Welfare

Troppi errori sul Quoziente Parma

Questo strumento, che corregge l'Isee e beneficia le famiglie, è innovativo e a costo zero. Peccato che il sindaco precedente ne abbia fatto un uso discutibile, e quello attuale lo abbia ideologicamente cancellato. Due abbagli colossali. Ecco perché

di Gabriella Meroni

Una città in subbuglio e un sindaco sotto attacco con l'accusa di essere nemico della famiglia. Siamo a Parma e il primo cittadino bersaglio di critiche è il grillino Federico Pizzarotti (nella foto), che con una delibera del 26 novembre scorso ha sospeso da gennaio il Quoziente Parma, innovativo strumento di welfare inventato e introdotto dalla precedente giunta pidiellina che rimodula l'Isee (e quindi la maggior parte delle tariffe per accedere ai servizi di welfare) in base ai carichi familiari di chi chiede i servizi stessi. In pratica, in base al Quoziente Parma se una famiglia ha più figli, o genitori anziani a carico, o un componente disabile paga meno – a parità di reddito  – rispetto a chi questi carichi di famiglia non ce li ha.

Un'idea bellissima, non c'è che dire. E allora perché "cancellarla"? Per la verità, Pizzarotti non è il primo a congelare la misura. Già lo scorso gennaio il Commissario straordinario nominato dal governo a reggere la città emiliana, Mario Ciclosi, aveva detto stop "in attesa della rimodulazione dell'Isee" promessa dal governo Monti. Il nuovo sindaco però, senza aspettare Monti (s'è visto come è andata), ha confermato quella decisione.

Secondo le organizzazioni riunite nel Forum delle Associazioni Familiari dell'Emilia-Romagna si tratta di "un atto di estrema gravità" che cancella "le riduzioni e agevolazioni per le famiglie affidatarie e per le famiglie numerose con un numero di figli a carico pari a tre o più". Secondo le associazioni, viene inoltre "disatteso quanto promesso in campagna elettorale dallo stesso candidato sindaco Pizzarotti, il quale aveva espresso un giudizio positivo sul Quoziente Parma, impegnandosi a mantenerlo e a valorizzarlo in caso di elezione". "Si mette fine a una sperimentazione, partita in accordo con il Forum delle Associazioni Familiari, di estrema importanza anche su scala nazionale", continua il Forum, e sicuramente ha ragione, visto che una cinquantina di Comuni in Italia avevano guardato al modello parmigiano come a un esempio da seguire.

E allora dov'è il problema? Pizzarotti e il suo assessore al welfare, Laura Rossi, sono improvvisamente impazziti? No, anche se la decisione del nuovo sindaco butta via il bambino con l'acqua sporca, che pure c'è. Come infatti confermato a vita.it da esponenti della passata amministrazione, che oggi preferiscono non prendere parte pubblicamente al dibattito, il Quoziente Parma – che avrebbe dovuto e potuto essere a costo zero per il Comune – è stato in realtà applicato in modo da costare abbastanza caro alle casse pubbliche. L'Amministrazione di Vignali, infatti, ha scelto di non applicarlo fino in fondo, "coprendo" con i fondi comunali quella parte di tariffe in più che sarebbero spettate alle famiglie con redditi alti e pochi carichi familiari, per non penalizzarle troppo.

In pratica succedeva che, anche se le famiglie a reddito medio-basso con tanti figli o anziani a carico pagavano meno, grazie agli sconti previsti dal Quoziente, le famiglie a reddito medio-alto con pochi figli e nessun nonnetto da accudire pagavano come avevano sempre pagato, perché la "differenza" al rialzo prevista dal Quoziente la metteva direttamente il Comune. Una scelta "di uguaglianza" (come la definiscono gli ex supporter di Vignali), o "di costruzione del consenso" come sostengono invece gli oppositori che di fatto però, pur con le migliori intenzioni, vanificava la ratio del Quoziente Parma oltre a causare un aggravio di circa 500mila euro l'anno (ma cifre ufficiali non ce ne sono, queste sono state diffuse dagli attuali amministratori, quindi sono tutte da verificare) al bilancio parmigiano.

Conclusione. Il Quoziente Parma, eccellente e innovativa idea, avrebbe potuto e potrebbe ancora essere a costo zero per il Comune, a patto che un sindaco coraggioso lo applicasse per quello che è: uno strumento utile a far pagare di più chi se lo può permettere davvero, non solo in base al reddito ma anche in base ad altri criteri sacrosanti; cancellarlo tout court non sembra la soluzione, visto che ha lo stesso vizio originario che aveva la sua cattiva applicazione: far contento qualcuno, per scontentare tutti gli altri.


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