Non profit

Troppe qualifiche civilistiche rischiano di creare solo confusione

Alcuni funzionari dell’Agenzia delle Entrate concordano con il nostro operato mentre la Dre ritiene che anche i proventi di cui al punto 1 siano da considerarsi commerciali. Come dobbiamo comportarci?

di Antonio Cuonzo

La nostra associazione onlus (iscritta al Registro del volontariato) raccoglie vestiario usato che vendiamo. Il ricavato va in beneficenza. Per gli introiti da soci applichiamo l?art. 148 c. 3 del Tuir e l?art. 4 c. 4 Dpr 633/72; per quelli da non soci applichiamo il regime forfetario (l. 398/91). Alcuni funzionari dell?Agenzia delle Entrate concordano con il nostro operato mentre la Dre ritiene che anche i proventi di cui al punto 1 siano da considerarsi commerciali. Come dobbiamo comportarci?

Dal vostro quesito emerge una confusione di fondo generata dalle diverse qualifiche civilistiche, sostanziali e fiscali in vostro possesso (associazione, organizzazione di volontariato, onlus di diritto) e dai conseguenti regimi fiscali applicabili.

A mio modesto avviso, la soluzione non risiede né nella disciplina applicabile alle associazioni agevolate (art. 148, c. 3 del Tuir, art. 4 del dpr n. 633/72 e regime forfetario di cui alla l. n. 398/91) come prospettate, né nell?identificare nella vostra attività margini di commercialità pura, come sembra ipotizzare la Dre. Le ragioni risultano palesi alla luce delle disposizioni in tema di organizzazioni di volontariato e in particolare alla luce dell?art. 8 della l. 266/91 che, ai commi 2 e 4, così dispone: le operazioni effettuate dalle odv non si considerano cessioni di beni né prestazioni di servizi ai fini dell?Iva; i proventi derivanti da attività commerciali e produttive marginali non costituiscono redditi imponibili ai fini dell?Irpeg (ora Ires) qualora sia documentato il loro totale impiego per i fini istituzionali dell?odv. In ragione di quanto disposto dal citato art. 8 e tenuto conto che il d.i. 25 maggio 1995, nell?indicare tassativamente le attività da considerarsi commerciali e produttive marginali richiama le vendite di beni ottenuti gratuitamente da terzi (art. 1, c.1, lett.b), si rivela superflua, a mio avviso, ai fini fiscali, anche la distinzione operata tra vendite a soci e vendite a non soci.

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