Mondo
Trump svela lo scollamento tra élites e popoli
Oggi, credo, non abbiamo altra certezza: quella di una élite, fatta di media, establishment politici e burocratici, star system e sondaggisti, che vive in una bolla globalizzata che nulla ha a che fare con la vita reale delle persone
Questa mattina, al raggiungimento della fatidica soglia dei 270 grandi elettori per Trump (alle 8,38) ho scritto queste righe su Facebook: «Oggi una sola certezza: le élites, ovunque in occidente, non capiscono più i loro popoli. Media, establishment politici e burocratici, star system, sondaggisti, si parlano tra di loro, discutono tra loro in un teatrino di opposte e fittizie fazioni, si accoppiano tra loro, litigano tra loro, ma i popoli sono altrove e soffrono. Le élites non li vedono e non li capiscono, in sostanza se ne fregano. Dovrebbero tornare in strada le élites per provare a capire, uscire dai salotti e dai talk, prendere qualche mezzo pubblico. Così, dopo le europee e la Brexit arriva Trump».
Mi ha stupito vedere in poche ore centinaia di like a quelle mie poche righe e un centinaio di condivisioni. Davvero colpisce una così semplice constatazione? E perché? Davvero oggi, credo, non abbiamo altra certezza che quella sottolineata nel mio breve post. La certezza di una élite che vive in una bolla globalizzata che nulla ha a che fare con la vita reale delle persone.
Già nel settembre scorso avevo avvertito della percezione distorta restituita dai media, italiani e non, dopo il primo confronto Clinton-Trump, tirandone una conclusione forte ma vera.
Distanza tra la capacità di lettura delle élites e i sentimenti e la vita del loro popolo che è via via aumentato sino all’ennesima sorpresa di questa notte con Trump che ha “trionfato” portandosi a casa anche il Congresso. Avrà poteri larghi Trump, è dai tempi di Dwight David Eisenhower (34° Presidente Usa) che un presidente non aveva un tale controllo su Camera e Senato!
Non so quanto Trump sarà pericoloso e se lo sarà, sappiamo che è stata una campagna elettorale orribile tra due orribili candidati (che l’America si riduca a questo è segno del malessere dell’occidente e delle democrazie), sappiamo però che è pericolosa sia la distanza dei palazzi del potere dalla gente, sia l’uso che i potenti di turno fanno del malessere popolare. L’autoreferenzialità delle caste al potere e il populismo di chi vorrebbe insediarsi al loro posto sono le due patologie della stessa malattia: quella dell’asfissia di una democrazia rappresentativa da decenni ripiegata su se stessa.
Preoccupa in questo quadro lo spaesamento globale di una sinistra tutta dentro le bolle della finanza e della green economy e quanto mai lontana dalla sofferenza di strati sempre più larghi di popolazione. Capiranno ora?
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