Non profit
Tremonti, federalismo “low-cost”
Presentata la relazione tecnica sul nuovo sistema fiscale
Le norme attuative del federalismo fiscale ancora non sono state emanate, ma intanto Tremonti e Bossi presentano la relazione tecnica e tessono le lodi del futuro meccanismo impositivo a livello territoriale. Emerge nuovamente la questione meridionale, e i giornali registrano il dibattito su questi temi, assieme alle inquietudini per la manovra economica del Governo.
- In rassegna stampa anche:
- INVALIDITA’
- CAROVITA
- MAFIA
- MIGRANTI
- AMBIENTE
- FAMIGLIA
- LAUREA BREVE
- PALIO
- WORLD CUP
“Federalismo primo sì. Tremonti: ecco i risparmi” questo il titolo che sul CORRIERE DELLA SERA introduce il fondo di Dario Di Vico “Una buona partenza”. Questa in sintesi la tesi del ministero dell’Economia che ha incassato il primo via libera al provvedimento: il federalismo fiscale non costa nulla. Al contrario i risparmi resteranno nelle mani dei cittadini. Ai comuni spetteranno tutte le tasse sugli immobili. Arriverà la cedola secca sugli affitti e l’autonomia impositiva sugli enti locali. Partiamo da Di Vico che prima sottolinea come il dibattito in consiglio dei ministri sia arrivato nel giorno della scadenza prevista nella legge delega (30 giugno) e dopo le inquietudini leghiste seguite alla nomina di Brancher (tanto che il cdm in assenza di Berlusconi è stato guidato da Umberto Bossi), ma poi avverte che sarebbe un errore interpretare in chiave esclusivamente politicista la novità di ieri. Aggiunge De Vico per determinare i costi standard «si batterà la strada praticata per gli studi di settore…gli enti locali saranno chiamati a un percorso condiviso che alla fine però dovrà produrre risparmi di spesa». “Parte la riforma federalista. Ma sulla manovra è tensione”, è invece il titolo di pag. 8 che avvia i servizi interni. Oggi scioperano i magistrati. Durissimo anche Formigoni: l’emendamento delle Regioni è una pezza peggiore del buco. In piazza anche le forze della Polizia, mentre tramonta l’ipotesi della Robin Tax, probabile invece un intervento sulle assicurazioni e semplificazioni per le pmi.
LA REPUBBLICA apre sulla legge bavaglio e si occupa della riforma in centro pagina: “Casa, arriva la tassa federalista”. I servizi all’interno. È bastata un’ora al Consiglio dei ministri per vagliare e approvare la relazione di Tremonti. Che in realtà non ha ancora dato i numeri ma ha ribadito la filosofia e l’urgenza della scelta, bacchettando le regioni del Sud che non avrebbero speso 40 miliardi stanziati negli ultimi 7 anni (su 44 totali). Come spiega Roberto Mania, il superministro dell’economia si è occupato soprattutto di spiegare perché non funziona «l’albero storto» della finanza pubblica. Perno della riforma il passaggio dalle spese storiche a quelle standard. Ci vorrà ancora tempo per conoscere i dettagli anticipati in una conferenza stampa cui non ha partecipato il neo-ministro Brancher che pure di federalismo dovrebbe occuparsi (una sottolineatura maliziosa contenuta però in un’altra pagina). Il commento di Massimo Giannini non lascia spazio a dubbi fin dal titolo: “La scatola vuota”. Si sottolinea che ancora non si sa nulla dei costi e dei benefici del federalismo fiscale. Bossi ha sì assicurato che sarà «responsabile» ma non ci sono stime nemmeno approssimative. L’unica novità «è che sarà assegnata a livello locale la possibilità di imposizione fiscale sugli immobili» (sarà esclusa comunque la prima casa). «Conoscere per deliberare, ammoniva Luigi Einaudi. In questa vicenda politica ormai è palese che si sia deliberato senza conoscere e – peggio ancora – si insiste nel voler passare ai decreti attuativi della riforma senza sapere e comunque senza riconoscere ai cittadini-contribuenti il diritto di essere informati sui costi e sui benefici di una novità che avrà inesorabilmente conseguenze importanti per il portafoglio degli italiani».
