Mondo

Tuareg, indipendenti ma isolati

Bruxelles, Parigi e Algeri non riconoscono il nuovo stato proclamato nel nord. Nel paese è caos totale

di Joshua Massarenti

Non sono passate nemmeno 24 ore dalla proclamazione dell’indipendenza del Nord Mali da parte del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad, che i Tuareg del MNLA sono già alle prese con un isolamento diplomatico.

Dopo la Francia, ex potenza coloniale del Mali, l’Unione Europea, l’Unione Africana e l’Algeria (attore politico chiave della crisi in Sahel) si sono rifiutati di riconoscere lo Stato del’Azawad. “Giudichiamo la dichiarazione unilaterale di indipendenza dell’Azawad come nulla e mai avvenuta” ha dichiarato stamane alla stampa il portavoce del ministero degli Affari esteri francese, Bernard Valero. Sempre in mattinata il ministro della Difesa Gerard Longuet aveva definito “senza senso” una “dichiarazione di indipendenza unilaterale non riconosciuta dagli Stati africani non avrebbe senso”.

Il comunicato del MNLA

In un comunicato diffuso sul sito del MNLA alle tre del mattino e firmato dal suo Segretario generale Billal ag Acherif, il movimento di liberazione Tuareg ha proclamato “in maniera irrevocabile l’indipendenza dello Stato dell’Azawad”. Una decisione giustificata da “50 anni di malgoverno, di corruzione e di collusione militare, politica e finanziaria che mette in pericolo l’esistenza del popolo dell’Azawad e minaccia la stabilità della regione e la pace internazionale”.

La condanna dell’Unione Africana e dell’Unione Europea

Ma la dichiarazione improvvisa dei Tuareg non ha convinto i partner africani. In un’intervista rilasciata a Le Monde, il Primo ministro Ahmed Ouyahia ha dichiarato che “l’Algeria non accetterà mai la divisione territoriale del Mali”, mentre il presidente della Commissione dell’Unione Africana (UA), Jean Ping ha definito “nullo e senza nessun valore” l’annuncio del MNLA, chiedendo alla comunità internazionale di sostenere la presa di posizione dell’Unione Africana. Oltre alla Francia, l’UA ha trovato una sponda diplomatica a Bruxelles, dove l’Unione europea ha respinto il principio che l’integrità territoriale del Mali fosse messa in discussione tornando a sottolineare che, secondo quanto ha dichiarato la portavoce dell’alto rappresentante per la Politica estera dell’Ue, Catherine Ashton, “finché l’ordine costituzionale non sarà ripristinato, nessuna soluzione potrà essere trovata”.

Lotte intestine a Timbuctù

Sul terreno intanto la situazione è confusa. Stamane il responsabile delle relazioni esterni del MNLA, Hama ad Sid’Ahmed, ha definito la dichiarazione di indipendenza come un modo per “opporsi a Iyad ad Ghali”, il leader del movimento islamista Ansar Dine, “che predica un islam radicale” da imporre “su tutto il territorio maliano” e che “nutre ben poco interesse alla causa dei Tuareg. La nostra dichiarazione si deve concretizzare con una serie di atti, tra cui garantire la sicurezza delle città e dei villaggi che  stiamo occupando, proteggere i cittadini stranieri, facilitare la presenza delle organizzazioni umanitarie per consentire il ritorno dei rifugiati all’interno della regione e soprattutto di controllare i terroristi presenti nelle città dove ci troviamo. Se non siamo in grado di fare questo, allora la nostra dichiarazione perderebbe tutto il suo significato”.

Ma le possibilità per il MNLA di dominare il Nord sono per ora risicate. La presa di Timbuctù è stata segnata da litigi sulla spartizione della città tra MNLA, Ansar Dine e Al Qaeda in Maghreb. Le notizie che giungono dalla “perla del Sahel” non sono verificabili. L’Agence France Presse parla di una città ormai nelle mani dei terroristi che avrebbero cacciato i leader Tuareg del MNLA, mentre Le Monde sostiene che i Tuareg controllano l’aeroporto di Timbuctù, dove regna una pace molto precaria. Il movimento Azawad avrebbe minacciato AQMI e Ansar Dine di espellere i loro uomini entro domani, con l’obiettivo di convincere la comunità internazionale a sostenere i Tuareg per sconfiggere gli islamisti.

Per ora, Francia, Algeria e Onu sono ancora in fase di osservazione. La presenza nel Sahel di ostaggi francesi rapiti dai terroristi islamici condiziona fortemente la strategia politico-militare della Francia, che preferisce assegnare all’ECOWAS (Comunità economica degli Stati dell’Africa dell’Ovest) il compito di risolvere la crisi maliano (naturalmente sotto la sua supervisione). Altrettanto decisiva è l’Algeria, la cui passività lascia molti esperti perplessi. Algeri “dispone di un budget e di forze militari sufficienti per schiacciare AQMI, ma la sua azione rimane molto opaca”. Come la Francia, l’Algeria deve fare i conti con il sequestro di sei agenti della sua sede consolare a Gao da parte di miliziani non identificati. Ma tutti sospettano che dietro l’attacco al consolato algerino ci siano gli islamisti di AQMI.


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