Non profit

Trump: il non profit guida la protesta delle donne

Mentre il nuovo presidente degli Stati Uniti si insedia alla Casa Bianca, 400 tra le principali non profit del Paese sposano la Women’s March di sabato, scendendo in Piazza per manifestare a favore dei diritti delle donne e delle minoranze. Oltre 200mila persone previste a Washington, 600 manifestazioni in altre città del Paese e più di 1 milione di iniziative parallele in tutto il mondo

di Ottavia Spaggiari

Si prevede che saranno migliaia i manifestanti a riversarsi sulle strade di Washington per dimostrare il proprio dissenso al nuovo presidente degli Stati Uniti, proprio nel giorno della cerimonia di insediamento. Basti pensare che, solitamente, in vista del cosiddetto Inauguration Day, le richieste di permesso per le manifestazioni di strada, sono quattro o cinque, mentre quest’anno si aggirano intono alla ventina.

Diversi i gruppi che scenderanno in piazza, la maggior parte auto-organizzati online.

La più grossa mobilitazione però non sarà il 20 gennaio, bensì il giorno seguente: la Women’s March, la marcia delle donne, un’iniziativa nata spontaneamente dall’iniziativa di gruppi indipendenti subito dopo l’elezione di Trump, che potrebbe coinvolgere migliaia di persone in tutto il mondo.

Se infatti a Washington sono attese circa 200mila persone, sono state organizzate altre 616 manifestazioni parallele in altre città degli Stati Uniti, e oltre 1,300,000 iniziative in altri Paesi del mondo, dal Canada, al Messico, fino al Sud Africa. (Eventi saranno organizzati anche a Milano, Firenze e Roma).

“La retorica dell’ultimo ciclo elettorale ha insultato, demonizzato e minacciato molti di noi,” si legge nella mission della Marcia, “immigrati di status diversi, musulmani, persone di fede diversa e appartenenti alla comunità LGBTQIA, nativi americani, neri, disabili, vittime di violenza sessuale […]. Siamo messi davanti alla domanda su come andare avanti, nonostante la preoccupazione e la paura, nazionale e internazionale.”

Obiettivo della manifestazione “mandare un messaggio alla nuova amministrazione nel primo giorno di governo e al mondo intero, affermando che i diritti delle donne sono diritti umani.”

A muovere le fila dell’evento, a cui hanno aderito, oltre 400 tra le principali organizzazioni degli Stati Uniti, da Oxfam, a Human Rights Watch, fino ad Amnesty International, alla rivista GOOD, sono proprio alcuni dei protagonisti del non profit americano. Tra gli organizzatori principali, Carmen Perez, direttore esecutivo, dell’ONG Gathering for Justice; Linda Sarsour, direttore esecutivo dell’Associazione arabo-americana di New York e Tamika Mallory, ex direttore esecutivo del National Action Network.

“I diritti delle donne sono collegati ai diritti riproduttivi, al clima, ai diritti degli immigrati,” ha raccontato a Chronicles of Philanthropy, Paola Mendoza, una dei direttori artistici della marcia. “Dobbiamo guardare il quadro generale, invece di funzionare per silos.”

Parola d’ordine inclusione, come ha dichiarato Nancy Delaney di Oxfam America: “Il nostro staff è stato estremamente entusiasta di partecipare sin dal primo momento in cui la marcia è stata annunciata. Il nostro obiettivo è coinvolgere altre persone che vogliano portare avanti il nostro messaggio di inclusione.”

Secondo Margaret Huang, direttrice di Amnesty International USA, “Questa marcia potrebbe dare il via ad una mobilitazione dal basso straordinaria nei prossimi anni.”

Foto: CHRIS SCHNEIDER/AFP/Getty Images

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