Nessun richiamo per l’approvazione della relazione tecnica sul federalismo nella prima pagina del MANIFESTO dedicata ai «colpi berlusconiani contro la libertà di stampa, la magistratura, i diritti sociali» e alla giornata di mobilitazione contro la legge bavaglio. Manovra e federalismo sono a pagina 5 dove l’articolo d’apertura è dedicato alle riforme: «Fotografia prefederale» è il titolo sovrastato dall’occhiello: «Bossi presiede il consiglio dei ministri e scopre che l’Italia non funziona». Alla conferenza stampa a Palazzo Chigi sono presenti Bossi, Calderoli, Tremonti e Fitto. Manca Brancher e IL MANIFESTO lo sottolinea. «Alle regioni in rivolta per la finanziaria Tremonti non lesina il cianuro: sui 44 miliardi del programma comunitario 2007 – 2013 ne sono stati usati finora 3,6: “È inaccettabile, il Pil del Sud andato persino così in basso che nel 2014 avrà diritto ad avere ancora più fondi dall’Europa. Il Mezzogiorno è in preda a un’inerzia fatalistica e irresponsabile. Non è accettabile che quel ben di dio si butti nell’immoralità e nell’incapacità di quegli amministratori”» Tremonti però «sorvola sulla povertà del welfare italiano. O sul perché così tante persone abbiano bisogno di quei 290 euro lordi al mese». In un colonnino il commento di Bersani «Ma le cifre dove sono? Commedia del governo» riassume il titolo. Per quanto riguarda la manovra l’articolo di spalla riposta il commento della Cgil che definisce gli emendamenti «iniqui e solo tagli» ma, nell’articolo, si sottolinea che anche il Pd è duro con gli emendamenti e annuncia un incontro tra i parlamentare e gli amministratori del Pd con le categorie sociali, economiche e i cittadini.
Il titolo di copertina e due pagine dedicate alla manovra “I governatori sprecano e piangono miseria”: IL GIORNALE ha spulciato i bilanci di Emilia, Lazio, Campania. Risultato: si possono risparmiare milioni. A cominciare dai caffè e dai dromedari. Nelle pagine interne analisi dei conti. In Lazio «la sanità va a rotoli: il buco delle Asl romane vale 1,3miliardi: un terzo del debito sanitario italiano. Mentre Marrazzo viaggia in limousine. Al cinema marocchino sono stati dati 400mila euro. Per i caffè delle sedute di giunta spesi sei mila euro, che significano 14 tazzine ad assessore». L’analisi dell’Emilia Romagna evidenzia che «il Pd Errani grida allo scandalo ma compra i dromedari per il Sahara». In Campania invece «l’avvocato di Bassolino ha avuto 16010 consulenze in tre mesi. Due milioni e mezzo per 20 carri-gru che però non entrano nei garage. Finanziata la costruzione di 126 ospedali ma non n’è stato realizzato neanche uno». Per la Sicilia la Corte dei Conti accusa: «Costa 300 euro a testa l’esercito dei dipendenti».
IL SOLE 24 ORE apre sul federalismo: “Al via federalismo e la cedolare affitti”. Il commento è affidato a Fabrizio Forquet e si intitola “L’albero storto che bisogna raddrizzare”, secondo cui il federalismo fiscale «funzionerà, e la sfida sarà vinta, se sarà in grado di produrre una crescita del ceto politico locale e in particolare di quello meridionale. Negli anni 70 su “Nord e Sud” Francesco Compagna individuava nella inadeguatezza delle élites meridionali il primo problema italiano. Da allora la situazione è anche peggiorata. Il federalismo fiscale può e deve essere un’occasione di crescita di quel ceto politico. Non, quindi, un’operazione a trazione settentrionale contro il Sud, ma una grande trasformazione con il Sud per l’Italia».
“Federalismo, il via di Tremonti”. Al federalismo fiscale ITALIA OGGI dedica mezza pagina nella sezione PRIMO PIANO. Di rilevante, dal punto di vista politico, ci sono le parole di Bossi: «Tra le regioni e Tremonti è tornata la pace”; la parte tecnica è lasciata alla parole di Tremonti, che spiega così il meccanismo federalista in atto:« Il federalismo demaniale è pronto, abbiamo quasi completato la codifica unitaria della finanza pubblica e la banca dati. Abbiamo cominciato a simulare i trasferimenti statali e quanto verrà ritirato e quanto sarà attribuito. E per comuni e province siamo già ai fabbisogni e ai costi standard. Ancora non siamo pronti per le regioni, ma lo saremo a luglio».
