Famiglia

Trentacinque donne per rifare un Paese

Le vedove di Vista Hermosa, uno dei tanti villaggi distrutti dalla guerra civile guatemalteca, stanno ricostruendo le loro case. Ora servono 10 milioni

di Redazione

Dopo 36 anni di guerra civile, la scorsa estate i primi giorni di pace. E per gli indigeni del Guatemala (la maggioranza degli abitanti del Paese e oggetto di ripetute violenze) la possibilità di poter ritornare, pur fra mille difficoltà, alle case e alle terre che avevano precipitosamente abbandonato. Anche gli abitanti di Vista Hermosa sono tutti profughi e rifugiati, alle prese con i problemi quotidiani di chi, dopo anni di esilio forzato, ha finalmente trovato una sistemazione, sia pur precaria. Sono state delle donne, 35 vedove che hanno visto uccidere dai militari i propri mariti accusati di azioni di pace e di impegno nella vita sociale, ad aver fatto rifiorire l?abitato di Vista Hermosa. Donne che sono state anche licenziate dai padroni delle piantagioni dove lavoravano come braccianti, colpevoli di aver difeso prima i loro uomini e, oggi, la loro memoria. Per comprare la terra su cui hanno rifondato Vista Hermosa, hanno dovuto indebitarsi. Ridare una speranza ad una comunità di oltre 200 persone non è costato poco: esattamente ci sono voluti 33mila quetzales, circa 10 milioni di lire italiane. Per queste donne guatemalteche è una somma enorme, che hanno ripagato fino ad oggi in piccolissima parte. I responsabili dell?associazione umanitari milanese Urihi (?terra? nella lingua degli Yanomami, dell?Amazzonia brasiliana), volontari che seguono da vicino le vicende di queste donne lanciano un appello per raccogliere i dieci milioni necessari.


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