Scenari
Trump, l’incubo delle espulsioni di massa
Oggi il tycoon giura come 47esimo presidente degli Stati Uniti. C’è preoccupazione in tutto il mondo per quanto riguarda le annunciate deportazioni degli immigrati illegali. Riccardo Noury, portavoce Amnesty International Italia: «Non sappiamo se il piano di espulsioni riguarderebbe migliaia o decine di migliaia di persone. Il rischio è che ci sia un impatto forte sulle popolazioni centroamericane»
Nel giorno dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, si susseguono le notizie su un possibile piano di espulsioni di massa da parte della nuova amministrazione degli Stati Uniti. Un’operazione che dovrebbe partire martedì e durare una settimana.
Gli immigrati di città come Chicago si stanno preparando a potenziali deportazioni sotto l’amministrazione entrante. «Il presidente ha fatto un annuncio, non dando nessun dettaglio. Ha fatto riferimento più volte in campagna elettorale alle “deportazioni di massa”», dice Riccardo Noury, portavoce Amnesty International Italia.
«Noi non abbiamo idea se intenda ripristinare quelle pratiche odiose di divieto di accesso in determinati Paesi, come fece all’inizio del suo primo mandato. Oppure se intenda ripristinare delle norme impiegate, o impiegate saltuariamente durante l’amministrazione Biden come il Title 42». Quest’ultimo è stato il provvedimento preso dalla Casa Bianca che permetteva – a causa della pandemia di Covid – di rifiutare, per motivi di sanità pubblica, l’ingresso negli Usa: chi cercava di entrare illegalmente poteva essere deportato, il diritto di asilo era sospeso.
«Non sappiamo se il piano di espulsioni riguarderebbe migliaia o decine di migliaia di persone, è tutto molto vago al momento. Basta l’annuncio per mettersi in allarme. L’ufficio di Amnesty negli Usa sta monitorando ogni singolo passo, e monitorerà tutti gli ordini esecutivi che ci saranno», continua Noury.
Rischio che si tenga conto del Paese e non dello status delle persone
«Una delle cose più turpi, che ha riguardato l’amministrazione Biden, è stato il respingimento degli haitiani per mezzo uomini a cavallo, armati di fruste», ricorda Noury. «Il rischio è che vengano introdotte nuove misure nei confronti di persone che entrano da singoli Paesi. Questo comporterebbe il pericolo che non si terrebbe conto dello status delle persone ma del loro Paese di origine, andando paradossalmente a colpire le persone anziché la nazione, quando le persone fuggono dal Paese. Ci ricordiamo l’elenco degli Stati musulmani?». Il riferimento è alla lista dei Paesi “Muslim Ban” di Donald Trump, il provvedimento preso nel 2017 per «proteggere gli Usa dai terroristi».
Il pericolo delle deportazioni di chi è arrivato dal “triangolo della morte”
«Il rischio è che ci sia un impatto forte sulle popolazioni centroamericane, la cui presenza è tollerata perché servono le braccia per lavorare. Il pericolo più grande è la deportazione di persone che sono arrivate in questi anni dal “triangolo della morte” (la zona più mortale del mondo, ndr): El Salvador, Guatemala e Honduras. Il piano di espulsioni rischia di coinvolgere il Messico, con questo scenario in cui qualunque tipo di governo (di destra o di sinistra) si trovi costretto a “fare il lavoro sporco”: non far entrare e riprendere. E che, quindi, ricominci il percorso verso sud, attraverso il Messico».
Grandi minacce ai diritti umani
«Il primo mandato del presidente Trump e le promesse fatte in campagna elettorale fanno presagire grandi minacce ai diritti umani durante la seconda presidenza», dice in una nota Paul O’Brien, direttore generale di Amnesty International Usa.
«Di fronte a tutte le sfide e ai mali che l’umanità ha di fronte, basarsi sui diritti umani per tutte e per tutti, senza distinzioni, è sempre la soluzione migliore, importante oggi più che mai. Ciò nonostante», continua O’Brien, «durante la campagna elettorale, il presidente Trump ha sistematicamente preso di mira, con una retorica crudele e pericolosa, le comunità più vulnerabili come le persone migranti e le giovani persone trans. Ispirandosi direttamente al manuale dei leader autoritari, ha anche promesso rappresaglie contro i suoi oppositori politici e singoli giornalisti».
Decisioni di Trump: effetti sulle future generazioni
Le decisioni del presidente Trump «avranno conseguenze ad ampio raggio che produrranno effetti sulla vita di chiunque in questo pianeta e anche su quella delle future generazioni che devono ancora nascere», afferma, sempre in una nota, Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International. «La stabilità globale si basa sugli impegni dei leader mondiali nei confronti del multilateralismo e dello stato di diritto. Se gli Usa si ritirassero da questo spazio, creerebbero un pericoloso vuoto e pregiudicherebbero il sistema che abbiamo costruito per difendere i diritti umani».
Callamard continua: «Insieme alle persone a noi associate e alleate e alle comunità degli Usa e di altri stati, siamo pronti a chiamare questo governo a rispondere rispetto ai suoi obblighi relativi ai diritti umani. Contrasteremo le crudeli espulsioni di massa, gli attacchi a chi manifesta, le limitazioni ai diritti riproduttivi e le altre violazioni dei diritti umani. Osserveremo, documenteremo, denunceremo e mobiliteremo l’azione collettiva avendo sempre come faro i diritti umani».
Nella foto di apertura, il confine fra Messico e Usa a Yuma, fotoAP Photo/Eugene Garcia, File/LaPresse.
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