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Tre: il numero del destino per il Terzo settore
Claudia Fiaschi, già portavoce nazionale del Forum del Terzo settore arriva in edicola con un pamphlet che merita di di essere letto. E sopratutto dovrebbero farlo i politici protagonisti della campagna elettorale. Un lavoro che parte dal numero perfetto «sintesi del pari e del dispari, richiamo al ruolo di questo mondo nel superamento delle diseguaglianze e nella costruzione della coesione sociale delle nostre comunità»
Merita di essere letto “Terzo – Le energie delle rivoluzioni civili”, il pamphlet firmato dall’ex portavoce nazionale del Forum del Terzo settore, Claudia Fiaschi. Soprattutto dovrebbe stare sui comodini di leader e candidati che oggi si confrontano in vista delle elezioni del prossimo 25 aprile, spesso accennando al Terzo settore senza avere piena contezza dei suoi numeri, ma soprattutto della portata culturale e della funzione politica di un mondo che ormai coinvolge quasi 7 milioni di cittadini fra attivisti, volontari e lavoratori.
Molto efficace l’intuizione del titolo (“Terzo”) che viene spiegata nella prima parte del libro e ribalta l’assioma che questo settore venga dopo l’amministrazione pubblica e l’economia di mercato. Scrive Fiaschi, dando il “la” a un canovaccio che cuce l’intero volume: «A me piace pensare che la parola Terzo sia il frutto di qualcosa di più della presa d’atto del fatto che accanto al Primo settore (lo Stato) e al Secondo settore (il mercato) esiste una ulteriore forma organizzativa dell’iniziativa umana, privata e libera come quella del mercato, costruita su scala di valori diversa e con finalità di interesse pubblico analoghe a quelle dello Stato. Un destino glorioso è racchiuso nella parola Terzo, destino che il Terzo Settore italiano merita di portare come bandiera nel suo nome. Tre: il numero perfetto, sintesi del pari e del dispari, richiamo al ruolo di questo mondo nel superamento delle diseguaglianze e nella costruzione della coesione sociale delle nostre comunità. Tre: numero primo, il primo dispari come tutti gli altri ad eccezione del 2, definiti “mattoni del sistema numerico”. I significati spirituali di Terzo non sono forse il giusto tributo a quel movente ideale che caratterizza le organizzazioni del Terzo settore?
Tre: Il numero della totalità cosmica che nella cultura cinese unisce cielo, terra e uomo, simbolo di quello sviluppo ecologico integrale di cui il Terzo Settore è interprete da sempre. Tre: Il numero delle triadi divine. La Trinità nel cattolicesimo, il terzo giorno, quello della resurrezione. Trimurti nell’induismo: le tre divinità che riassumono le azioni strutturali della vita ossia creare, conservare, distruggere. Il Terzo Pilastro nell’Islam: l’elemosina legale che nasce come strumento di giustizia sociale verso i più bisognosi grazie all’imposta di purificazione, dono per obbligo di fede e non di stato. La Terza via del Buddismo, la via di mezzo, l’attitudine mentale e di azione a creare felicità per sé e per gli altri. Il numero 3 apre la strada alla terzietà, alla mediazione e al superamento degli antagonismi, il ruolo del giudice, della saggezza, appunto del “Terzo” indispensabile per superare i conflitti per costruire la pace tra persone e comunità, missione di gran parte degli enti di Terzo Settore».
Tre: il numero perfetto, sintesi del pari e del dispari, richiamo al ruolo di questo mondo nel superamento delle diseguaglianze e nella costruzione della coesione sociale delle nostre comunità.
Claudia Fiaschi
Molto solida anche la riflessione sul valore sociale del Terzo, che Fiaschi affronta senza eludere anche alcuni aspetti scomodi come la questione del ricambio generazionale all’interno delle organizzazioni e l’atteggiamento competitivo che “inquina” la natura cooperativa degli enti.
Qui un passaggio significativo che parte da una citazione di Morin: «Edgar Morin diceva che in virtù della comunità di destino che accomuna il genere umano “il pianeta ha bisogno di reciproche comprensioni”. La capacità di comprensione reciproca è alla radice della pace sociale e il Terzo rappresenta un vero e proprio cantiere di apprendimento, abilitazione ed esercitazione a reciproche comprensioni dentro e tra le comunità umane. Il Terzo Settore è il terzo tempo di ogni comunità, lo spazio dove questa comprensione si costruisce e si esercita.
