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Trent’anni fa moriva Thomas Sankara

A pochi giorni di distanza dalla ricorrenza del cinquantesimo anniversario della morte di Ernesto “Che” Guevara, si celebra un altro triste ricordo, i trent’anni della morte si Thomas Sankara, conosciuto anche come lo “Che Guevara nero”

di Marco Marcocci

Sono passati trent’anni anni da quel pomeriggio del 15 ottobre 1987, giorno in cui Thomas Sankara, il rivoluzionario africano per eccellenza, fu assassinato a Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso, all’età di trentotto anni.

Sankara, nonostante sia rimasto alla guida del suo paese solo 4 anni (1983-1987) ha lasciato il segno nella storia del Continente nero.

Tanto per cominciare aveva cambiato nome al suo paese, da Alto Volta a Burkina Faso che significa “terra degli uomini integri”.

Poi, come il più famose “Che”, manifestava in ogni occasione il proprio dissenso verso i paesi ricchi. Famose (e forse tristemente attuali) sono rimaste le frasi pronunciate da Sankara come queste “Ci hanno prestato i soldi gli stessi che ci hanno colonizzato. E allora, cos'è il debito se non un neocolonialismo governato dai paesi che hanno ancora pruriti imperiali?”.

Ed ancora “Noi africani siamo stati schiavi e adesso ci hanno ridotto a schiavi finanziari. Quindi, se ci rifiutiamo di pagare, di sicuro non costringeremo alla fame i nostri creditori. Se però paghiamo, saremo noi a morire. Quindi dobbiamo trovare la forza di dire a costoro guardandoli negli occhi che sono loro ad avere ancora debiti con noi, per le sofferenze che ci hanno inflitto e le risorse immani che ci hanno rubato".

Insomma, Thomas Sankara era un personaggio scomodo, dava fastidio dentro e fuori l’Africa ed anche per questo, non poteva durare a lungo.

Sankara ha significato l’innovazione, non solo per il Burkina Faso, ma per tutti i paesi africani: Si è distinto per il suo modo di essere semplice e rigoroso, stile questo insolito per un capo di stato e che era imponeva a tutti suoi collaboratori.

Convinto sostenitori della potenzialità del popolo burkinabé, dette l’avvio a grandi riforme, in primis quella agraria per ridistribuire le terre ai contadini. Voleva eliminare la dipendenza e l’influenza dall’occidente ed era convinto che i prodotti industriali importati costituivano la prova del sistema di dominio globale esercitato da paesi ricchi su quelli poveri.

Sankara era dalla parte del popolo, fece costruire alloggi, scuole ed ospedali. Credeva nell’istruzione e nella dignità delle persone. Anche per questo è stato ucciso.


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