Economia
Trentino: Qui le coop continuano a crescere. Una montagna di cooperative.
La provincia di Trento ha il record nella diffusione del sistema cooperativo. Un abitante su tre qui è socio, la disoccupazione è ferma al 4%.
Un?economia a trazione cooperativa: artefici, un sindaco asburgico e un curato di campagna. Nella prima metà dell?Ottocento, Friederich Wilhelm Raiffeisen, nato nel 1818 in quella che oggi è la città tedesca di Hamm, per aiutare i contadini vittime dell?usura diede vita prima a delle cooperative agricole e poi a quelle di credito. Oggi, centocinquant?anni dopo, il gruppo Raiffeisen è il più grande del settore bancario altoatesino, con 52 casse e 191 filiali.
A importare la geniale intuizione un po? più a Sud, nei dintorni di Trento, fu qualche tempo dopo l?incessante opera di ?evangelizzazione economica? di don Lorenzo Guetti, un parroco che a fine Ottocento iniziò a girare per le valli e per i piccoli centri di montagna della zona convincendo le comunità locali a unire le poche risorse disponibili e dando così vita alle prime cooperative.
Una diffusione capillare
«In quasi ogni centro abitato», racconta Felice Scalvini (una vita nella cooperazione sociale con Confcooperative) che, pur essendo bresciano, conosce molto bene la realtà trentina, «c?era una cooperativa di credito, una di consumo e una agricola». Le basi gettate più di un secolo fa in Trentino da don Guetti hanno dato vita a quello che oggi è un vero e proprio distretto, unico in Italia, in cui le cooperative sono presenti in quasi tutti i settori produttivi, coprendo tutte le attività della filiera. Con cifre davvero da capogiro: nella provincia di Trento ci sono 711 cooperative di cui 621 attive, su una popolazione di circa 470 mila abitanti; i soci sono 179mila. In media due famiglie su tre hanno a che fare con la cooperazione, e un trentino su tre è socio di cooperativa.
Il sistema cooperativo trentino occupa quasi 13mila persone. Alla Federazione trentina delle cooperative, organizzazione che riunisce le coop della provincia, aderiscono 630 realtà, di cui circa 120 operano nel settore agricolo, 102 nel consumo, 66 nel credito e 340 nell?ambito del sociale, lavoro, servizi e abitazione. Il patrimonio complessivo delle coop è di 1,9 miliardi e il giro di affari supera i 2,2 miliardi di euro.
Altro che vaso di coccio
«Ci sono stati momenti storici, dal dopoguerra ad oggi, particolarmente significativi, che hanno avuto nella cooperazione uno dei principali protagonisti del rilancio economico e sociale del territorio», racconta Alberto Ianes, ricercatore di Issan e autore del saggio La cooperazione trentina dal secondo dopoguerra alle soglie del Terzo millennio (Edizioni 31, 2003). La cooperazione è stata in grado di fornire risposte in contesti economici diversi: dal dopoguerra alla crisi economica degli anni 70 fino alla passaggio da una società fordista a una postfordista». Eppure la bontà del modello trentino non è sempre stata universalmente riconosciuta.
«Qualche anno fa», ricorda Lorenzo Dellai, presidente della Provincia autonoma di Trento, «molti analisti giudicavano perdente la nostra economia, un vaso di coccio tra i vasi di ferro della Lombardia e del Nord-Est. Ebbene, oggi possiamo dire di aver vinto la sfida, individuando una via di sviluppo capace di coniugare impresa e persona. Le cooperative rappresentano un paradigma per il Trentino». Come dargli torto, d?altra parte, considerando che tra le Dolomiti la disoccupazione non supera il 4%, e il Pil procapite è superiore di ben il 25% alla media nazionale? Dal 1995, inoltre, sistema sanitario provinciale è diventato autonomo, cioè si autofinanzia, senza bisogno di trasferimenti dallo Stato.
Ciliegina sulla torta, l?agenzia di rating Fitch ha assegnato alla provincia di Trento il giudizio AA+, in assoluto il migliore tra tutti quelli degli enti pubblici italiani.
Una cultura consolidata
Il segreto di questo successo? «I fattori fondamentali», dice Diego Schelmi, che della Federazione trentina delle cooperative è presidente, «stanno in una cultura secolare, abituata all?uso collettivo dei beni vitali, nell?unità e nella diffusione, derivata dall?originale impostazione Raiffeisen del modello consortile, che riesce a coniugare la libertà delle singole cooperative con il raggiungimento della forza organizzativa per far fronte alle esigenze di mercato. Questi elementi hanno permesso e permettono ancor oggi a una agricoltura di montagna di svilupparsi e ottenere prestiti basati anche sulla conoscenza personale e sulle necessità reali, di avere una risposta di alta qualità ai problemi sociali, di garantire lavoro, magari flessibile, ma non precario».
Oggi alle Casse rurali va il 70 % della raccolta diretta, e su 100 euro di credito concessi almeno 60 escono dalla cassaforte di una coop di credito. Nel 2003 le Casse rurali trentine hanno avuto un utile di 52 milioni di euro, di cui 13 sono stati impiegati per interventi sociali. Nella terra delle mele e del vino, le cooperative agricole hanno 18mila soci, 2.500 dipendenti e un fatturato di 834 milioni di euro. Commercializzano il 90% della produzione lattiero casearia, il 95% di quella ortofrutticola e il 90 di quella vinicola. Il 61% della ricchezza prodotta viene distribuita ai soci.
Per non parlare delle cooperative di consumo, che detengono il 40% del mercato: ce ne sono 102, la maggior parte si chiama Famiglie di consumo e vi aderiscono 47mila soci (come dire che ogni 10 trentini maggiorenni uno è socio), danno lavoro a 2.200 dipendenti e producono un fatturato di 660 milioni di euro l?anno.
L?orgoglio dell?assessore
Non è da meno il settore delle cooperative sociali, che sono 73 e contano 3.096 soci: 14 si occupano di infanzia e adolescenza, 19 di emarginazione, 22 di disabilità fisica, 15 di anziani, 22 di disabilità psichiatrica e una di cooperazione internazionale. «Come pubblica amministrazione», sottolinea con orgoglio Marta Del Maso, assessore provinciale alle Politiche sociali, «sappiamo di poter contare su un tessuto di imprese sociali in grado di garantire l?erogazione di servizi di qualità: per noi rappresentano un?importante risorsa».
Il Consorzio di cooperative sociali Consolida, con le sue 50 affiliate, rappresenta la più estesa rete di imprese sociali della provincia. «Le cooperative sociali hanno senz?altro trovato in Trentino un terreno fertile», dice il presidente, Michele Odorizzi. «Basti pensare che qui sono nate le prime esperienze di coop sociali quando ancora non erano giuridicamente riconosciute. Non solo: la legge provinciale 35 del 1983 ha anticipato di otto anni la normativa nazionale, la 381. Un modello», conclude Odorizzi, «che si caratterizza per una partecipazione attiva superiore alla media nazionale di tutti gli stakeholder alla governance e dei volontari all?attività sociale».
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