Non si spegne la protesta delle autonomie locali e dei magistrati davanti alla manovra del governo Berlusconi. “La manovra cambia, le proteste restano” è il titolo di AVVENIRE che riassume la situazione politica. Malgrado la lettura positiva del ministro Bossi, secondo il quale “è scoppiata la pace” tra i governatori delle Regioni e il ministro del Tesoro Tremonti, Errani smentisce: «Ciò avverrà quando il governo sarà disponibile a rivedere i tagli». Tremonti ha dichiarato ieri che il federalismo fiscale «non comporta un aumento della spesa, al contrario, il costo c’è se non lo si fa, se si lascia l’assetto attuale con la finanza pubblica fuori controllo». Bossi dà il suo imprimatur e annuncia che si comincerà dai Comuni. La riforma federalista in pratica si svilupperebbe con il trasferimento ai Comuni dei tributi statale che attualmente gravano sul comparto immobiliare. L’emendamento a tagli invariati, ma con più flessibilità, presentato l’altra sera in Senato non ha convinto il mondo delle autonomie che tutto unito (Regioni e Province, Comuni e Comunità montane) sono tornate alla carica nel chiedere una “definizione condivisa” dei sacrifici e l’istituzione di una commissione straordinaria Governo-Autonomie con il compito di verificare i costi di funzionamento di tutte le pubbliche amministrazioni. Tremonti intanto ha annunciato un emendamento sugli stipendi dei magistrati, ma l’Anm oggi conferma lo sciopero.
LA STAMPA apre in prima pagina con un titolo sulla legge bavaglio: “Intercettazioni, si accelera. Lodo Alfano per i ministri”. Il Pdl prepara un nuovo “scudo” per il premier e tutto il governo, si legge nel sommario. A pagina 2 e 3 la manovra e la relazione tecnica del ministro Tremonti sul federalismo fiscale. LA STAMPA evidenzia che «numeri precisi sull’impatto effettivo della promessa rivoluzione ancora non ce ne sono»: bisognerà aspettare i cinque decreti attuativi che Tremonti promette di approvare «fra luglio e settembre». Nel pezzo di apertura LA STAMPA spulcia fra i dati delle tabelle che accompagnano la relazione di Tremonti e scopre che la Campania, con un bilancio di 12 miliardi, ha impegnato per indennità a presidenti, consiglieri e così via 86.161.008 euro, dieci milioni in più della Lombardia e 50 milioni in più dell’Emilia Romagna guidata da Vasco Errani. Peggio fa solo la Sicilia: oltre 156 milioni per le spese suddette. Sul documento di Tremonti LA STAMPA intervista Errani che dice: «Io la sua relazione non l’ho ancora letta. Ma faccio notare che questa relazione sarebbe stato più che opportuno costruirla insieme» e che regioni ed enti locali hanno da tempo chiesto un incontro con Berlusconi «perché si discuta di una manovra che sia condivisa da tutti». E’ ovvio che manovra e federalismo vanno di pari passo, continua Errani, ma sottolinea che «La manovra finanziaria così come è congegnata è iniqua. Il governo deve cambiarla. Vanno ripartiti i tagli».
E inoltre sui giornali di oggi:
INVALIDITA’
AVVENIRE – Sottolinea (con una foto-richiamo in prima pagina) che non bastano le modifiche alle norme sull’invalidità. Il Terzo settore è perplesso e denuncia che finora sono più i cavilli delle garanzie. Questa la posizione del quotidiano: «Invece dell’annunciato, e semplice, ritorno alla soglia del 74% chiesto dalle associazioni dei disabili, si è scelta una strada ben più tortuosa e poco chiara. Certo si escludono dall’innalzamento al’85% molte tipologie di invalidità gravi, ma l’elenco appare incompleto e generico. Sembra aumentare la discrezionalità delle commissioni mediche che già in passato ha creato problemi, ostacoli e dolorose incomprensioni… La burocrazia non è mai “amica” dei disabili e delle loro famiglie. Per questo continuiamo a chiedere chiarezza e linearità. Lotta ai falsi invalidi, rispetto per quelli veri».
