Politica

Tremonti, ricomincio da tre

Tre aliquote fiscali e cinque imposte, a costo zero

di Franco Bomprezzi

Tre aliquote e solo cinque imposte: Giulio Tremonti ci prova a delineare (senza numeri e senza indicazioni temporali, ma solo con un vincolo preciso, quello di non aggravare i conti pubblici) una riforma del fisco capace di galvanizzare, o almeno motivare nuovamente, il popolo del centrodestra, dopo le sberle elettorali. I giornali raccontano con dovizia di commenti.

“Fisco, i paletti di Tremonti” è il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA, che punta dritto al problema, ossia al vincolo sul deficit, più che un paletto una trave, messa di traverso dal ministro dell’Economia, che ha parlato ieri a lungo di riforma del fisco, davanti alla platea interessatissima di Confartigianato. Servizi fino a pagina 9. Mario Sensini, nel taglio basso di pagina 2, prova a entrare nel merito: “La riforma fiscale, dice Giulio Tremonti, non può essere fatta in deficit. Per recuperare risorse da destinare alla riduzione delle tasse bisognerà tagliare la spesa pubblica, ma ci vorrebbero almeno tra i 15 ed i 20 miliardi di euro per arrivare ad un taglio delle imposte avvertibile da tutti i contribuenti, e molti di più se si volesse abbattere sensibilmente anche il carico fiscale sulle imprese. Calcoli precisi sono impossibili da fare in questa fase”. Verderami a pagina 3 va già allo scenario politico: “Il superministro e la resa dei conti. Berlusconi ora aspetta il Senatur”. Scrive Verderami: “«Se fosse presidente del Consiglio avrebbe già presentato la riforma del fisco e trovato le risorse per vararla» , e se a parlare così del ministro dell’Economia è l’attuale presidente del Consiglio, s’intuisce che Berlusconi e Tremonti sono ormai inconciliabili. Quanto possa reggere il rapporto, se davvero uno dei due sta diventando di troppo nel governo, lo si capirà dopo che il Cavaliere avrà incontrato il Senatur. Il rendez-vous, che non è stato ancora fissato, viene caldeggiato da Gianni Letta come da Alfano: un appuntamento con Bossi in settimana è ritenuto «necessario» per gestire l’appuntamento leghista di Pontida, e per gestire anche (anzi soprattutto) i rapporti con Tremonti. Tutto si tiene infatti, dato che tutto è collegato, e basta un niente perché tutto salti nella maggioranza”. “La base di Giulio tra impresa e lavoro” è il commento di Dario Di Vico che parte in prima e si conclude a pagina 3. Leggiamone un passaggio: “Tra i primi a rendersene conto, a registrare il cambiamento di umore dei propri elettori, sono sicuramente alcuni degli uomini di punta del gabinetto Berlusconi, da Tremonti a Maurizio Sacconi per arrivare a Renato Brunetta. Tutti e tre a vario titolo vengono dalla scuola socialista e hanno sviluppato negli anni una particolare sensibilità nell’intercettare gli slittamenti dei rapporti tra politica e società. Gli intellettuali del Psi furono i primi a immettere nel dibattito politico temi che poi si sarebbero rivelati decisivi come le stime sul sommerso, il made in Italy o il terziario avanzato. Può darsi che i singoli citati esponenti del centrodestra di oggi si muovano in totale o parziale concorrenza tra loro ma poco importa, oggi è interessante segnalare che in qualche maniera si rendono conto di come la loro rendita politica si stia esaurendo e cercano nuove strade. In fondo la spavalderia di cui dà sfoggio in questi giorni Roberto Formigoni segnala come il mondo ciellino non si consideri a rischio proprio perché ha saputo coltivare una sua «densità sociale» che il resto del Pdl berlusconiano si sogna”. 

