L'America che non ci sta
Trump non ferma l’impegno dei territori per il clima
Nessun passo indietro nella lotta alla crisi climatica. Lo hanno annunciato tre donne, le governatrici di New York e del New Mexico e la sindaca di Phoenix, in rappresentanza di Stati, territori e città americane per il clima, mentre Donald Trump confermava quanto promesso: gli Usa escono dall'Accordo di Parigi. «Per la nostra salute e per il nostro futuro, noi andremo avanti. Porteremo questo messaggio alla la Cop30 in Brasile», dicono dalla Us Climate Alliance. Intanto però la Fed esce dalla rete delle banche centrali per una finanza verde
L’azione per il clima negli Stati Uniti non finisce con Donald Trump. Lo hanno dichiarato i membri della Us Climate Alliance, una coalizione bipartisan di Stati che rappresentano circa il 60% dell’economia e il 55% della popolazione americana, assieme a Climate Mayors, una rete di circa 350 sindaci americani per il clima, mentre il presidente annunciava l’uscita degli Usa dall’Accordo di Parigi. Le governatrici di New York Kathy Hochul e del New Mexico Lujan Grisham, in rappresentanza della Us Climate Alliance, hanno scritto al Segretario esecutivo dell’Onu per il cambiamento climatico Simon Stiell: «L’impegno dell’America per raggiungere gli obiettivi di Parigi, e contenere l’aumento della temperatura media del pianeta ben al di sotto del 2°C, continuerà. Non ci saranno passi indietro, per la nostra salute e per il nostro futuro, noi andremo avanti. Porteremo questo messaggio alla prossima Conferenza Onu delle parti sul clima, la Cop30 in Brasile».
Questione di Pil
La Us Climate Alliance sottolinea che, tra il 2005 e il 2022, gli Stati e i territori che fanno parte della coalizione hanno ridotto le proprie emissioni di gas serra e, nello stesso tempo, il Pil è cresciuto complessivamente del 30%, dando lavoro qualificato a molte persone nel settore delle energie pulite. «Ora stiamo per raggiungere l’obiettivo di tagliare le emissioni del 26% entro il 2025, rispetto al livello del 2005. E non ci fermeremo: entro il 2030 il nostro impegno è una riduzione del 50-52% e del 61-66% entro il 2035», scrivono ancora nella lettera. «La Costituzione americana garantisce agli Stati e territori che governiamo di andare avanti su questa strada. Adotteremo le soluzioni climatiche di cui abbiamo bisogno per la neutralità climatica».
La portavoce della rete di sindaci e prima cittadina di Phoenix Kate Gallego, inoltre, ha dichiarato: «Indipendentemente dalle decisioni del governo federale, il nostro impegno per gli Accordi di Parigi andrà avanti. Il costo della mancanza di azione è semplicemente troppo alto, come abbiamo visto di recente con gli incendi devastanti di Los Angeles, con le temperature estive estreme a Phoenix e con gli uragani in North Carolina e Florida. Oggi più che mai dobbiamo fare di più per proteggere le comunità, diminuire le bollette energetiche, creare posti di lavoro ben pagati e mantenere la nostra competitività investendo in nuove infrastrutture e mercati emergenti».
La Fed è meno verde
Intanto, però, già venerdì 17 gennaio la Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti, ha abbandonato il Network for greening the financial system – Ngfs perché, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Reuters, la rete «ha allargato l’ambito di competenze oltre il mandato statutario della Fed». Ma il gesto è stato ovviamente interpretato come una conseguenza di una politica sempre meno favorevole all’ambiente. Il network, lanciato nel 2017, si occupa di elaborare report e scenari climatici che vengono utilizzati per la stima degli effetti del riscaldamento globale sull’economia e il settore finanziario. Senza la Fed, la banca centrale più importante della rete resta quella europea.
In apertura, New York, foto di ben o’bro su Unsplash
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