Politica
Tremonti fa tremare
Berlusconi costretto a difendere il superministro dall'attacco di Galan e dai malumori nel Governo
Un’intervista al ministro Galan ospitata dal quotidiano della famiglia Berlusconi, il Giornale, scoperchia la pentola dei malumori all’interno del governo e nel Pdl nei confronti del ministro Tremonti, colpevole di tenere stretta la cinghia del Tesoro. E Berlusconi deve rassicurarlo ed elogiarlo pubblicamente. L’episodio diventa il fatto del giorno per quasi tutti i giornali in edicola.
- In rassegna stampa anche:
- REFERENDUM
- 5 PER MILLE
- ROM
- LIBIA
- COSTA D’AVORIO
- AMBIENTE
“Berlusconi difende Tremonti” titola il CORRIERE DELLA SERA in prima, e poi seguono molte pagine di cronaca, retroscena e commenti. “Ci fa perdere le elezioni” aveva affermato Galan, neoministro dei Beni Culturali, e per lunghi anni governatore incontrastato del Veneto. “La maionese impazzita” è il titolo dell’editoriale di Massimo Franco, che parte dalla prima. “Sta cedendo il «primo cerchio»: la bolla di compattezza sacrale tipica dei periodi elettorali che certificava il controllo di Silvio Berlusconi sui vertici del Pdl e sul governo – commenta Franco – . Per quanto l’immagine possa apparire banale, l’attacco al ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, dal collega Giancarlo Galan, seguito da una scia di precisazioni, ricorda una maionese impazzita. E né il colloquio di due ore fra Berlusconi e Tremonti di ieri sera a Roma né i due comunicati con i quali il capo del governo e poi uno dei coordinatori del Pdl, Denis Verdini, gli confermano «pieno sostegno», bastano a cancellare l’episodio. Avviene mentre affiora l’incertezza su una vittoria al primo turno del sindaco di Milano, Letizia Moratti: un’incognita impensabile nella capitale del berlusconismo. Ancora, a amplificare la polemica antitremontiana è il giornale del fratello del premier: lo stesso che continua a difendere Roberto Lassini, il candidato dei manifesti contro una Procura equiparata alle Br; e lo stesso che sottolinea la competizione fra Pdl e Lega, punzecchiando Umberto Bossi. In più, Tremonti è indicato da tempo come bersaglio di una filiera ministeriale irritata dal suo rigore finanziario. Ce n’è abbastanza per azzardare una sorta di «fallo di frustrazione» contro il titolare dell’Economia: un atto di puro autolesionismo”. E Francesco Verderami ricostruisce il retroscena: “Il Cavaliere: certe cose fanno solo danni”, pezzo a pagina 3. “In verità Galan nell’intervista lasciava intuire che sarà il titolare di via XX Settembre a costringere il Cavaliere ad abdicare, facendogli perdere le elezioni con la sua linea di politica economica. Che «Silvio» e «Giulio» non si amino è risaputo, ma non è certo questo il momento per riattizzare la polemica e alimentare i soliti sospetti. Non a caso Berlusconi ha voluto parlare di Tremonti, davanti a Tremonti e come Tremonti: «Io ho condiviso le sue scelte, che abbiamo sempre discusso insieme. E i risultati nei conti pubblici dimostrano la bontà della linea adottata. Il bilancio fotografa una situazione che non consente di spendere danaro, ma impone di tagliare le spese. Stiamo intervenendo anche sulle missioni militari