“Tasse, la mossa di Tremonti”, apre così la REPUBBLICA di oggi. Questa in sintesi la sua proposta di riforma fiscale che il quotidiano romano definisce una “vera rivoluzione”: «Un sistema più semplice, che prevede la riduzione degli scaglioni e possibilmente articolato su non più di ”cinque imposte” in cui ”molti tributi minori possono essere concentrati”. “Credo siano giuste tre aliquote Irpef, le più basse possibili”, dice, perché la base imponibile “deve essere la più larga, senza i regimi di favore, e le aliquote le più basse possibili sono il miglior investimento per ridurre l’evasione fiscale”. Beninteso, ha specificato, “gli scaglioni e i calcoli vanno fatti secondo quanto riusciamo a tagliare per finanziare” la riforma. La logica del prelievo, secondo Tremonti, dovrebbe essere modificata su dei principi base “figli e natalità, lavoro e giovani”: “Credo vada combinata – spiega – l’etica delle intenzioni con l’etica della responsabilità”». Poi il ministro accenna agli sprechi: «C’è un enorme bacino da cui derivare risorse per fare la riforma fiscale e correggere l’andamento della finanza pubblica – ha detto – . Nella spesa fiscale c’è un enorme catalogo di voci e regimi di favore, ci sono 471 voci di esenzioni che vangono in totale 150 miliardi in totale, si tratta di un magazzino da rivedere”. Perché è “giusto dare assegni e benefici a chi ne ha bisogno. Ma non è giusto dare assegni a quelli che non hanno ragione di riceverli”. Le agevolazioni, ha riassunto Tremonti, “vanno tolte a quelli che hanno il gippone”». Quindi è venuto il turno della politica: «”Come prima cosa – ha detto – è fondamentale che la classe politica dia un buon esempio; ci sono molti costi che devono essere ridotti, non conta quanti soldi valgono, conta che così puoi legittimarti nel disegno di un paese nuovo. Tutti gli incarichi politici e pubblici vanno remunerati come la media europea, basta limitarsi ai paesi dell’area euro. Questo è il presupposto fondamentale per cominciare a discutere di finanza pubblica”. E quindi: “Meno aerei blu e più Alitalia”». A pag. 4 REPUBBLICA propone un dossier sugli aiuti alla famiglia: “Cani, palestre e caro estinto: così il Tesoro sfoltirà gli sconti” con il solito Tremonti che dice: «il fisco non può più sostituire l’assistenza sociale”. A pag 6/7 doppia pagina sui malumori della Lega. Questi i due titoli: “Bossi: «Le promesse non bastano le nostre richieste vanno accolte»” (con Alemanno che nell’occhiello ribatte: se il Carroccio provoca Roma reagiremo)- A pag 7: “Pontida ha già tradito: «Umberto svegliati o ci farai affondare»”. Con il sindaco del paese bergamasco che mette le mani avanti: «Se ci saranno contestazioni non sarà la fine del mondo». 

