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Truffe: sotto accusa le società “piramidali”

Presentato un Ddl che definisce come "reato" l'organizzazione di società "piramidali". Quando, lusingato dai "facili guadagni", fai derubare te e i tuoi amici

di Barbara Fabiani

E’ il sistema che ha portato l’Albania alla bancarotta definitiva: sono le società piramidali che anche in Italia fanno non pochi danni.
Basti sapere che una di queste società truffaldine, la Alpha Club, ha lasciato nei guai 170mila “soci”, scappando con il malloppo e lasciando dietro di sè un debito con l’erario di 130 miliardi delle vecchie lire.
Ma ciò che inasprisce il senso di frustrazione è che dopo le dichiarazioni di fallimento e le condanne amministrative, i vertici di queste “aziende” rispuntano in altre zone del paese proponendo indisturbati la truffa delle “piramidi”.
Per cercare di fermare queste vere e proprie Spa della truffa è stato oggi presentato un disegno di legge perché venga finalmente riconosciuto come reato, come è in altri paesi europei, l’organizzazione di tali meccanismi piramidali.

Detto in breve il meccanismo dei raggiratori, che a dire il vero contano molto sulla cupidigia di molta gente e la voglia di fare soldi facili, consiste nel convincere il “pollo” a pagare una certa somma per entrare a far parte del club, ovvero per acquistare uno stock di prodotti da rivendere porta a porta oppure per l’acquisto di fantomatici “pacchetti di buoni sconto” per diversi tipi servizi. Ma la spesa, garantiscono, verrà rimborsata con gli interessi qualora l’affarista in erba presenterà un certo numero di suoi amici e parenti disposti a entrare nel giro, pagando anch’essi qualche milione.
E’ per questo che le richiamano “piramidi”, perché l’adesione si accumula , oltre per il fatto significativo che a guadagnarci è solo la punta del vertice mentre a chi sta alla base resta solo il peso dell’operazione, cioè le tasche svuotate.

Il disegno di legge a firma degli onorevoli Ruzzante e Gambini è stata messa a punto dall’uffico legislativo dei Ds-Ulivo in collaborazione con l’associazione per i diritti dei consumatori Adiconsum, e l’Avedisco, l’associazione che riunisce 38 delle maggiori sigle di società specializzate nella vendita diretta.

“Si tratta di cominciare a distinguere la vendita diretta legittima da questi meccanismi truffa, sia per tutelare i cittadini che le stesse aziende oneste – spiega l’on. Piero Ruzzante- La legge provvede ad una chiara definizione di cosa siano queste società e ne specifica il tipo di reato. Ciò permetterebbe all’Italia di adeguare la propria normativa a quelle di altri paesi europei.
Infatti, queste società ,spesso legate a reti internazionali, valutano le varie legislazioni nazionali prima di scegliere dove sia più conveniente operare”.

“Ci troviamo di fronte a organizzazioni ben strutturate , con grande esperienza e che è anche difficile capire nei loro meccanismi interni perché ben coperte dal silenzio degli “operatori” e alle volte dei partecipanti – aggiunge Donata Monti, segretario generale di Adiconsum- Sappiamo che molte delle organizzazioni più piccole spesso sono “filiali” di strutture molto più grandi attive a livello internazionale”.

“Queste società daneggiano il mercato della vendita diretta dove sono impiegati 155mila addetti in Italia: che si tratti di venditori a domicilio o la vendita attraverso riunioni. – protesta Enrico Festa , vicepresidente Avedisco -Entrare nelle case delle persone implica un rapporto di fiducia che è lo stesso che lega l’azienda al suo rivenditore. Nessuna delle società serie impone ai propri venditori di acquistare stock di prodotti o di versare quote di iscrizione, né tanto meno offre mai la partecipazione ad operazioni finanziarie. Quando questo accade, e in più si chiede di coinvolgere degli amici, bisogna sospettare subito il raggiro”.

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