Medio Oriente
Tregua a Gaza, Acli: «Ora lavoriamo per una cultura della pace»
Per il presidente Emiliano Manfredonia, la notizia di un cessate il fuoco « induce a sperare, sia per gli ostaggi rapiti il 7 ottobre, sia per la popolazione di Gaza, che possa essere libera dall'incubo dei quotidiani bombardamenti che ne hanno orribilmente devastato l'esistenza»
di Alessio Nisi
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«Il possibile cessate il fuoco nella Striscia di Gaza – confermato circa mezz’ora fa, ndr – è la notizia che tutti attendevamo e per cui abbiamo pregato incessantemente in questi mesi», con queste parole il presidente nazionale delle Associazioni cristiane lavoratori italiani – Acli, Emiliano Manfredonia, ha commentato la notizia di un accordo fra Israele ed Hamas.
Una speranza per gli ostaggi e la popolazione di Gaza
Una notizia, ha aggiunto, che «ci induce a sperare, sia per gli ostaggi rapiti il 7 ottobre, che possano finalmente fare ritorno alle loro case, sia per la popolazione di Gaza, che possa essere libera dall’incubo dei quotidiani bombardamenti che ne hanno orribilmente devastato l’esistenza».
La pace è sempre possibile
Per Manfredonia «la pace è sempre possibile, lo abbiamo ribadito con forza durante il nostro congresso nazionale che si è svolto il mese scorso». Certamente, argomenta, «il terrorismo di Hamas e le rappresaglie brutali di Israele hanno allontanato la possibilità di una vera pace a breve termine, che tuteli gli interessi e la sicurezza della popolazione israeliana e palestinese ma speriamo che sia un primo passo verso un accordo permanente».
La guerra è una sconfitta di tutti
Come Acli, ha precisato, «continueremo a lavorare per la crescita di una cultura della pace, sapendo bene, come dice papa Francesco, che ogni guerra, comunque finisca, è una sconfitta in sé stessa per tutta l’umanità».
Nella foto di apertura, di AP Photo/Oded Balilty/LaPresse, a Tel Aviv i parenti dei rapiti il 7 Ottobre 2023, festeggiano la notizia del rilascio.
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