IL GIORNALE apre con un appello rivolto direttamente a Berlusconi. Quello per una riforma fiscale necessaria oltre che ineludibile: “Via la tirannia fiscale”. La firma è quella di Vittorio Feltri che con la sua solita semplicità e rozzezza scrive: «Un’automobile imperfetta sbanda a sinistra o a destra. L’Italia, che oltre a essere imperfetta è vecchia e inaffidabile, sbanda di qua e di là. Guidarla è un dramma. Lo sapeva anche Mussolini. Bisognerebbe fermarla e ricostruirla, specialmente nelle parti più usurate: il Mezzogiorno. Ma un Paese non è una macchina e va riparato in corsa. Un’impresa difficile, se non impossibile, in cui Silvio Berlusconi si deve cimentare nell’interesse di tutti, anche il suo. Il primo pezzo da sistemare è il motore fiscale, il più importante e il più scassato: gira a vuoto e consuma troppo, impedendo alla democrazia di essere tale». I servizi sono a pagina 2 e 3. Qui, Gian Battista Bozzo spiega nel suo “Il piano Tremonti per le imposte: 3 aliquote e stop prelievi selvaggi” il piano per ridurre le tasse: «La questione non è il «se» e neppure il «quando» – scrive Bozzo – la questione è il «quanto». Giulio Tremonti presenterà nei prossimi giorni una bozza di legge delega sulla riforma fiscale. I lavori delle commissioni di studio sono pratica mente conclusi, e il ministro dell’Economia li esaminerà nel corso delle prossime ore». E chiarisce: «Lo sfoltimento delle agevolazioni, in particolare quelle sull’Iva, porterebbero in cascina 3 miliardi e mezzo. L’aumento delle aliquote Iva porterebbe altri 6 miliardi, ma Tremonti paventa il possibile doppio effetto di depressione dei consumi e aumento dei prezzi, con conseguenze negative sulla crescita già fiacca. Altre risorse potrebbero provenire da un aumento dell’imposta sulle attività finanziarie dal 12,50% attuale al 20%, con l’esclusione del piccolo risparmio familiare. Queste risorse potrebbero con sentire la diminuzione della prima aliquota Irpef dal 23% al 20-21%, e una qualche forma di fisco familiare. Continuerà la lotta all’evasione, che concorre all’aumento del le entrate (+6,1% nei primi 4 mesi di quest’anno), ormai ritornate ai livelli pre-crisi». Ma tale è l’importanza del tema nel centrodestra che il quotidiano della famiglia Berlusconi lancia il dibattito online per discutere della riforma con i propri (e)lettori.

Tra esito dei referendum, verifica e debito pubblico. Si muove su queste tre linee l’apertura del MANIFESTO che titolo, a sfondare su una foto che ritrae Bossi, Berlusconi e Tremonti in parlamento “Odio l’estate”. «Colpiti dall’esito referendario, Berlusconi, Bossi e Tremonti affrontano il percorso minato di verifiche e voti parlamentari sul decreto sviluppo. Tra gli effetti della “sberla”, salta il regalo delle spiagge ai privati. La Lega travolta dalla piena del nord chiede riforme fiscali. E il debito pubblico sfonda un altro record», riassume il sommario che rinvia alle cinque pagine (dalle 2 alla 6) che sviluppano tutti i temi. Le pagine 4 e 5 si aprono con il titolo “Non stanno in piedi. E non possono cadere”, l’analisi economica è affidata a Galapagos che a pagina 5 firma “Tremonti: «Subito la riforma fiscale»”. Si legge «Nessuna manovra correttiva per il 2011 e il 2012; quasi pronta una riforma fiscale che punterà tutto su cinque imposte principali e – per quanto riguarda l’imposta sui redditi – unicamente su tre aliquote. E ancora: più contratti aziendali per favorire la produttività, ma anche un rimbrotto (…) a chi lo ha criticato per i tagli lineari, perché ridurre la spesa non è facile, anche se non impossibile (…) Infine una nota di pessimismo: attenzione le cause della crisi sono ancora tutte in atto e in questa situazione occorre tenere sotto controlli i conti pubblici (…)» e riferendosi all’intervento fatto da Tremonti all’assemblea di Confartigianato continua «Peccato (per lui) che l’intervento del ministro dell’economia sia arrivato quasi in contemporanea con i disastrosi dati della Banca d’Italia sul debito pubblico: in aprile ha toccato un nuovo record a 1890,6 miliardi, oltre 21 in più rispetto al mese precedente (…)». Insomma, «il ministro dell’economia ha però spiega che una manovra correttiva “dovrà essere fatta per il prossimo biennio 2013-2014”. Tuttavia ha detto di credere che la correzione “sia molto meno drammatica di come viene considerata” (…) Ovviamente il punto forte dell’intervento di Tremonti è stato quello che riguarda la riduzione della pressione fiscale (…) contro l’evasione fiscale serve una base imponibile ampia, accompagnata da aliquote fiscali basse che sono “il miglior investimento per ridurre l’evasione fiscale” (….)». 

