Tre immagini per documentare la giornata del papa in Sri Lanka. Si riferiscono all’incontro interreligioso Bandaranaike Memorial International Conference Hall di Colombo. Immagini che parlano senza bisogno di troppe parole. Parlano di simpatia umana, di stima reciproca. Il leader induista, Kurakkal SivaSri T. Mahadeva, solenne ma sorridente, si concede il egsto di familiarità di mettere sulle spalle del papa un manto arancione squillante. Il leader musulmano Maulavi Ash-Sheikh M.F.M. Fazil stringe le mani del Papa. Poco dopo, parlando riserva parole durissime contro la violenza di questi giorni, a Parigi, in Nigeria o in Pakistan: «Come ben sappiamol’Islam non ha nessun rapporto con queste pratiche e queste condotte diaboliche». Poi c’è la folla dei monaci buddisti, che come ha twettato padre Antonio Spadaro hanno prima ascoltato il Papa assiepati nell’auditorium, e poi lo hanno assediato.
Poi ha parlato Francesco. Rimarco queste due frasi, belle e vere perché non scontano nulla. «…Ma, come insegna l’esperienza, perché tale dialogo ed incontro sia efficace, deve fondarsi su una presentazione piena e schietta delle nostre rispettive convinzioni. Certamente tale dialogo farà risaltare quanto siano diverse le nostre credenze, tradizioni e pratiche». Il riconoscimento onesto delle diversità, anche profonde, è la base di ogni dialogo (non è il sincretismo che avvicina, è l’essere ciascuno ciò che si è). « se siamo onesti nel presentare le nostre convinzioni, saremo in grado di vedere più chiaramente quanto abbiamo in comune. Nuove strade si apriranno per la mutua stima, cooperazione e anche amicizia». Il realismo è la miglior base dell’amicizia. E dell’incontro, mentre sul mondo c’è chi cerca di soffiare il vento iniquo dello scontro.
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