Volontariato

Tsunami 2004: gli SMS scoprono la trasparenza

Inchiesta SMS solidali/ Seconda puntata. La raccolta di Stato pretese chiarezza. In questo modo

di Gabriella Meroni

di Chiara Sirna e Gabriella Meroni E’un fatto, e lo ribadiamo. Per le associazioni non profit le raccolte fondi tramite sms solidali sono «un ottimo», se non «il miglior strumento» di fundraising. Anche se qualcuna riconosce che «la vera trasparenza» imporrebbe altre regole. «Richiederebbe un?altra impostazione», ammette il direttore Fundraising di Telethon, Niccolò Contucci, «ma ho la massima fiducia negli operatori telefonici, che non hanno mai dato alcun motivo per nutrire dubbi, quindi ogni sospetto di irregolarità è insensato». Fin qui, tutti d?accordo. Nessuno, tantomeno noi, abbiamo mai avanzato alcun sospetto di «irregolarità», semmai abbiamo ipotizzato un miglioramento generale nella accountability del sistema, per renderlo ancora più efficace e sicuramente più trasparente, nell?interesse di tutti: donatori, beneficiari e ?mandatari?, ovvero grandi aziende di telefonia con la csr in testa. Tanto più che qualcuno, in un recente passato, è riuscito a strappare agli operatori telefonici regole di rendicontazione sicuramente migliori di quelle assicurate alle associazioni non profit. Con garanzie scritte nero su bianco. E gli italiani conobbero l?sms Dopo lo tsunami, il maremoto nell?Oceano Indiano che il 26 dicembre 2004 causò centinaia di migliaia di morti e feriti, la Protezione civile ricevette l?incarico dal governo italiano di gestire tutti i fondi devoluti per l?emergenza, compresi quelli derivanti da sms solidali. In quell?occasione così drammatica, i messaggini da soli fruttarono 28 milioni di euro grazie a una mobilitazione straordinaria degli italiani, che conobbero e apprezzarono in massa questo strumento di donazione. In quel caso, però, l?ufficio legale del dipartimento riuscì a concordare con tutte le compagnie telefoniche, allo stesso modo, condizioni di trattamento che non vennero più replicate. Nessun costo per lo Stato Nel contratto stipulato allora, infatti, si inserì la valuta cui fare riferimento (nello specifico, l?11 gennaio 2005), si specificò che «nessun costo doveva gravare sul dipartimento» e si aggiunse anche che «gli interessi attivi maturati sul conto corrente bancario» sarebbero andati a incrementare l?importo delle donazioni. Di fatto, dunque, sarebbero stati girati in toto al dipartimento. Nei mandati speciali con rappresentanza siglati oggi tra le onlus e gli operatori telefonici non si fa cenno, invece, né ai costi dell?operazione, né agli interessi maturati sui conto correnti, né alla reportistica. Abbiamo interpellato a proposito un esperto di contratti del Movimento Consumatori, che ha personalmente visionato un mandato speciale con rappresentanza. «Gli accordi relativi a costi, interessi e report ci devono essere per forza, magari da qualche altra parte», ha detto a Vita Piero Pacchioli, «altrimenti evidentemente questi aspetti devono far parte di un regolamento interno che non viene mostrato a nessuno». «Non si dice ad esempio nulla», aggiunge, «sui costi operativi del servizio, né su chi ricadano, e quando si parla del conteggio degli sms non si specifica in che modo avvenga, né quali siano le modalità del conguaglio». «È anche vero», conclude, «che nel contratto tra privati vale ciò su cui ci si mette d?accordo, il resto è a discrezione». Interessi per milioni di euro Il mandato speciale con rappresentanza preparato dagli uffici legali delle major telefoniche di fatto sorvola su alcune questioni fondamentali. Sulle modalità, ad esempio, di rendicontazione delle somme raccolte tramite sms e sulle condizioni alle quali si possono richiedere informazioni aggiuntive agli operatori, per cui si dice genericamente che saranno un ?onere? dell?associazione stessa. Nessun accenno, allo stesso modo, si fa alla valuta di riferimento. Ma su questo punto Vodafone sgombra subito il campo da equivoci. «Nel caso dello tsunami ogni giorno di differenza nella valuta, vista la mole di soldi mossa, avrebbe portato a differenze di milioni di euro», spiega Caterina Torcia, manager Csr di Vodafone Italia, «mentre con le associazioni questo problema non si pone». Ma come mai, chiediamo noi, gli attuali accordi sottoscritti con le onlus non contengono le stesse garanzie messe nero su bianco ai tempi dello tsunami? Perché i termini contrattuali stabiliti per la raccolta fondi a favore della Protezione civile sono rimasti un unicum? Due pesi e due misure? «Assolutamente no», risponde Luca Gelli, responsabile dei Rapporti con le onlus per Tim – Telecom. «È che siamo in due sfere diverse. Un ente pubblico di emanazione della Presidenza del Consiglio fa riferimento alle leggi della pubblica amministrazione, con un soggetto privato si stipula un accordo privato». «Il contratto fu redatto dal dipartimento della Protezione civile, ci fu praticamente imposto», aggiunge il manager Csr di Wind, Amedeo Tartaglia, «ma oggi noi diamo le stesse garanzie ai piccoli». C?è chi riconosce, però, che i costi incidono sul trattamento. «La totale gratuità del servizio messo a disposizione delle associazioni», spiega Chantal Hamende, responsabile dei Rapporti con le onlus di 3, «impone all?operatore telefonico, per evitare costi aggiuntivi, anche l?essenzialità gestionale». Ovvero, diciamo noi: trattare tutti come la Protezione civile costa troppo. Una volta basta e avanza?


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