all’estero, per ridurre i contingenti senza diminuire la presenza e il prestigio del Paese» – racconta divertito Verderami – È stato a questo punto che il premier si è accorto di essersi fin troppo calato nella parte del ministro, e ha scartato. Perché Tremonti qualche difetto ce l’ha, «servirebbe forse una maggiore collegialità, un maggior coinvolgimento tra colleghi di governo. Ogni ministro è soggetto a forti pressioni, tutti vorrebbero una minore pressione fiscale, ma tutti sono consapevoli della difficile fase congiunturale. Serve quindi buon senso», ecco l’unico buffetto che ha riservato a Tremonti, «con il quale non ho mai litigato». Come, mai? «Mai, giuro». Ma se una volta è rimasto persino a San Pietroburgo pur di non tornare a Roma per vederlo: «Ah sì, quella volta che c’era la tormenta di neve… E vabbé». Piccolo e curioso contraltare, un colonnino a pagina 5: “Ovazione per Napolitano al concerto di Abbado”, un ingresso trionfale, standing ovation di oltre quattro minuti per il Presidente della Repubblica…
IL GIORNALE riconosce che c’è «tensione nell’esecutivo» nella sua prima pagina, il titolo di apertura è «Caso Tremonti, Silvio media». Nel catenaccio: «Il ministro dell’Economia, infuriato con Galan, incontra il premier a Palazzo Grazioli. Berlusconi conferma la fiducia a Giulio, ma gli chiede di fare di più per abbassare le tasse». La notizia si merita anche le pagine 2 e 3. Dell’incontro tra Berlusconi e Tremonti scrive Francesco Cramer: «all’indomani di un vigoroso attacco al ministro dell’Economia portato dal collega dei Beni culturali, Galan. L’uomo dei conti pubblici ha minacciato le dimissioni e chiesto la fine del “fuoco amico” che hanno lo scopo di “indebolirlo”, pretendendo che il premier lo difendesse dalle critiche dei tanti colleghi che, non da oggi, lamentano la scure tremontiana ai propri dicasteri. Il premier lo ha fatto ma, dal canto suo, gli ha anche chiesto uno sforzo in più per il futuro: ora è arrivato il momento di trovare le risorse per abbassare le tasse entro la fine della legislatura. Ci sono le amministrative ma la tornata elettorale ha valenza politica e il presidente del Consiglio vuole lanciare un messaggio forte». Mentre Carlo Lottieri propone al superministro «Dieci riforme liberiste a costo zero». Grandi classici: dall’abolizione delle province, fino alla privatizzazione di imprese pubbliche, passando per la cancellazione degli ordini professionali e la «fine del regime che regola e limita l’apertura di nuove farmacie». Nel suo commento, Vittorio Macioce scrive che «l’Italia non è mai pronta ad abbattere lo statalismo». Le critiche a Tremonti del quotidiano si completano con un ritratto di una pagina firmato da Giancarlo Perna: «Giulio, il socialista che si veste da liberale». Si ricorda che Tremonti è «cresciuto nel vivaio di De Michelis si è formato nella scuola dell’economista Reviglio. Scomparso il Psi, è entrato alla Camera nel ’94 col Patto Segni per poi passare con Berlusconi che non ha più abbandonato. Anche se non sempre ne condivide l’ideologia». Perna descrive anche la famiglia Tremonti, il fratello e la sorella. Conclude così: «Si dice che tutti, senza eccezione, siano più simpatici di lui».
