Mondo

Triplo gioco, tutta la poesia di Nick Nolte

Recensione del film "Triplo gioco" di Neil Jordan.

di Giuseppe Frangi

Avevamo conosciuto il regista irlandese Neil Jordan per un film che è una delle più belle sorprese degli anni 90, La moglie del soldato. Poi erano arrivati Intervista con il vampiro e Michael Collins: bei film, ma con l?aria dei compitini ben svolti. Ora Jordan ha cercato di ritornare sui suoi passi, cioè di risfoderare la sua capacità di sorprendere. Ecco questo Triplo gioco uscito in sordina, ma subito osannato dalla critica e sostenuto dal pubblico. Uno straordinario Nick Nolte fa da mattatore per una storia intricata ma tutto sommato prevedibile. E questo è un punto in meno rispetto alla sceneggiatura meravigliosa della Moglie del soldato. Le luci sono quelle blu notte e soffuse che già conoscevamo. L?aria con cui il regista usa la macchina da presa è quasi circospetta. I colpi di scena non accelerano il ritmo ma si intrufolano senza alterare il bioritmo sovranamente calmo di Nick Nolte. Nella storia – un furto impossibile e colossale condotto con la leggerezza di un gioco di prestigio – s?insinua anche una presenza magica. Una minorenne venuta dalla Bosnia per prostituirsi e salvata dal ladro gentiluomo. Nutsa Kukhianidze è in realtà un?attrice georgiana, dal corpo magro e angelicato. Cerca un padre. E lo trova. Come se tutto fosse già scritto: punto debole di un film fascinoso.

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