Non sempre questo è sufficientemente compreso: spesso si confonde il valore del Terzo con le sue lotte culturali, con ciò che fa e quindi strumentalmente con la sua utilità pratica. Difficilmente si apprezza il valore dell’eredità culturale, sociale economica e politica che grazie alla sua opera si va costruendo.
I valori del Terzo nascono dalla scontentezza per i destini collettivi, dall’ostinazione di orientarsi nella babele dei linguaggi corporativi che frammentano e depotenziano la nostra forza comunitaria e di costruire, promuovere, adottare attraverso il dialogo sociale “linguaggi collettivi”. È quest’inquietudine sociale che produce progresso, evoluzione, prospettive di uguaglianza, di prosperità e anche di coesione sociale.
In questo senso la costruzione di azioni di promozione e difesa di principi e diritti – il ruolo di advocacy – giocato del Terzo Settore è un contributo cruciale e insostituibile, soprattutto nelle cause dei “senza diritti” e dei “senza voce”. Non spetta al Terzo Settore assomigliare alla politica – alla destra alla sinistra o al centro- ma ma è compito delle diverse forze politiche sintonizzarsi adeguatamente sulle priorità sociali della comunità che volontari e operatori con il loro impegno quotidiano, raccolgono e raccontano; spetta alla politica valorizzare lo strutturale contributo del Terzo per proteggere e promuovere la coesione sociale nel paese, per migliorare l’impatto delle politiche e l’efficacia della spesa. Il linguaggio e le azioni del Terzo sembrano oggi gli unici strumenti disponibili di concordia sociale, capaci di generare consonanza di visioni, idee e azioni tra mondi anche molto diversi facendo propri o costruendo linguaggi universali: quelli che riguardano le persone e le comunità umane, i loro bisogni fondamentali, priorità e aspirazioni. Questi linguaggi parlano in modo straordinario al cuore di persone e organizzazioni. Come gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile 2030 delle Nazioni Unite o le parole della “Laudato si”, i linguaggi di molti enti del Terzo Settore sono tanto differenti per forma quanto fortemente convergenti per contenuti: raccontano priorità in modo semplice, diretto, chiaro; raccolgono il sentimento comune, rimettono al centro il valore della persona e accanto all’uomo, il pianeta, il giardino in cui siamo chiamati a vivere, quel desiderio di pace e prosperità che spinge l’uomo a farsi alleato di altri uomini, popoli a costruire alleanze con altri popoli. Una visione desiderabile del futuro su cui è naturale costruire un dialogo “ecumenico” centrato su quei valori di solidarietà e di cittadinanza in cui il Terzo Settore si riconosce. Si può provare ad inserire in uno schema gli elementi che costituiscono il valore sociale, politico ed economico dei legami sociali di comunità costruiti dal Terzo».
Domani in edicola:
“Terzo – Le energie delle rivoluzioni civili” sarà distribuito domani martedì 13 settembre gratuitamente, abbinato al Corriere della Sera + Buone Notizie senza costi aggiuntivi a quello del giornale. Sarà possibile prenotare una copia direttamente in edicola.
L’autrice
Claudia Fiaschi è nata a Firenze nel 1965 e vive a Vinci. Nel 1987 ha fondato a Firenze la Coop. Sociale L’Abbaino, dal 2005 al 2008 ha svolto il ruolo di Vicepresidente e amministratore delegato e poi di presidente del Consorzio Nazionale CGM, la più grande rete di cooperative sociali italiana, concludendo il suo mandato nel 2013. Dal 2012 al 2017 è stato membro del Cda di Etica sgr del Gruppo Banca Popolare Etica. Dal 2017 al 2020 ha ricoperto il ruolo di Portavoce Nazionale del Terzo Settore. Oggi è presidente del Consorzio Co&so, vicepresidente del Consorzio Pan, presidente di Confcooperative Toscana e vicepresidente di Confcooperative, membro di molti osservatori e comitati scientifici.
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