“Nel Pdl scoppia il caso Tremonti”: anche LA REPUBBLICA dà ampio rilievo all’ultima bega interna al partito del premier, che dopo averlo incontrato per due ore ha preso pubblicamente la sua difesa: «ci ha salvato dalla crisi». La «bomba» come la definisce Alberto D’Argenio è stata sganciata ieri mattina da Il Giornale, di proprietà della famiglia Berlusconi: Galan ha attaccato il titolare dell’Economia che fa perdere voti e per di più è socialista. Un attacco che fino al pomeriggio non ha causato reazioni (ed anche il silenzio parla). Solo dopo pranzo il cavaliere ha emesso una nota di solidarietà e infine incontrato super Giulio (ma dopo due ore di faccia a faccia con Tremonti, il Cav ha parlato al telefono con Galan: un colloquio «cordiale»; ieri ha trovato il tempo per chiamare anche Lassini, quello dei cartelli milanesi deliranti: Berlusconi gli ha espresso immancabile «solidarietà» giacché come nota Ellekappa nella sua vignetta: «vilipende dalle labbra del premier»). Il retroscena di Lopapa racconta momenti concitati: Tremonti inferocito e pronto alle dimissioni, Berlusconi rassicurante («Non c’entro nulla con queste polemiche, non ho sentito nessuno del Giornale e poi figurati se in campagna elettorale»; già «figurati»… ditelo alle altre vittime del cosiddetto metodo-Boffo, copyright Stracquadanio, ndr). «Tremonti tiene il punto» sottolinea il giornalista, «ma misura da ieri anche quanto sia profonda la sua solitudine nella squadra di governo… Risale a un mese fa d’altronde la cena alla quale parteciparono 9 ministri su 13 per dire basta alla linea rigorista, ai cordoni sigillati del collega così vicino alle istanze della Lega». Sulla complessa situazione politica, va segnato un editoriale del direttore, Ezio Mauro, “Nel Paese di Ponzio Pilato”. Analizza la proposta di cambiare il primo articolo della Costituzione: «come al solito, e come avviene normalmente per ogni legge ad personam, si parte con un test, perfettamente coerente con i propositi del leader, ma tecnicamente irresponsabile…. una proposta firmata da un deputato del Pdl che si muove “a titolo personale”, senza impegnare direttamente il partito, in modo che il vertice possa saggiare le reazioni e decidere poi se cavalcare fino in fondo l’iniziativa o attenuarla, o farla cadere». Nel merito poi la proposta del peone di turno mira «a cambiare l’equilibrio dell’intero ordinamento» compiendo «quel tratto di “populismo reale” o realizzato che trasforma una legittima cultura politica – la demagogia carismatica – in sistema, in forma di Stato». Una situazione difficile che dovrebbe spingere tutti – cittadini, politici, Chiesa – a non guardare dall’altra parte, a impegnarsi e a contrastare le anomalie mantenendo fiducia nella democrazia. «La partita è aperta. Dipende da ognuno di noi giocarla… o accettare di vivere nel Paese di Ponzio Pilato».
Domina la prima pagina la foto di Giulio Tremonti, il titolo di apertura de IL MANIFESTO è “Tremontana” «Il ministro dell’economia colpito dal fuoco amico. Contro di lui il metodo-Giornale per stroncare l’alternativa del centrodestra al Cavaliere zoppo. L’accusa a Tremonti è di essere “un socialista”. L’imputato resta in silenzio e il copione si ripete: visita a palazzo Grazioli e dichiarazione di sostegno di Berlusconi. È un altro capitolo della guerra tra bande nel Pdl, mentre le elezioni si avvicinano e la poltronissima di Milano vacilla» riassume il sommario che rinvia alle pagine 2 e 3 dedicate al «fuoco amico contro il ministro dell’economia, difeso in sospetto ritardo da Berlusconi. Un uomo da vero terzo polo: le sue mosse, i suoi silenzi, i suoi nemici» si legge nel sommario (pagina 2) dell’articolo “Per chi suona Tremonti”. Scrive Francesco Paternò «(…) Il ministro dell’Economia gioca da tempo un’altra partita dentro il governo, dove i ministri buoni lo accusano di essere cattivo tenendo stretta la borsa. Di gestire il potere al posto di un Berlusconi attaccato ai suoi guai giudiziari per i quali non può distrarsi nemmeno un secondo se vuole restare a palazzo Chigi. Il problema è che, più le difficoltà del presidente del consiglio aumentano, più Tremonti prende le distanze. Spesso con il silenzio di cui è maestro, oppure con il copia e incolla di ogni sua mossa a fianco di quella ufficiale della compagine di cui pure fa parte. (…)» e conclude: «(…) Per continuare a correre (in silenzio) con meno handicap, Tremonti ha ripreso a parlare con Repubblica, ha taciuto (lui critico della globalizzazione) sulla Fiat del più grande globalizzatore italiano Sergio Marchionne perché fa comodo così, ha assecondato la caduta di Cesare Geronzi dal piano più alto del capitalismo italiano. Un metodo anche questo». A pagina 3 un boxino, a fianco di una foto di Berlusconi parla della “Crisi a due facce” con il “Superministro contro governatore”. «L’Italia “sta uscendo dalla recessione lentamente”, dice il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi. “Non siamo messi male, sono gli italiani ad avere la tendenza ad autopenalizzarsi”, ribatte il ministro dell’economia Giulio Tremonti. È un botta e risposta a distanza quello tra il governatore e il ministro. Il governatore della Banca d’Italia, intervenuto a un convegno a Roma, cita i dati contenuti nel Documento di economia e finanza (Def) approvato pochi giorni fa secondo cui solo nel 2014 “il Pil tornerà sul livello del 2007” mentre per il prodotto pro capite “il recupero sarà ancora più lento”. Secondo Tremonti invece “i nostri conti pubblici non sono messi male: stiamo lavorando intensamente per tenere il debito pubblico sotto controllo”».
IL SOLE24ORE già in prima pagina fa la cronaca del vertice di ieri, ma è Stefano Folli a fare il punto della vicenda. «Per ora il Premier non vuole o non può smentire il suo ministro. Il che non significa che tutti i problemi fra il presidente del Consiglio e il suo ministro dell’Economia siano stati risolti. Tremonti ha ricevuto il sostegno del Premier al suo operato. E sarebbe stato inverosimile il contrario. Non tutto torna nella curiosa vicenda, Giancarlo Galan , conosciuto per non esser uno sprovveduto, e da poco titolare dei Beni culturali, che sferra un attacco al collega in un’intervista al Giornale. Il quotidiano costruisce uno scoop da prima pagina che diventa il punto culminante di una serie di critiche che da qualche mese il Giornale rivolge a Tremonti. Il Giornale non è ostile al Premier e la lealtà di Galan verso Berlusconi è adamantina». Quindi: «Le parole di Galan vanno prese per quello che rivelano. Emergono inquietudini dello stesso capo del Governo a poche settimana dal voto a Milano. Berlusconi vorrebbe da Tremonti qualche magia che susciti il plauso delle forze produttive. Uno stato d’animo dietro cui s’indovina la paura che il vecchio blocco Berlusconi – Lega sia in crisi».
“Il Cav sta con Tremonti e Lega“. Un pezzo a pag 3 di ITALIA OGGI dominato dalle parole del sottosegretario al ministero dei Beni culturali Francesco Giro, che sulla polemica Galan-Tremonti si è espresso così: «Nelle nostre soprintendenze statali c’è una disponibilità finanziaria complessiva di 545,2 milioni di euro non spesi. Credo che sia la sfida prioritaria che il ministro Galan ha di fronte. Dovremmo occuparci soprattutto di questo nei prossimi giorni. Tanto più che a spendere meno sono proprio le soprintendenze speciali: a Pompei restano da spendere 28 milioni su 51». Tradotto in pratica, ITALIA OGGI conclude che «a detta di Giro, dunque, l’attacco non sarebbe tanto legato alle risorse, ma agli equilibri interni alla maggioranza».
AVVENIRE con il titolo “Oltre l’incredulità” apre sulla lontananza da Dio dei Paesi cristiani denunciata ieri dal Papa nelle celebrazioni del Giovedì Santo. A centro pagina un richiamo (“L’ira di Tremonti: così non resto. Il premier lo frena”) rimanda a pagina 9 dove si parla di “sfida finale” per il titolare di via XX Settembre che non cede di fronte ai ministri che gli chiedono di aprire i cordoni della borsa e dei centotrenta minuti di “faccia a facca” tra il premier e il ministro dell’Economia. Scrive Arturo Celletti: «Tremonti è irritato da un’intervista di Galan che chiede collegialità e attacca: ha commissariato il governo e ci fa perdere… La tensione è alta e i toni sono aspri. Tremonti pretende chiarimenti… Il ministro dell’Economia si sente accerchiato. Sospetta manovre anche del premier. Confida disegni ambigui di un pezzo non marginale dell’esecutivo. E, ora dopo ora, la tensione sale e non bastano gli attestati di stima dei vertici del Pdl a frenarla. Verdini tira comunque le orecchie a Galan: “Solo un cieco può non vedere che senza una politica di rigore anche l’Italia sarebbe stata affossata”. Nelle stesse ore interviene anche l’altro coordinatore, Ignazio La Russa. Per confermare “piena solidarietà al ministro Tremonti che tutto il mondo ci invidia”. E per fissare l’unico obiettivo possibile in queste settimane di campagna elettorale: “ Remare nella stessa direzione per far viaggiare la grande barca più dritta e veloce possibile, non certo dividersi in lenti e angusti canotti”. La situazione però è diversa. E lo scontro Tremonti-Berlusconi è forse solo rinviato. Perché oggi la priorità è un’altra: vincere le elezioni amministrative di metà maggio. E allora l’unica soluzione possibile è rinviare il chiarimento e accettare una tregua armata».
