Famiglia

Troppi asili nido in Calabria?

I posti coprono solo il 5% dei bambini, costano un terzo rispetto alla media, eppure presto saranno vuoti. Lo dice un rapporto della Garante per l'Infanzia regionale

di Sara De Carli

Gli asili nido in Calabria sono pochi (i posti ci sono appena per il 5% dei bambini), costano pochissimo (100 euro al mese, un terzo rispetto al resto d’Italia), ma presto «curiosamente» potrebbero essere troppi.  Lo scrive nero su bianco il primo Rapporto sulla condizione e il benessere dei bambini e degli adolescenti in Calabria (in allegato), realizzato dall'Istituto degli Innocenti di Firenze nell'ambito della collaborazione avviata tra l'ente fiorentino, la Regione Calabria e il Garante per l'infanzia Marilina Intrieri. Si tratta della prima tappa di un percorso che porterà alla costituzione dell'Osservatorio regionale sull'infanzia e l'adolescenza.

L’indagine fa innanzitutto il quadro della condizione generale dell’infanzia e dell’adolescenza, che in Calabria sono più numerosi della media italiana, il 17,5% contro il 16,9%: in Calabria i bambini che nascono fuori dal matrimonio sono 10 su 100, la metà di quel che accade nel resto d’Italia (la media nazionale è del 22,2%); molti meno della media sono quelli che vanno in affidamento condiviso in caso di divorzio dei genitori (51,2%, valore di 17 punti sotto la media); gli stranieri sono il 4,8% dei nati, ben lontano dal 13,9% di media italiana.

Quando si arriva al capitolo asili nido, l’indagine rileva come in dieci anni la percentuale di Comuni che offrono servizi per la prima infanzia sia molto aumentata. Nel 2009 i comuni coperti dai nidi erano il 17,1%, più un altro 4,2% che offriva servizi integrativi. Bassa invece la presa in carico: 3,5% dei bambini, che sale al 5% prendendo in considerazione anche i servizi privati. La stragrande maggioranza dei servizi è offerta dai privati, l’86,4%.

«Pur essendo in una condizione di copertura dei servizi al di sotto dell’obiettivo europeo», scrive l’indagine, «a breve la Calabria come altre regioni del Sud a forte tensione economica (in particolare in una situazione di impoverimento delle famiglie) potrebbero trovarsi nella curiosa situazione che l’offerta esistente, pur non sufficiente, non venga utilizzata appieno, sia per le richiamate difficoltà economiche sia per l’espulsione o il difficile accesso al mercato del lavoro delle donne. In questo senso va senza dubbio osservato come la Calabria, nel quadro nazionale, presenta rette di poco superiore ai 100 € mese, tre volte più basse della media nazionale, evidenziando la consapevolezza delle realtà locali circa la situazione economica generale delle famiglie calabresi e dunque il grado di sostenibilità dei costi dei servizi».
 


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