Famiglia

Tsunami emergenza minori

Senza più casa, scuola, mamma, papà. E' il dramma di migliaia di bambini, dall’India all’Indonesia, sopravvissuti allo tsunami.

di Benedetta Verrini

Il bilancio dell?orrore, nove giorni dopo, registrava 135mila morti. Un terzo di essi, secondo stime Unicef, erano bambini. E ancora bambini sono gran parte dei sopravvissuti, almeno uno sfollato su due. Sguardi disorientati e affamati, piccole braccia fasciate in letti d?ospedale, lacrime che hanno fatto il giro del mondo.
E le famiglie dei Paesi occidentali hanno risposto in massa, con l?offerta più spontanea che possa venire: portarli via dal dolore e dalla miseria, adottarli. In questi giorni, anche la posta elettronica di Vita è stata affollata di messaggi di persone disponibili ad accogliere le piccole vittime del maremoto. Il leader della Margherita, Francesco Rutelli, che è padre adottivo, ha chiesto al governo di facilitare le pratiche d?adozione di bambini asiatici rimasti senza famiglia.
Di quella zona del mondo, gli unici Paesi ?aperti? all?adozione da parte di coppie italiane registravano un trend di accoglienze medio-basso rispetto agli standard dei Paesi dell?Est Europa: dall?India sono arrivati 441 minori negli ultimi 4 anni, dallo Sri Lanka 22 e dalla Thailandia appena 12. Ci sarà un?inversione di tendenza? È difficile dirlo. Se da una parte la disponibilità all?accoglienza ora è enorme, lo è anche la cautela delle istituzioni e degli enti autorizzati. Dietro l?angolo, sotto la disponibilità estemporanea ed emotiva, si cela il rischio di una forma di rapacità, tutta occidentale, di cui questi bambini non hanno bisogno. Così, dopo le segnalazioni dei tentativi di ?comprare? gli orfani di Aceh nei campi di accoglienza e le sparizioni di bambini occidentali dagli ospedali, Jakarta ha ribadito la chiusura dell?Indonesia alle adozioni. Ricordando al mondo che le priorità dei bambini non coincidono con quelle degli adulti. Salute, scuola, uguaglianza, protezione, dice l?Unicef, vengono prima di tutto.

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