“È bufera su Tremonti Il premier: sto con lui”, questo il titolo di apertura de LA STAMPA che poi ai temi politici dedica le pagine dalla 4 alla 7. L’articolo di apertura a pagina 4 inizia osservando che: « Un ministro che dà pubblicamente addosso a un collega di governo, per di più sul quotidiano di famiglia del premier: mai si era visto in 150 anni, stiamo battendo ogni record. (…)» e continua: «(…) L’ex governatore del Veneto non è l’unico a pensarla così. Altri 8 ministri sere fa erano giunti alla medesima conclusione, “Tremonti va fermato”; tuttavia se l’erano detto tra loro a cena. Viceversa Galan ha impugnato il megafono. (…)» e conclude: «(…) Al Cavaliere i ministri piacerebbero tutti come la Brambilla che ieri gli ha presentato una serie di soluzioni pratiche per Lampedusa, dai voli estivi agli spot promozionali. “Se continuate così vi mando tutti a quel paese”, è sbottato due giorni fa con un ministro. Se non avesse tutti questi processi, magari lo farebbe davvero». A pagina 5 oltre all’articolo dedicato al “retroscena” che sottolinea come a pensarla allo stesso modo di Galan siano in tanti tra i ministri, nel catenaccio si legge «E un collega sussurra: se vinciamo a Milano lo ridimensioniamo». La metà inferiore della pagina è occupata da un’intervista a De Michelis dal titolo “De Michelis: che strano riesumare dopo 20 anni l’etichetta socialista”. Afferma l’ex ministro: «Anche io ricordo, prima di essere berlusconiano, Galan era un liberale, ma mi stupisce che si sia reso conto soltanto ora che la rivoluzione liberale annunciata nel 1994 è sfumata e da parecchio tempo (…)» Continua De Michelis chiedendosi che cosa contesta Galan a Tremonti per rispondersi: «Si prediligono discussioni tendenziose e inutili ad altre che dovrebbero essere anche vigorose e su questioni concrete e urgenti (…)» e infine legge il fatto che l’intervista a Galan sia uscita sul Giornale osserva: «Immagino che il Giornale sia dentro la battaglia per la spartizione del partito che si sta combattendo sotto e attorno a Berlusconi».
E inoltre sui giornali di oggi:
REFERENDUM
LA REPUBBLICA – “Il governo vuole fermare anche il referendum sull’acqua”. Il ministro Romani dice che «sarebbe meglio fare un approfondimento legislativo». Tradotto non fare il referendum. Una proposta che ovviamente scatena le reazioni del comitato promotore. «È un colpo di mano» accusa anche Stefano Leoni, presidente Ww, «un secondo tentativo di truffa» gli fa eco Angelo Bonelli, dei Verdi. Sulla stessa linea il commento di Stefano Rodotà: “I cittadini calpestati”.
