nuova presidente di AVIB, la Federazione delle associazioni di volontariato per la Bielorussia. «E non vi nascondo che sono un po’ preoccupata», ha scritto in una lettera aperta alle associazioni, all’indomani della sua elezione. Impiegata al Comune di Imola, presidente dell’associazione Insieme per un futuro migliore, che dal 1997 è attiva in Bielorussia, lei stessa ospita da tempo due ragazzi bielorussi: «un ragazzo per i soggiorni e una ragazza fin dal 2003, allora c’erano ancora i visti di studio per minorenni. Ormai lei frequenta l’università», racconta. Il suo programma per il prossimo triennio? Lei lo definisce «minimal, d’altronde non ci sono soldi». Al primo punto ha «l’iscrizione dell’AVIB al registro del volontariato, possibilmente nazionale». Ecco il resto.

Lo scorso mandato ha visto Avib puntare decisamente sulla cooperazione alla pari con la Bielorussia, una scelta che ha anche portato critiche e rotture dentro al movimento. La sua sarà una presidenza di continuità o di rottura con questa impostazione?
Io ero già vicepresidente e responsabile del progetto oncologico. La cooperazione con la Bielorussia continuerà, in particolare su due fronti: le case famiglia, una l’abbiamo costruita, speriamo di trovare sponsor per costruirne altre e il progetto oncologico, da implementare.

In cosa consiste?
Il progetto ha tre momenti: dare ospitalità ai bambini in remissione tumorale, per vacanze in Italia; aiutare le associazioni bielorusse che seguono i bambini malati di tumore, a cominciare dal trasporto in ospedale per i controlli; collaborare alla prossima costruzione del nuovo hospice pediatrico a Minsk.

Cosa intende per collaborazione?
Raccolta di fondi, mettere in contatto medici italiani e medici bielorussi, aiutare a formare fisioterapisti in grado di agire in un settore così delicato.

La questione sanitaria e nello specifico l’allarme tumori è ancora elevato, più di 25 anni dopo Chernobyl?
Il problema è più che mai sentito perché l’incidenza di tumori continua ad essere alta: lo dicono i dati fotografati da esperti italiani, c’è un lavoro recente fatto dall’Arpa di Piacenza. Non ci discostiamo molto dalla situazione iniziale, da quel bisogno da cui è nato il movimento delle accoglienze.

Anche se i numeri però sono in calo…
In forte calo. L’anno scorso abbiamo accolto 12mila minori, mentre nella storia abbiamo avuto anche picchi di 50mila accoglienze. E prima del 2006 eravamo comunque a 28mila.

A che punto è la questione dei permesso-studio? Se n’è tanto parlato, la primavera scorsa…
Su questo punto siamo fermi, e non per volontà dei bielorussi.

Nel febbraio 2013 ci sarà a Minsk un convegno con le associazioni italiane organizzato dalla Bielorussia, per «rafforzare le condizioni di sicurezza dei bambini in Italia». La Bielorussia è ancora diffidente, dobbiamo ancora dimostrare qualcosa?
Dipende cosa si intende per Bielorussia. I genitori dei bambini non sono assolutamente diffidenti, all’interno dei ministeri invece ci sono alcune persone che utilizzano gli inconvenienti – ovviamente spiacevolissimi, ma inconvenienti – per chiedere maggiori finanziamenti per le colonie che risanano i bambini in Bielorussia.

Come guarderà Avib alle coppie che vogliono adottare un ragazzo bielorusso?
Non vedo preclusioni a collaborare. L’amore è qualcosa che sboccia, come una piantina. Non vedo il bisogno di strumentalizzare negativamente un’esperienza così bella.  
 


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA