Mondo

Trump svela lo scollamento tra élites e popoli

Oggi, credo, non abbiamo altra certezza: quella di una élite, fatta di media, establishment politici e burocratici, star system e sondaggisti, che vive in una bolla globalizzata che nulla ha a che fare con la vita reale delle persone

di Riccardo Bonacina

Questa mattina, al raggiungimento della fatidica soglia dei 270 grandi elettori per Trump (alle 8,38) ho scritto queste righe su Facebook: «Oggi una sola certezza: le élites, ovunque in occidente, non capiscono più i loro popoli. Media, establishment politici e burocratici, star system, sondaggisti, si parlano tra di loro, discutono tra loro in un teatrino di opposte e fittizie fazioni, si accoppiano tra loro, litigano tra loro, ma i popoli sono altrove e soffrono. Le élites non li vedono e non li capiscono, in sostanza se ne fregano. Dovrebbero tornare in strada le élites per provare a capire, uscire dai salotti e dai talk, prendere qualche mezzo pubblico. Così, dopo le europee e la Brexit arriva Trump».

Mi ha stupito vedere in poche ore centinaia di like a quelle mie poche righe e un centinaio di condivisioni. Davvero colpisce una così semplice constatazione? E perché? Davvero oggi, credo, non abbiamo altra certezza che quella sottolineata nel mio breve post. La certezza di una élite che vive in una bolla globalizzata che nulla ha a che fare con la vita reale delle persone.

Già nel settembre scorso avevo avvertito della percezione distorta restituita dai media, italiani e non, dopo il primo confronto Clinton-Trump, tirandone una conclusione forte ma vera.

Distanza tra la capacità di lettura delle élites e i sentimenti e la vita del loro popolo che è via via aumentato sino all’ennesima sorpresa di questa notte con Trump che ha “trionfato” portandosi a casa anche il Congresso. Avrà poteri larghi Trump, è dai tempi di Dwight David Eisenhower (34° Presidente Usa) che un presidente non aveva un tale controllo su Camera e Senato!

Non so quanto Trump sarà pericoloso e se lo sarà, sappiamo che è stata una campagna elettorale orribile tra due orribili candidati (che l’America si riduca a questo è segno del malessere dell’occidente e delle democrazie), sappiamo però che è pericolosa sia la distanza dei palazzi del potere dalla gente, sia l’uso che i potenti di turno fanno del malessere popolare. L’autoreferenzialità delle caste al potere e il populismo di chi vorrebbe insediarsi al loro posto sono le due patologie della stessa malattia: quella dell’asfissia di una democrazia rappresentativa da decenni ripiegata su se stessa.

Preoccupa in questo quadro lo spaesamento globale di una sinistra tutta dentro le bolle della finanza e della green economy e quanto mai lontana dalla sofferenza di strati sempre più larghi di popolazione. Capiranno ora?

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