“Cinque imposte e tre aliquote”. È il titolo di apertura de IL SOLE 24 ORE che dedica all’annuncio sul fisco di Giulio Tremonti le prime pagine dello sfoglio. Dino Pesole illustra già gli step del progetto “Scambio Iva-Irpef per 10 miliardi”: «Una riforma fiscale a più tappe, secondo la logica dei “moduli” della vecchia legge delega del 2003, per disegnare a regime un fisco su tre aliquote Irpef, applicate su scaglioni che verranno definiti nel dettaglio nei successivi decreti legislativi. Il primo step riguarda l’aliquota Irpef del 23%, applicata ai redditi fino a 15mila euro, che verrebbe ridotta al 20 per cento. Manovra da 9,5 miliardi, da concentrare nel «primo modulo», che verrebbe finanziata dall’aumento dell’Iva e dal taglio delle agevolazioni. I tecnici dell’Economia si muovono a questo riguardo su due scenari: il primo prevede l’aumento di un punto dell’aliquota del 10% e di quella ordinaria del 20%; il secondo l’aumento di due punti dell’aliquota ridotta del 4 per cento. Non si esclude la possibilità (se le condizioni politiche lo consentiranno) che questa prima parte della riforma possa essere anticipata a fine anno con effetto dal 2012. Gli altri “moduli” proiettano la riforma dell’Irpef sull’arco della legislatura. Entro il 2013 il sistema a tre aliquote dovrebbe divenire operativo a tutti gli effetti. Una delle ipotesi allo studio fissa per fine percorso le tre aliquote al 20, 30 e 40 per cento. Dal 2008, dopo il ritocco operato dal governo Prodi, le aliquote sono cinque: 23% per cento fino a 15mila euro, 27% da 15mila a 28mila, 38% da 28 a 55mila euro, 41% da 55mila a 75mila euro, il 43% oltre 75mila euro».

Tremonti lancia la sua riforma fiscale «e si muove su di un terreno minato», scrive ITALIA OGGI che si rivolge ai lettori e avverte “I travet pagano la manovra estiva” perchè  «è di nuovo sugli statali che si stanno concentrando in queste ore le attenzioni della Ragioneria generale dello Stato alle prese con il decreto correttivo dell’estate. L’ipotesi che ha preso piede è il blocco del rinnovo dei contratti dei dipendenti statali e della scuola. La sospensione dei contratti  è stata già fatta con la manovra 2010 verrebbe estesa sino al 2015. Due anni in più che assieme al blocco del turn over frutterebbero  fra i 3 e i 4 miliardi di euro. C’è anche un piano B che parla di blocco per un solo anno realizzato utilizzando la stessa formula della passata manovra estiva: i dipendenti pubblici non potranno godere di trattamenti salariali più alti di quelli goduti nel 2009 e si risparmierebbero  sui 2miliardi di euro. Il condizionale è d’obbligo visto che la quadra oggi è più difficile di due settimane fa quando le sberle  delle amministrative e dei referendum non erano arrivate. Ora le variabili in gioco sono aumentate, c’è l’incognita della Lega e di Pontida, le verifiche parlamentari sul nuovo assetto di governo, il voto di fiducia sul dl sviluppo, la resa dei conti interna al Pdl.

