Economia
TTIP: dietro la sigla, il baratro?
Suscita polemiche, dibattiti accesi. Ma da noi, sembra ci sia chi lo considera una sigla come tante, di cui non avere paura. Eppure, il Trattato Transatlantico di libero scambio è oggi il tema più caldo, dopo la questione greca, ovviamente. Per ogni incontro con la società civile, il commissario europeo al commercio Cecilia Malmström ne fa cinque con i lobbisti e c'è chi, anche nel Parlamento italiano, chiede chiarezza
di M. D.
TTIP ovvero Transatlantic Trade and Investment Partnership. Già il nome incute timore."È solo una sigla", si dirà. Ma qui sta il trucco, perché dietro le sigle si puà nascondere di tutto.
Scriveva Herbert Marcuse, autore che un tempo la sinista europea amava molto citare, ma non sempre leggere:
Nato, Onu, etc. La maggior parte delle abbreviazioni sono perfettamente ragionevoli e appaiono giustificate dalla lunghezza dei termini non abbreviati. Ci si potrebbe tuttavia avventurare a scorgere in alcune di esse una 'astuzia della ragione': l'abbreviazione può servire ad eliminare domande non gradite. Una sigla come NATO non dice quel che dice North Atlantic Treaty Organization, menzionando un trattato tra le nazioni che si affacciano sull'Atlantico del Nord, nel qual caso uno potrebbe chiedere perché ne siano mèmbri la Grecia e la Turchia. Le abbreviazioni denotano solo e soltanto ciò che è istituzionalizzato in modo tale da tagliar fuori ogni connotazione trascendente. Il significato è rigido, manipolato, caricato ad arte. Una volta diventato un vocabolo ufficiale, continuamente ripetuto nell'uso comune, 'sanzionato' dagli intellettuali, esso ha perso ogni valore cognitivo e serve solamente per richiamare un fatto fuori di discussione.
Herbert Marcuse, “L’uomo a una dimensione”
Stando alla definizione fornita dalla Commissione europea, il TTIP è (o sarebbe) un accordo di “ partenariato trans-atlantico per il commercio e gli investimenti". In sostanza, un accordo commerciale attualmente in fase di negoziato tra l’unione Europea e gli Stati Uniti. che avrebbe ’obiettivo di "rimuovere le barriere commerciali in una vasta gamma di settori economici per facilitare l’acquisto e la vendita di beni e servizi tra Europa e Stati Uniti".
Tutto chiaro? Non proprio. Perché il TTIP tocca una serie di questioni – dai dazi doganali, alla qualità, alla tracciabilità e via discorrendo dei prodotti – che secondo i più critici potrebbero dare il colpo definitivo al nostro settore agroalimentare e mettere a repentaglio la salute dei cittadini.
Da un lato, c'è la preoccupazione di cittadini, attivisti e movimenti. Dall'altro, c'è chi, nelle istituzioni, tende a smorzare i toni e rassicurare. Poche ore fa, il viceministro allo Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha affermato che per l'Italia si prevederebbe una crescita delle esportazioni fra il 4,5 e il 5% "sostenuta soprattutto dall'accordo commerciale di libero scambio transatlantico Ttip, atteso entro l'anno".
Dalla Campagna #StopTTIP fanno invece sapere che negli ultimi mesi, gli uffici della Commissione europea che seguono il negoziato hanno ricevuto a porte chiuse decine di lobbysti, evidentemente interessati all'accordo. "TTIP: a corporate lobbying paradise", titola l'osservatorio sulle lobby Cortporate Europe Observatory.
Su questo paradiso dei lobbysti è intervenuta pochi minuti fa, in un'audizione al Senato organizzata dal M5S, Monica di Sisto, portavoce italiana della campagna #StopTTIP che ha già raccolto oltre 2,5 milioni di adesioni in Europa di cui oltre 60.000 firme in Italia.
Il TTIP, il trattato tra UE e USA danneggerà piccoli e medi imprenditori, chi produce prodotti tipici e punta sulla qualità e chi ha scelto come proprio mercato primario l'Europa, parliamo dell'80% del sistema italiano.
Monica di Sisto, portavoce italiana della campagna #StopTTIP
In un'aula manco a dirlo deserta, se si escludono i senatori del M5S, la Di Sisto ha ribadito che "con il TTIP decadrà il sistema di controlli previsto negli stati europei per uniformarsi ai minori standard nord americani. Secondo dati diffusi da diversi stessi organismi europei all'interno dell'Unione Europa si perderanno tra i 300mila e 1 milione di posti di lavoro. È importante che oggi si discuta di questo trattato e si faccia trasparenza e le forze politiche ed economiche ne discutano senza barriere ideologiche. Dobbiamo sapere che dal trattato una volta che sarà approvato non sarà più possibile tornare indietro".
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