Politica

Troppa omertà sulla violenza sui minori: approvata mozione

L'Aula della Camera ha trovato convergenza ieri su una mozione condivisa. «Molto spesso, intorno a minori vittime di violenza, si creano vere e proprie barriere di omertà in cui parenti, vicini e compagni di classe, pur essendo a conoscenza degli episodi di violenza, maltrattamenti e abusi, decidono di non denunciare l’accaduto alle autorità competenti», si legge

di Sara De Carli

Una bambina di sei anni il 7 ottobre 2018 è stata lanciata dal balcone di un palazzo di Taranto dal padre ed è rimasta in coma per un mese e mezzo. A gennaio 2019, a Cardito, in provincia di Napoli, un bambino di sette anni è stato picchiato fino alla morte dal compagno della madre, mentre la sorella di 8 anni è stata ricoverata urgentemente in gravissime condizioni in ospedale per le percosse ricevute. Una bambina di 22 mesi a febbraio 2019 è stata picchiata selvaggiamente, quasi a morte, dal compagno della madre a Genzano di Roma, perché piangeva troppo. A Frosinone ad aprile 2019 un bambino di due anni e mezzo è stato assassinato dalla madre, in quanto mentre stavano facendo una passeggiata vicino casa il piccolo si lamentava troppo. A Padova un bimbo di cinque anni a maggio 2019 è stato narcotizzato con dosi importanti di benzodiazepine dalla mamma per ucciderlo e intercettata dai carabinieri mentre era in auto con lui e bloccata prima di ucciderlo. A Novara, sempre a maggio 2019, un bambino di 20 mesi è stato ucciso da « una violenza inaudita, non degna di un essere umano», come l’ha definita il procuratore Marilinda Mineccia, che ha disposto il fermo della madre e del compagno di lei. Sempre a maggio 2019 a Milano un bambino di due anni è stato picchiato fino ad essere ucciso dal padre e a Varese una bambina di dieci anni ha subito violenze dal padre mentre la madre assisteva alla scena.

Una lista troppo lunga. L’elenco dei più recenti episodi di cronaca è contenuto nella mozione che la Camera ha approvato ieri per sollecitare al Governo iniziative volte a prevenire e contrastare la violenza sui minori (in allegato). I gruppi hanno trovato una sintesi, sulla riformulazione della mozione presentata dall'onorevole Maria Spena (FI), ritirando tutte le altre. La mozione agli episodi drammatici sopra citati aggiunge ovviamente anche «il caso di Bibbiano (Reggio Emilia) in cui è stato ricostruito un giro d’affari di centinaia di migliaia di euro finalizzato ad allontanare i bambini dalle famiglie di origine per collocarli in affido retribuito ad amici e conoscenti e sottoporre i minori ad un programma psicoterapeutico. Si consideri che tra gli affidatari risultano anche persone con problematiche psichiche e con figli suicidi. A ciò si aggiungono anche due casi di abusi sessuali presso le famiglie affidatarie e nella comunità, successive all’illegittimo allontanamento».

La mozione afferma però il contrario di quello che molti oggi dicono sui social. E cioè che la violenza ai danni dei minori «costituisce un fenomeno, purtroppo, in larga parte ancora sommerso, soprattutto quando si parla di maltrattamenti in ambito familiare, ed è stato per troppo tempo sottovalutato nel nostro Paese. L’emersione del fenomeno è possibile solo favorendo strategie volte a spingere bambini e adolescenti a denunciare gli abusi». Gli operatori dei servizi per minori che, anziché accompagnare con delicatezza i bambini a svelare la drammatica esperienza che vivono, si inventano abusi per tornaconto personale o per qualsiasi altro motivo sono evidentemente da condannare, non ci piove, non c’è neanche bisogno di dirlo. Di allontanamenti di minori dalle loro famiglie fatti per sbaglio o – ancora peggio – per interesse, non ce ne dovrebbe essere nemmeno uno. Un conto però è chiedere alla Magistratura di fare il suo lavoro e di farlo rapidissimamente, altro è invocare le ghigliottine in piazza. E altro ancora è utilizzare questa vicenda per dire – ancora una volta – che l’abuso in famiglia non esiste e che il superiore interesse dei bambini sia sempre e comunque quello di restare con i loro genitori. Tranne poi (vedi i casi sopra), piangere perché nessuno è intervenuto prima. Non sarebbe un buon servizio ai bambini.