“La ricetta di Tremonti: 3 aliquote”, titola l’AVVENIRE in prima pagina rinviando poi alle pagine dalla 6 alla 9 per l’analisi. Si inizia a pagina 6 con un articolo sulla posizione della Lega per dire che “Bossi non strappa. E Reguzzoni conferma: no a manovre di Palazzo contro il premier”, a pagina 7 si affonda sull’intervento di Tremonti a Confartigianato che nel titolo riassume la proposta tremontiana “Solo 3 aliquote e 5 imposte. Il ministro ai politici: volate di più su Alitalia. E niente agevolazioni a chi ha i gipponi”. Nella parte bassa della pagina i commenti: «Giulio Tremonti sul fisco è tra due fuochi. Da una parte c’è la Lega che preme affinché la riforma sia rapida e incisiva, dall’altra ci sono le opposizioni che reagiscono con ironia alle anticipazioni annunciate dal ministro dell’Economia (…)» e quindi ci sono i commenti di Maroni e quelle ironiche di Bersani che rinvia ogni commento a «Quando finiranno con le chiacchiere e le boutade e vedremo uno straccio di pezzo di carta sull’argomento fisco di cui si parla da 15 anni diremo la nostra». A pagina 9 poi un’intervista a Lupi a piè di pagina sotto l’articolo di apertura su Berlusconi «Fisco e liberalizzazioni: siamo alla sfida finale». 
 
LA STAMPA apre col titolone “Tre aliquote per il fisco”, «“credo sia giusto un sistema con tre aliquote Irpef”, ad affermarlo è Giulio Tremonti, secondo cui “scaglioni e calcoli dipendono da quanto riusciamo a tagliare”. Il ministro accelera sulla riforma fiscale e lavora all’ipotesi 20-30-40%: “niente agevolazioni per chi ha il gippone”. Intanto il governo fa dietro front sulle spiagge ai privati». Ugo magri firma “La sfida di Tremonti: tasse più basse contro l’evasione”, mentre Alessandro Barbera analizza la proposta del ministro in “Meno sgravi e meno Irpef. Ecco la riforma a costo zero”. «Le attuali cinque aliquote (al 23, 27, 38, 41, e 43%) verrebbero sostituite da tre: sul tavolo del ministro c’è una proiezione che le prevede al 20, 30 e 40% con diverse ipotesi di scaglioni. Tutte le imposte dovrebbero poi essere concentrate in cinque voci: Ire 8meglio conosciuta come Irpef), Ires (l’imposta sulla società), Iva, Irap e Imu, l’imposta municipale unica per i Comuni introdotta con il federalismo». Su La Stampa.it spazio anche alle reazioni. «“Mi sembra molto difficile realizzare una riforma fiscale, che è così complessa, a costo zero. Per ora sono solo chiacchiere, aspettiamo i fattì”. Lo ha detto il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, a margine del congresso della Uil Polizia al quale partecipa anche il ministro dell’Interno, Roberto Maroni». Sulla stessa linea il leader del Pd Pierluigi Bersani che spiega «non commento chiacchiere e boutade». 
 
E inoltre sui giornali di oggi:

REFERENDUM
REPUBBLICA – A pag 10/11 largo spazio alla rete delle associazioni che hanno “vinto” il referendum: “Greenpeace, scout, Arci e coop, le mille cellule del movimento”. Questo l’incipit del pezzo di Corrado Zunino: «Certo, la spallata a Berlusconi. La paura dell’acqua in mano ai privati, delle centrali nucleari. Ma per trovare una spiegazione di massa, un corpo, probabilmente un nuovo corpo sociale a quei “quasi ventisette milioni” andati al referendum, è istruttivo aprire il sito di riferimento dell’ultima battaglia: “Due sì per l’acqua bene comune”. In quattordici mesi di lavoro laici e cattolici di base, lo testimonia la pagina web, hanno portato sulla posizione “l’acqua non si vende” 454 associazioni – circoli – comitati – cooperative – movimenti. Si legge poi di 125 comitati di sostegno locale (circoli del Pd, persino del Psi), quindici comuni e undici partiti-movimento tra cui la Federazione dei Verdi e Sinistra e Libertà. Queste 605 singole collettività hanno mostrato una capacità mobilitante straordinaria e adesso, citando Gandhi, scrivono: “Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci”». 