CAROVITA
CORRIERE DELLA SERA – Un’intera pagina, la 10, per dare conto di un rapporto di Altroconsumo: “Come risparmiare sulla bolletta in quattro milioni e mezzo di case”. «Accendere la lavatrice o la lavastoviglie di sera, di notte e nei fine settimana sarà più conveniente. Un poco più conveniente, va subito detto. Perché in questi orari (e giorni) il costo dell’energia elettrica sarà più vantaggioso. Debutta infatti la cosiddetta «tariffa bioraria per tutti». O almeno: da oggi, per cominciare, per quattro milioni e mezzo di famiglie, che ad agosto saliranno a undici e a fine anno venti. Praticamente quasi tutte quelle che ancora non hanno optato per un’offerta sul libero mercato (nove su dieci), che continuano a consumare in base alle tariffe regolate dall’Autorità per l’energia e che ora automaticamente si vedranno addebitare costi di consumo diversi a seconda del momento in cui il loro contatore inizierà a girare. Due tariffe, appunto. Una più vantaggiosa — indicata in bolletta come F23 — se si consuma dalle 19 alle 8 ma anche il sabato e nei giorni festivi. E una più alta — definita F1 — se si usa energia elettrica dalle 8 alle 19 dei giorni feriali quando la richiesta è più elevata».
MAFIA
LA REPUBBLICA – “Milano, gli alloggi popolari assegnati dai boss”. Un’inchiesta di Paolo Berizzi e Sandro De Riccardis per far luce sulla graduatoria parallela a quella ufficiale gestita dai burattinai del racket degli alloggi pubblici. Il crimine (con la complicità di funzionari pubblici e politici) controllerebbe, solo a Milano, 5mila case. Un business da 20 milioni di euro l’anno. Tra Aler e comune sono 93mila le case pubblica a Milano. 5Mila vuote, 4mila occupate abusivamente. Frediano Manzi, presidente di Sos racket usura, intervistato sottolinea che sono state nel tempo ignorate centinaia di segnalazione e che il racket invade interi quartieri.
MIGRANTI
IL MANIFESTO – Piccolo richiamo in prima e un’intera pagina dedicata a quanto sta accadendo in Libia: «mega-deportazione in attesa di un rimpatrio. Centinaia di cittadini eritrei portati manu militari nel sud del paese Temono l’espulsione. Tra loro anche alcuni respinti dall’Italia». Il commento di Stefano Liberti: «Quei “non sbarcati” che parlano alle nostre coscienze». «Le notizie che giungono dalla Libia non devono solo suscitare indignazione per il modo sbrigativo con cui un paese nostro alleato tratta la questione dei migranti. Ci riguardano da vicino. Interrogano l’Italia, il nostro governo e la nostra opinione pubblica, in modo diretto (…)» e conclude «Anche se non li vediamo, se abbiamo impedito loro di arrivare, quegli immigrati mai sbarcati continuano a parlare alle nostre coscienze. Perché è il nostro governo che li ha privati di un futuro e li ha condannati al limbo in cui oggi si trovano. Perché siamo noi che abbiamo preferito chiudere gli occhi, pur di non subire l’immagine dei cenciosi che sbarcano a Lampedusa. Quando quei giovani eritrei saranno rimandati a casa e finiranno inghiottiti in uno dei gulag di Afewerki, sarà difficile non dirci responsabili».
AMBIENTE
IL SOLE 24 ORE – “Stretta sulle ricerche petrolifere”. Nuove regole per le trivellazioni in mare. Il ministro dell’Ambiente, sull’onda delle polemiche su Bp e di inchieste giornalistiche (ieri il SOLE si è occupato delle trivellazioni off shore in Sicilia) ha agito: «Il Consiglio dei ministri ha approvato venerdì, nello schema di decreto di riforma del codice ambientale, un articolo che vieta ogni esplorazione e non solo le trivellazioni in tutte le zone all’interno delle aree marine e costiere protette, e per una fascia di mare di 12 miglia attorno al loro perimetro. Ma un divieto solo un po’ meno duro riguarderà l’intera costa nazionale: nessuna attività sarà consentita entro le 5 miglia».
FAMIGLIA
AVVENIRE – Fa discutere la decisione del Comune di Torino di istituire un nuovo “certificato anagrafico per le unioni civili”. La Diocesi prende posizione con un comunicato dove sostiene che «Così si svaluta l’istituto della famiglia enfatizzando vincoli alternativi e che in questo modo il Comune diventa uno strumento di scelte ideologiche». Interdetto si dichiara il Forum delle famiglie che in un comunicato ricorda come: «Torino è la prima tra le città di grande importanza a tentare una fuga in avanti rispetto al Parlamento al quale, solo, compete eventualmente la definizione legislativa di istituzioni para-matrimoniali».
