Famiglia

Tsunami:Onu, mobilitazione senza precedenti

Circa 12 miliardi di dollari la raccolta per le popolazioni colpite lo scorso 26 dicembre

di Carmen Morrone

La catastrofe naturale dello tsunami – che lo scorso 26 dicembre ha devastato 12 paesi dell’Oceano Indiano causando 226mila vittime – ha visto una mobilitazione umanitaria planetaria senza precedenti. Lo afferma Jan Egeland, responsabile del Coordinamento per gli aiuti umanitari delle Nazioni Unite. Sono stati 90 i paesi, tra cui alcuni del terzo mondo, che hanno inviato il loro contributo, e 36 nazioni hanno mandato nelle aree colpite anche esperti civili e militari, mentre si contano oltre 500 organizzazioni non governative (Ong), provenienti da ogni dove, che hanno partecipato ai vari programmi di ricostruzione e raccolta di fondi umanitari. Circa 12 miliardi di dollari e’ stato il totale delle donazioni effettuate da governi, Ong, imprese e singoli cittadini, per portare un primo aiuto alle popolazioni colpite e per finanziare la colossale opera di ricostruzione. ”Penso che il mondo sia stato eccezionale nella risposta allo tsunami”, ha detto Egeland in un’intervista all’Ap ripresa da tutti i media americani, sottolineando che la comunita’ internazionale in questa emergenza ”ha fatto proprio quello che doveva fare”. Egeland, rinnovando a nome delle Nazioni Unite il suo ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito, ha ribadito che gli interventi di ricostruzione necessitano di piu’ tempo rispetto a quanto preventivato. ”Siamo stati piu’ efficienti di quanto ci aspettavamo nella fase della raccolta di fondi, considerata l’alto livello di emergenza che dovevamo affrontare”, ha commentato Egeland. ”Le popolazioni hanno avuto un rifugio d’emergenza, cibo, assistenza medica ed anche le scuole. In ogni caso abbiamo bisogno di piu’ tempo di quanto pensavamo per ricostruire”, ha concluso il responsabile degli aiuti umanitari dell’Onu. I funzionari delle Nazioni Unite lamentano soprattutto le difficolta’ incontrate nei programmi di ricostruzione nella provincia di Aceh, in Indonesia. L’intervento umanitario e’ stato rallentato dal conflitto tra le forze governative e le milizie dei ribelli separatisti, una situazione che ha costretto circa 150mila sfollati a continuare ad abitare in tende ed altri alloggi provvisori. ”Penso che la popolazione di Aceh sia frustrata in quanto sono costretti a vivere in altri posti e sempre in condizioni di miseria – ha detto Egeland – I loro mezzi di sussistenza non sono stati ristabiliti. I loro villaggi non stati ricostruiti. Molto spesso sono costretti a vivere ancora nelle tende o dai parenti”. Egeland ha quindi affermato che i 12 miliardi di dollari raccolti dai vari fondi di solidarieta’ sono sufficienti a coprire i costi della ricostruzione. Semmai il compito, affatto facile, e’ quello di redistribuire le risorse, affinche’ le risorse siano massimizzate e utilizzate pienamente in tutti i paesi colpiti dal maremoto. Infine, citando l’ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, inviato speciale dell’Onu per lo tsunami, Egeland ha invitato la comunita’ internazionale e tutte le organizzazioni coinvolte a raddoppiare i propri sforzi affinche’ tutto sia ricostruito ”meglio di come era prima”.”Ho sempre pensato che la risposta internazionale all’emergenza tsunami debba diventare il nostro nuovo standard”, ha concluso, auspicando che in futuro ci sia un’eguale mobilitazione nell’eventualita’ di altre grandi emergenze umanitarie.


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