Welfare

Troppe violenze nelle carceri

Secondo la costituzione le pene non possono essere contrarie al senso dell'umanità: è davvero così?

di Cristina Giudici

In qualità di presidente di Antigone, l?associazione per i diritti e le garanzie del sistema penale, la settimana scorsa ho visitato il centro clinico del carcere di Secondigliano, a Napoli, in compagnia della senatrice Ersilia Salvato e abbiamo potuto riscontrare alcune situazioni gravissime di persone quasi in fin di vita, assistite in maniera ordinaria dal personale sanitario dell?istituto. Persone, la cui situazione è assolutamente incompatibile con il carcere perché hanno bisogno di cure e di assistenza continua.
É il caso di Massimo Fornari, detenuto in avanzato stato di immunodeficienza acquisita, che per tale malattia aveva avuto la sospensione condizionale della pena e però non gli è più stata rinnovata per ragioni di competenza fra diversi Tribunali di sorveglianza. Come è il caso di un giovane tunisino, in sciopero della fame da cinquantasette giorni, che attende in carcere da due anni il processo di primo grado. Come è il caso di un giovane ventinovenne vittima di una forma avanzata di diabete (e pressoché abbandonato dai familiari) , il quale vive oramai in assoluto isolamento; è incapace di interloquire con i visitatori. Come ancora è il caso di un anziano signore di settantun anni di età, a cui mancano pochi mesi alla fine della pena, e ciononostante non riesce ad avere un?alternativa alla detenzione.
Infine abbiamo incontrato anche Carmine Aquino, il cui caso è stato denunciato dall?avvocato e familiari alla Commissione europea. Insomma, ancora una volta abbiamo purtroppo dovuto riscontrare una serie di casi ai limiti (e oltre) della prescrizione costituzionale che prevede le pene non siano contrarie al senso dell?umanità. Si tratta in alcuni casi di una vera e propria sospensione di diritto fondamentale alla salute e all?integrità psico-fisica che anche in carcere (soprattutto in carcere) dovrebbero essere tutelati. Concludo dicendo che non mi pare priva di responsabilità l?attività della magistratura che opera in maniera prudente, distratta, mentre l?amministrazione penitenziaria quando va bene si limita a offrire dignitose prestazioni sanitarie a persone detenute per le quali invece dovrebbe sollecitare immediatamente la scarcerazione.
Mauro Palma, presidente di Antigone

Ho avuto modo di conoscere il carcere in questione. E mi fa piacere leggere finalmente parole di dura denuncia nei confronti di un?amministrazione penitenziaria che continua a usare parole garantiste, ma non può (o non vuole) risolvere le infamie del carcere. Da Secondigliano ci arrivano lettere che parlano delle difficoltà dei detenuti a tracciare un percorso di reinserimento e poi arrivano voci che ci raccontano invece l?intimidazione a cui sono sottoposti i detenuti, soprattutto quelli malati di Aids. Vivaddio, qualcuno se n?è accorto.

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