LAUREA BREVE
CORRIERE DELLA SERA – La Gelmini annuncia una correzione alla laurea breve. Questa l’idea: «Il “3+2” ha oggettivamente fatto moltiplicare i corsi di laurea, tuttavia si è appena concluso l’adeguamento ai nuovi ordinamenti e ora rifarli daccapo sarebbe traumatico — dice il senatore Giuseppe Valditara, relatore della Riforma universitaria in discussione al Senato —. Ci potrà essere nel tempo una graduale modifica del “3+2”, soprattutto in quelle discipline che lo rivendicheranno. Giurisprudenza a suo tempo ha chiesto di avere un percorso unitario. Evidentemente in prospettiva si potranno studiare per le facoltà che lo richiedono forme più flessibili rispetto al modello attuale. L’unica cosa impensabile è un decreto del ministero che costringa le università a ricominciare tutto daccapo. Sarebbe il caos». «La responsabilità — ribadisce il professor Guido Fiegna, membro del Cnvsu (Comitato nazionale valutazione sistema universitario) — è in parte attribuibile alle università che non hanno ridisegnato i corsi, cambiando la sequenza delle discipline, i tempi e i modi di insegnamento. In un certo senso gli atenei non sono riusciti o non hanno voluto incentivare l’uscita dal sistema universitario dei laureati triennali».
PALIO
IL GIORNALE – In prima pagina la foto del cencio del Palo del 2 luglio dipinto da Ali Hassoun e il titolo “Lo sfregio: san Giorgo islamico” che apre il commento di Ida Magli che invita gli amministratori senesi a dimettersi perché nel dipinto «c’è disprezzo per i Santi in generale e per san Giorgio in particolare. Il disprezzo per i santi è stato sempre considerato una forma di eresia nella chiesa Cattolica: la battaglia per il diritto alla raffigurazione dei personaggi sacri è stato la battaglia più grave nella storia del cristianesimo d’occidente. Probabilmente i cristiani di oggi non se lo ricordano. Dunque un fedele musulmano non ha santi da pregare perché anzi gli è vietato credergli, ma non ha neanche immagini. Se il pittore musulmano ha potuto dipingere lo stendardo è perché si tratta di un’altra religione e quindi ciò non gli crea problemi. I problemi sono i nostri. Che cosa vogliono gli amministratori della mistica Siena? Che ci si riduca a prendere in giro la nostra stessa religione? Se vogliono offenderci per far piacere ai musulmani lo dicano perché noi tutti chiediamo le loro dimissioni. C’è un pericolo che quella pseudo scherzo iniziale diventerà a poco a poco una forma di sincretismo e infine di islamizzazione del cristianesimo.
WORLD CUP
IL SOLE 24 ORE – “Gol e etica nella scuola di Boco”. Lara Ricci racconta la storia dell’Istituto Diambars di Ekhrunleni, appena aperto in Sudafrica: «Diambars (www.diambars.org/project) è una scuola molto particolare creata da giocatori professionisti che volevano “restituire al football ciò che il football aveva offerto loro” spiega Jimmy Adjovi Boco, uno dei fondatori e l’anima del progetto. Tutto è iniziato nel 1998, quando Adjovi Boco si è ritirato dal calcio professionistico e ha chiamato a raccolta i suoi amici e gli allora campioni del mondo Bernard Lama e Patrick Vieira. Armato di un trascinante entusiasmo, Jimmy A. Boco è riuscito a convincere gli sponsor (pubblici, come il ministero dello Sport francese, o privati, come Adidas) e i genitori dei ragazzini.(…) L’idea è stata subito quella di allenare giovani talenti del calcio per cercare di farne professionisti, e nel frattempo dare loro un’educazione che la loro provenienza sociale e geografica rendeva molto improbabile. Nel 2003 la prima scuola ha aperto in Senega
l, a Saly. Qui sono state educate e allenate ormai diverse classi di ragazzini. Alcuni sono stati messi sotto contratto da squadre europee e stanno realizzando il loro sogno (e con parte del loro stipendio contribuiscono alle spese scolastiche di nuovi allievi di Diambars). Gli altri sono diventati tecnici, giocatori del campionato senegalese, o studenti universitari. (…) Grazie al successo di Diambars Senegal è stato possibile creare il nuovo istituto, in tempo per sfruttare il valore simbolico del primo mondiale africano».
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.