Cultura
Trent Reznor, malsano che lascia il segno
Ora nei negozi è disponibile "And all that could never been"
di Walter Gatti
Può essere fastidioso ammettere che uno dei pochi personaggi dalla creatività estrema e significativa emersi sulla scena del rock americano negli ultimi dieci anni, sia Trent Reznor. I motivi di questo fastidio risiedono nel suo imperterrito sventolare bandiera nera, nell?incrollabile e deciso cammino verso le dark side of life, verso atmosfere, ritmi, sonorità che fanno uscire il malsano e il disgustoso che è in noi, un po? come i film di Cronenberg. Rimane il fatto, indiscutibile, che Reznor è uno che lascia il segno: i suoi dischi sono pezzi d?epoca di fine millennio, le sue idee sonore hanno dato il via al punk industriale e al cyberpunk, le sue visioni hanno lasciato un brand noir sul rock. Ora che nei negozi è disponibile And all that could never been (Interscope), si ha la prova fisica del potere ipnotico e coronario dei concerti che Trent propina al pubblico delirante. L?album è un compendio perfetto e inquietante del fastidioso Trent e della sua creazione, i Nine Inch Nails, band potente da far paura, martellante nel suo unire suoni elettrici, elettronici, campionature e rumore puro, come dimostrato nella ricucinatura dei successi Head like a Hole e March of Pigs. Nei meandri caotici del cervello di Trent si muovono forme sociali e umane larvari, il controllo della macchina (di pinkfloydiana memoria) diviene potere del megabyte. è cyberrock ad alto contenuto di coscienza. Da maneggiare con cura ma non da evitare.
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