In Cina numerosi siti web, inclusi quelli che trattano di diritti umani come il sito di Amnesty International, sono oscurati dalle autorità perché “politicamente sensibili”. Diverse aziende che operano nel Paese, inclusa Google, hanno in passato assecondato le richieste di censura da parte del governo.
Amnesty International ricorda che diversi attivisti per i diritti umani sono stati condannati per avere diffuso informazioni su Internet. Tra questi, Liu Xiaobo, condannato a 11 anni di carcere per aver scritto articoli politici e aver aderito a Carta 08, un appello lanciato su Internet per chiedere riforme democratiche e il rispetto dei diritti umani in Cina. Il giornalista Shi Tao, condannato a 10 anni di prigione per aver fornito illegalmente segreti di Stato a soggetti stranieri. E Tan Zuoren, condannato a 5 anni di carcere per aver criticato, attraverso i suoi articoli e nel suo blog, il Partito comunista cinese e il governo di Pechino.
Recentemente Google, riconoscendo che la sua politica aziendale era incompatibile con l’autocensura richiesta per operare all’interno della Cina, ha deciso di reindirizzare tutto il proprio traffico sui server di Hong Kong. Amnesty International, come fa da anni, continuerà a sollecitare il governo cinese affinché rimuova ogni restrizione su Internet.
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