SPIAGGE
REPUBBLICA – “Marcia indietro sulle spiagge ai privati, addio al diritto di superficie per 20 anni”, è il titolo dle servizio a pag 27, che illustra il decreto sviluppo che arriva oggi in Aula alla Camera, domani il voto di fiducia.

MICROCREDITO
ITALIA OGGI – Nasce Sevicol.it, il nuovo portale  che nasce dall’esperienza della settimana collettiva promossa dalla fondazione Giordano Treveri Gennari e tenuto a battesimo  dal cardinale Giovan Battista Re e da Mario Baccini, presidente del comitato per il microcredito. L’idea è quella di mettere in rete tutte le aziende che gravitano intorno al mondo cattolico e al turismo cattolico. La ricetta prevede uno spazio web e la sevicard per acquisti con garanzia di eticità e solidarietà. Un modo per far incontrare  il terzo settore e il mondo cattolico, due forze che contribuiscono al pil per il 5% con un giro d0’affari  di 60miliardi di euro.

NASCITE
AVVENIRE – In prima pagina il richiamo a un tema posto da AVVENIRE in primo piano “Aborti e abbandoni di neonati C’è una rete per le madri sole” titolo sotto l’occhiello “Falsi allarmi e solidarietà vere” del richiamo che rinvia alle pagine 4 e 5 del quotidiano dei vescovi. Il riferimento è a un’inchiesta di Repubblica del 10 giugno che “lanciava l’allarme sull’aumento di madri segrete in Italia, che farebbero nascere i figli per poi abbandonarli «perché disinformate sulla legalità dell’aborto». Ma la realtà è un’altra: le scelte eroiche di oltre 400 “sì” alla vita contro i 116mila “no” del 2010”. Pagina 4 si apre con il titolo “«La disinformazione c’è ma sui servizi alla vita»” mentre a pagina 5 si racconta della rete di aiuto e del fatto che queste madri sono spesso italiane «ultratrentenni, e sono alla seconda o alla terza gravidanza. Non voluta». A piè di pagina poi la storia di un’associazione di Torino che coordina pubblico e privato “Le «ragazze» di suor Angela ritrovano il sorriso”.

GAZA
IL MANIFESTO – In prima pagina nel richiamo all’articolo sulle indagini per l’omicidio di Vittorio Arrigoni: “Hamas: a fine giugno il rapporto con la verità sull’omicidio”, c’è il richiamo all’intervista fatta da Michele Giorgio ad Abu Musab, uno dei leader del gruppo qaedista che ha rivendicato il rapimento. Diretto il titolo a pagina 9 per l’intervista “Lo sceicco Abu Musab: «È stato un errore ucciderlo»”. Il giornalista descrive brevemente l’uomo «(…) ci riceve in una piccola abitazione nel campo profughi di Jabaliya, a nord di Gaza, armato di mitra e con il volto coperto parzialmente da una Kufiah». Parlando della mente del rapimento, un giordano, Abu Musab dice «Era un ragazzo devoto che voleva fare della Palestina il punto di partenza per una nuova rinascita dell’Islam. Ma non ha mai fatto parte della struttura di Tawhid wal Jihad, era un esterno e tutto ciò che ha fatto  lo ha organizzato assieme ai suoi amici (quelli del sequestro di Vittorio, ndr.) a nostra insaputa». E conclude rispondendo alla domanda se conoscesse Arrigoni «(…) Per me era un amico dei palestinesi e  non un nemico dell’Islam. La sua uccisione è stata un crimine. Noi non ci opponiamo alla presenza degli occidentali a Gaza, se vengono per aiutare i palestinesi e i musulmani non possono essere toccati. La nostra religione li proteggi».

NUOVI ITALIANI
REPUBBLICA – Servizio di cover sui 40mila stranieri che nell’ultimo anno sono diventati neocittadini. Trend in crescita. Anche se rimangono 146mila domande inevase. Il commento “Ecco perché l’Italia ha bisogno di loro” è firmato da Chiara Saraceno. 


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