«Molto spesso, intorno a minori vittime di violenza, si creano delle vere e proprie barriere di omertà in cui parenti, vicini e compagni di classe, pur essendo a conoscenza degli episodi di violenza, maltrattamenti e abusi, decidono di non denunciare l’accaduto alle autorità competenti. Pare quanto mai opportuno diffondere una coscienza collettiva che, anche di fronte al solo sospetto del fenomeno di violenza, maltrattamenti e abusi, conduca tutti i soggetti coinvolti ad attenzionare le autorità competenti», si legge nella mozione. Che certo – lo chiediamo a gran voce – devono mettere in campo tutti e soli gli strumenti tecnici e scientifici del caso: non taroccare i disegni o manipolare i ricordi dei bambini, piegandoli al loro fine.

«La scuola riveste sicuramente un ambito importantissimo per prevenire i maltrattamenti verso i minori e per trattare le successive fasi di convalescenza e recupero: infatti, le vittime rischiano di non riuscire a trovare interlocutori preparati ed affidabili all’interno delle aule scolastiche, sia prima del verificarsi della fenomenologia violenta, sia dopo, a violenza avvenuta, dove è fondamentale l’intervento di personale altamente qualificato; in particolare, sarebbe opportuno prevedere centri di ascolto scolastico e forme di aiuto e assistenza psicologica da parte di specialisti e una formazione adeguata di tutto il personale scolastico, ritenuto che è ancora oggi insufficiente la propensione di dirigenti scolastici e personale docente a segnalare alle autorità preposte fatti o comportamenti che possano essere riconducibili ad episodi di violenza consumata in ambito intrafamiliare», si legge nella mozione. E ancora, occorre supportare «gli sforzi dei Governi per sviluppare politiche volte a prevenire la violenza, attraverso programmi concreti quali i corsi sulla genitorialità e le iniziative idonee a far emergere la violenza domestica»: pensiamo in particolare alla fascia 0-3 anni, che rischia di non comparire mai nei radar di nessuno. Si è tanto parlato di home visiting, cosa aspettiamo ancora ad avviarlo?

Sono 17 i punti su cui la mozione impegna il Governo. In particolare, leggiamo della costituzione di un tavolo tecnico interdisciplinare permanente; di politiche educative e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, degli operatori delle comunità scolastiche, dei medici e psicologi di base e delle famiglie, incrementando negli stessi la capacità di riconoscere gli indizi di condotte abusive e violente, con particolare riguardo a quelle perpetrate ai danni dei minori con disabilità; di incrementare gli strumenti investigativi in dotazione alle forze dell’ordine per il contrasto dell’abuso sessuale in danno delle persone di età minore, con particolare riguardo alla realizzazione di tali condotte tramite internet e i social network; di potenziare le attività dei servizi sociali nella formazione degli operatori sociali; di assumere iniziative volte a rafforzare e potenziare i controlli, all’interno del percorso di affidamento, delle case famiglia e dei centri per l’infanzia, per verificare la qualità dei servizi e il benessere dei minori; di assumere iniziative normative al fine di prevedere che i condannati in via definitiva per reati sessuali e maltrattamento in danno a minori, o per adescamento, siano interdetti dallo svolgimento di qualunque tipo di attività tale da comportare contatti diretti e regolari con bambini e ragazzi.

Oggi pomeriggio l'inchiesta "Angeli e Demoni" è arrivata anche al Question Time dell'Aula, con l'onorevole Benedetta Fiorini (FI) cha chiesto un monitoraggio capillare sulle modalità di affido dei minori e l'avvio della commissione d'inchiesta sulle case famiglia. Nella sua risposta il ministro Bonafede (la trovate qui) ha reso noto che questa mattina gli ispdettori del Ministero sono stati presso il Tribunale dei Minorenni di Bologna e il Tribunale di Reggio Emilia «per verificare la correttezza dell'operato giudiziario in sede di affidamento dei minori».

Photo by Caleb Woods on Unsplash

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.