5 PER MILLE
ITALIA OGGI – “D’Alema va alla questua fiscale“. Un pelo e contropelo alla fondazione di Massimo D’Alema Italianieuropei. «Sul sito internet del pensatoio, è addirittura pubblicata una guida alla compilazione dei modelli fiscali che culmina, ma lo scopo è solo questo, con l’indicazione delle generalità della fondazione quale destinataria del 5 per 1000 Irpef. Eppure, fa notare il pezzo «come si apprende dal sito medesimo, non è che a Italianieuropei manchino i canali di approvvigionamento». In generale, tutte le fondazioni politiche quando si tratta di racimolare soldi dai contribuenti «non hanno alcuna timidezza. Vanno direttamente a raschiare il fondo del barile».
ROM
AVVENIRE – A pagina 10 parla dello scontro tra la Comunità di Sant’Egidio e il Campidoglio sugli sgomberi dei campi rom abusivi. Durissima presa di posizione contro la divisione delle famiglie, con donne e bimbi nei centri e gli uomini per strada a vagare per Roma. Secca la replica del sindaco Alemanno: «Valutazioni lontane dalla realtà».
LIBIA
IL MANIFESTO – È un corsivo non firmato quello che in prima pagina parla dei profughi in Libia con il titolo “Vogliamo navi umanitarie”. «Mandate una nave. In Tunisia, in Egitto, oppure al porto di Misurata. Mandate una nave e portate via uomini, donne, bambini. Persone per le quali la Libia era già un inferno prima dell’avvio dell’operazione “Odissea all’alba”. Di odissee peraltro se ne intendono. Ci riferiamo a quelle migliaia di cittadini scappati dai paesi sub-sahariani, imprigionati in Libia dagli accordi scellerati che l’Italia, con la benedizione dell’Europa, ha firmato con quel Gheddafi che oggi tutti maledicono. (…) C’è poco da essere pro o contro un intervento armato. Si tratta di essere conseguenti: abbiamo scelto un intervento armato per salvare i civili. Ebbene, che i civili siano salvati. Non si può assistere come se fosse la cosa più normale del mondo all’arrivo di profughi dalla Libia sui barconi. (…)» e conclude: «Mandate una nave, anzi mandatene dieci, cento, quante ne servono. L’Europa è un grande continente, almeno in termini spaziali. Esiste la possibilità concreta di dare asilo a queste persone, e ne corre soprattutto l’obbligo. È un’indicibile ipocrisia riconoscerli come richiedenti asilo solo quando approdano sani, salvi e malconci sulle nostre coste. Mandate una nave, adesso. E sarà l’unica cosa in cui riconoscere un’Europa che abbia motivo di esistere».
COSTA D’AVORIO
AVVENIRE – “Costa d’Avorio nel terrore. Manca tutto, anche l’acqua” è il titolo di pagina 15 che parla dei missionari della Comunità di Villaregia e della missione Yopougon dove sono ospitati 8 mila civili sfollati. «I magazzini sono vuoti, nei due mercati aperti i prezzi sono ormai triplicati. Difficile curarsi: le cliniche sono lontane e senza personale medico. Gente di ogni fede viene da noi perché si sente accolta», dice Padre Porcu.
AMBIENTE
LA STAMPA – Le pagine 26 e 27 sono dedicate all’Earth Day. L’apertura titola “Un miliardo di buone azioni per salvare il Pianeta Terra”, « C’è chi ha deciso di fare a meno dell’acqua in bottiglia e chi ha abbandonato l’auto per la bicicletta. Altri hanno cambiato le vecchie lampadine e deciso di fare la spesa portando una borsa di tela da casa. Per tutti la parola d’ordine è compiere un gesto a vantaggio della salute del Pianeta. E’ così che il mondo, su iniziativa dell’«Earth Day Network», festeggia oggi i 41 anni della Giornata della Terra: collezionare un miliardo di “azioni verdi” prima del summit Onu sullo sviluppo sostenibile previsto a Rio de Janeiro nel 2012. (…)» a pagina 27 viene presentato il “caso” ossia le oasi azzurre che fanno rinascere il Mediterraneo e a piè di pagina vengono presentate gli “eventi da vivere in riva al mare”.
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